sabato 6 dicembre 2008

Climate justice now, oggi la giornata internazionale sul clima

Legambiente a Gela e Brindisi, i poli dalle emissioni più alte:
“Urgente rivedere gli investimenti energetici dell’Italia”


Climate justice now. Si celebra oggi la Giornata internazionale sul clima, iniziativa lanciata a Malmoe dall’ultimo Social forum europeo, non a caso in concomitanza con il summit mondiale di Poznan sul mutamento climatico. Per l’occasione, Legambiente si è data appuntamento a Brindisi e a Gela, luoghi emblematici della produzione di energia e di inquinamento in Italia, per accendere i riflettori sull’urgenza di rivedere le politiche e gli investimenti energetici del nostro Paese.

In Sicilia ancora manca un piano energetico e ambientale regionale. Per sottolineare l’urgenza della messa a punto di questo strumento, Legambiente ha organizzato a Gela un incontro con tutti i portatori d’interesse nell’intento di istituire un tavolo di concertazione che lavori alla sua redazione.

“Nelle sue contraddizioni, quella della Regione Sicilia è una situazione paradigmatica - dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Mentre la centrale di Gela continua a utilizzare il famigerato pet-coke, sorge la moderna centrale di gassificazione della Isab Energy di Priolo dagli impatti ambientali molto inferiori ma che comunque toglie parte importante dei finanziamenti Cip6 alle rinnovabili. L’isola ha grandissime potenzialità per l’eolico, con oltre 700MW già installati, e per il solare, ma si insiste con i rigassificatori in aree ad elevato impatto ambientale e sanitario, che non hanno ricadute occupazionali apprezzabili. E ci sono pure 4 megainceneritori previsti dal piano rifiuti di Cuffaro. In sintesi, nell’isola nella quale il ministro dell’Ambiente realizzerebbe pure una centrale nucleare, si produce più energia di quella che occorre, dando sempre priorità alle fonti più inquinanti”.


A Brindisi - che ospita il più grande polo energetico nazionale con una potenza totale installata di 4370 MW e la centrale termoelettrica Enel di Cerano che rappresenta la maggior fonte di emissione di CO2 in Italia - Legambiente ha organizzato un sit-in davanti alla centrale Brindisi-Sud, insieme a WWF, Italia Nostra, Forum Ambiente Salute Sviluppo, Fondazione “Di Giulio” e Comitato Porta d’Oriente, per dimostrare la contrarietà all’uso del carbone e al suo incremento e chiederne la drastica diminuzione a fronte, invece, dello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e non dannose per il clima.

“Questo polo industriale - dichiara Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente - non è solo la maggior fonte di emissione di CO2 in Italia è anche e soprattutto uno di quei luoghi dove l’ambiente, la salute e il lavoro sono diritti negati, come testimonia purtroppo l’altissima incidenza di malattie tumorali. Ecco perché chiediamo con forza al governo una approccio mirato ad alleggerire l’area dalle servitù industriali energetiche, piuttosto che ad aggiungere ulteriori aggravi quali il rigassificatore nel porto, la torcia al plasma o il potenziamento del carbone. Occorre investire in alternative energetiche pulite anche per favorire un turismo di qualità”.

giovedì 4 dicembre 2008

6 dicembre: Legambiente ed il Piano Energetico Regionale

GELA, 6 DICEMBRE 2008 – ore 09.30
SALA DON PUGLISI, Casa del Volontariato
Via Ossidiana


Tra vecchie e nuove centrali termoelettriche ed avanzati impianti di gassificazione (IGCC), alimentati tutti da combustibili fossili, crescono le FER (fonti energetiche rinnovabili) e si acuisce lo scontro su inceneritori e rigassificatori. Mentre si riaffaccia lo spettro del nucleare si stenta ancora a prendere atto degli effetti sanitari ed ambientali delle fonti fossili.

Legambiente Sicilia organizza un confronto e presenta la sue proposte per un piano energetico ed ambientale dell’isola, per avanzare le nostre proposte e parlare dell’inaccettabile volontà di ritorno ad un passato nucleare del governo Berlusconi, delle paradossali difficoltà che le rinnovabili incontrano ne “l’Isola del Sole”, del business degli inceneritori con la reintroduzione del CIP6 e delle questioni che fanno da corollario a questi argomenti.

È un convegno importante non solo per il peso specifico dei relatori e degli interlocutori ma anche perché la loro partecipazione riconosce un ruolo primario alla nostra associazione e ci da autorevolezza su questi temi. Ce lo conferma, e supporta la nostra azione, la presenza del Presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza.

È altresì importante perché avremo modo di comunicare a tutti, dalla prima fila, quali sono le ragioni sensate per le quali ci opponiamo a progetti come inceneritori e rigassificatori ed alla sopravvivenza di impianti ad elevato impatto sanitario ed ambientale.

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Introduce: Pietro Lorefice, Presidente Legambiente Gela
Moderatore: Enzo Parisi, Responsabile Dipartimento Energia Rifiuti Industria di Legambiente Sicilia


Interventi:
Davide Luppica, Raffineria Eni Gela
Luigi Iannitti, Centrale IGCC di Isab Energy Priolo
Martin Jakubowski, Blue-H Technologies
Giovanni Marsili, Istituto Superiore di Sanità
Fabrizio Nardo, Comitato Scientifico Legambiente Sicilia
Rosario Crocetta, Sindaco di Gela
Pino Federico, Presidente Prov. di CL
Pippo Gianni, Assessore Regionale Industria
Mimmo Fontana, Presidente Legambiente Sicilia
Ivan Lo Bello, Presidente Confindustria Sicilia
Vittorio Cogliati Dezza, Presidente nazionale Legambiente

martedì 2 dicembre 2008

Il bosCO2 di Natale




Mancano ormai pochi giorni all’arrivo del Natale e con sé porta la sua magia capace ancora di far sognare ed emozionare grandi e piccini.

Ma quanti consumi si nascondono dietro al Natale? L’ambiente è il primo a pagarne le conseguenze! Consumi di energia arrivano alle stelle, grandi quantità di CO2 vengono immesse nell’atmosfera contribuendo così al processo di degrado ambientale ormai in atto.

L’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici sono ormai una realtà da non poter ignorare neanche quando il suggestivo Natale vorrebbe farci accantonare le tristezze quotidiane.




L’idea di AzzeroCO2 e Legambiente è quella di realizzare il primo bosC02 di Natale all’interno di un’area parco in Italia, quella del Parco fluviale del Po e dell'Orba in Piemonte.


Ciascuno di noi può dare un’impronta ecologica al proprio Natale rinunciando al proprio abete in casa, in azienda, a scuola, presso l’ente pubblico o regalando un albero alle persone più care … un gesto originale nel rispetto dell’ambiente e del mondo in cui viviamo.



Insieme all’attestato da poter utilizzare come biglietto di auguri, che certifica l’acquisto, il tipo di albero e il luogo dove sarà piantato, chi vorrà, potrà andare a “visitare” il proprio albero nell’area verde e verificare lo sviluppo del progetto.



Per regalare un albero scrivere a

campagne@legambiente.eu e marketing@azzeroco2.it.



La certificazione dell’intervento avverrà mediante una metodologia di valutazione delle quantità di CO2 assorbite sulla base dei Good Practice Guidance for Land Use, Land-Use Change and Forestry (GPGLULUCF) della IPCC. Il certificatore avrà dunque il compito di asseverare e controllare la corretta applicazione del piano forestale. Questa certificazione permette al cittadino e all’azienda di avere un’effettiva garanzia della concreta riduzione delle emissioni di CO2 attraverso l’ intervento di forestazione.

La trasparenza rappresenta un elemento prioritario in quanto ciascuno può visitare l’area forestata in qualsiasi momento e osservare lo sviluppo del progetto.

I crediti di emissioni certificati associati agli interventi di forestazione nel Parco fluviale del Po e dell’Orba verranno iscritti in un registro di crediti di emissione tenuto da AzzeroCO2 che ne garantisce trasparenza e tracciabilità.

AzzeroCO2 e Legambiente si impegnano inoltre a definire con il Parco ed il soggetto certificatore le procedure di gestione e manutenzione delle aree forestate per garantire la manutenzione delle nuove aree boscate.

Il prezzo dell’operazione è di 40,00 euro per ogni albero.

“Dobbiamo farlo ora!”

Una Carta di impegni per i governi, una lista di doveri per la società civile
Le organizzazioni del comitato promotore della Marcia per il clima
presentano un documento condiviso per combattere i cambiamenti climatici


Dobbiamo farlo ora. Si possono mettere in atto tante diverse azioni, in tutti i settori, per mettere un freno alle emissioni inquinanti e quindi ai cambiamenti climatici. Siamo in tanti a sostenerlo: 55 associazioni diverse - ambientaliste, sindacali, di categoria o a carattere sociale - concordi nel voler costruire nel Paese una spinta e una consapevolezza sempre più diffusa perché l’Italia abbracci con forza e coraggio una politica attiva contro i cambiamenti climatici, per mitigarne, nel più breve tempo possibile, gli effetti.

Alla vigilia della discussione europea sugli obiettivi per il clima, il Comitato in Marcia per il clima, nato in occasione della manifestazione del 7 giugno a Milano, torna oggi a proporre al governo e ai cittadini un documento che individua, settore per settore, strumenti e politiche utili a tagliare i gas serra e raggiungere uno sviluppo moderno, pulito e redditizio per il Paese. Obiettivi precisi che il Comitato chiede al governo e che le associazioni, dal canto loro, si impegnano a perseguire.

“L’Italia deve uscire dall'isolamento e smettere di boicottare l'accordo sul pacchetto clima-energia ormai in dirittura d'arrivo – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente –. Altrimenti, si rischia di compromettere non solo la leadership europea nella lotta alla crisi climatica, ma anche il futuro dell'economia e dell'industria italiana. Gli altri governi hanno deciso di utilizzare le misure previste dal pacchetto per rilanciare le proprie economie e vincere l'attuale recessione. L’Italia dovrà rispettare gli impegni vincolanti e non rinegoziabili già sottoscritti dal precedente governo Berlusconi con la ratifica del protocollo di Kyoto, altrimenti nel 2013 dovremo pagare multe pesantissime. Meglio, allora, non sprecare così le scarse risorse finanziarie a disposizione del nostro Paese e investirle per vincere la doppia sfida climatica ed economica, a partire anche dalla necessaria revisione dell’articolo 29 del DL approvato venerdì dal Consiglio dei Ministri sulla detrazione fino al 55% dei costi sugli interventi per il risparmio energetico e il solare termico introdotta dalla Finanziaria 2007 che, con forma retroattiva, va a danneggiare le famiglie che hanno voluto investire in energia pulita e le aziende del settore, con grave danno per il Paese nella lotta ai cambiamenti climatici”.

Occorre che tutti gli Stati con economia avanzata sottoscrivano impegni vincolanti di forte riduzione delle emissioni. Anche i paesi in via di rapido sviluppo, come Cina e India, devono contribuire a contenere le emissioni, mentre vanno da subito adottate politiche di adattamento e mitigazione condivise e sostenute economicamente. L’Europa ha dato un segnale forte in questi anni, dichiarando di volersi impegnare in un accordo globale a ridurre del 30% delle emissioni. Intanto la decisione vincolante del 20-20-20 (riduzione del 20% di emissioni di CO2, incremento del 20% di fonti rinnovabili e di efficienza energetica) assunta in maniera unilaterale, va concretamente sostenuta e perseguita senza cedimenti.

Il Comitato esorta dunque il Governo italiano, il Parlamento e gli Enti locali ad assumere obiettivi coerenti con le potenzialità dell’Italia, stabilendo precise responsabilità e meccanismi sanzionatori, chiudendo con la politica del rinvio e con la richiesta di sconti ulteriori che stanno portando il nostro Paese fuori dall’Europa e finiranno per accelerarne il declino economico industriale e sociale.

Per farlo, occorre dare pieno slancio alle misure di efficienza energetica, dire sì al modello distribuito e quindi alla democrazia energetica, sì alle rinnovabili nel rispetto del territorio e della biodiversità, mentre la scelta del nucleare - fermo restando la necessità di sviluppare ulteriormente la ricerca in tale settore - non deve pregiudicare le risorse finanziarie a danno delle politiche di efficienza e delle rinnovabili.

Non è infatti più rinviabile un massiccio investimento nella ricerca a favore delle politiche di efficienza e di sviluppo delle rinnovabili nonché per rinvenire soluzioni pienamente sostitutive dei combustibili fossili, che non aggravino i rischi per la sicurezza internazionale.

Occorre, poi, investire in un grande progetto di rinnovo del patrimonio edilizio, volano di innovazione e occupazione, che risponda al diffuso bisogno abitativo, ripensando lo sviluppo di città e paesi che escluda un ulteriore consumo di suolo e valorizzi il patrimonio paesaggistico e territoriale.

Su fronte della mobilità, la priorità è investire in infrastrutture, innanzitutto su rotaia, per migliorare la mobilità urbana, a partire da quella dei pendolari. Bisogna ridurre e scoraggiare il traffico privato, favorendo il trasporto pubblico e la mobilità leggera, responsabilizzando al riguardo anche le Regioni.

Nell’ambito del sistema produttivo, il rispetto delle direttive europee non può trasformarsi in crisi dell’industria italiana, che deve essere invece più attenta alle opportunità create dalla strategia europea. Anzi, se applicate e utilizzate con lungimiranza, esse potrebbero essere occasione per la creazione di nuovo e buon lavoro, soprattutto nella fase in cui la crisi economico-sociale rischia di colpire il lavoro nelle sue diverse forme. In questa logica è auspicabile una politica che favorisca le imprese virtuose che attraverso la ricerca e l’innovazione di prodotto competano sul mercato globale con produzioni sempre più ecosostenibili.

Bisogna riconoscere il contributo positivo che l’agricoltura può portare alla battaglia contro i mutamenti climatici e promuovere le pratiche agricole ecocompatibili, a partire dall’agricoltura biologica, che oltre a rispettare l’ambiente aumentano l’assorbimento di CO2.

E’ necessario attuare e rafforzare le politiche ambientali per la tutela e la salvaguardia dell’ecosistema marino e per una gestione razionale e durevole delle risorse biologiche, per contribuire a contrastare i fenomeni che minacciano i già fragili equilibri su cui si basa lo sviluppo sostenibile dei territori costieri. Per frenare la perdita di biodiversità un ruolo importante lo devono svolgere le aree protette che vanno potenziate e valorizzate. Senza dimenticare che, se nel mondo globalizzato i cambiamenti climatici rappresentano un fattore di crisi, la lotta per contrastarli può divenire un potente fattore di sviluppo delle politiche di cooperazione, per incrementare la sovranità alimentare e la democrazia energetica, per realizzare una sostanziale politica di interdipendenza.

Nella convinzione che l’Italia possa e debba essere in prima linea nella strategia UE di riduzione delle emissioni e di sviluppo dell’efficienza delle rinnovabili, come cittadini e associazioni mettiamo in campo iniziative e impegni concreti in questa direzione, organizzando campagne per diffondere pratiche di risparmio energetico attraverso la modifica degli stili di vita in casa, nella mobilità, nel territorio, per essere attenti negli acquisti alla “classe” degli elettrodomestici, a risparmiare acqua dell'acquedotto, a privilegiare mezzi pubblici e bicicletta, a differenziare quote crescenti di rifiuti nelle nostre case, per consentire forti risparmi di energia nella fabbricazione di nuovi prodotti; investendo nell'efficienza energetica nelle case per dimezzare i consumi di petrolio, applicando collettori solari termici per recuperare un inspiegabile ritardo rispetto agli altri paesi europei, coprendo di pannelli elettrosolari i tetti delle nostre case. Vogliamo facilitare con incentivi significativi e semplificazione delle procedure l’adozione di sistemi domestici e per le piccole imprese di produzione di energia alternativa e impegnare i gestori di energia elettrica in campagne periodiche di sensibilizzazione sulle energie alternative. Rilanciamo la cooperazione con gli enti locali per diffondere l’uso di fonti rinnovabili e ci impegniamo per aumentare anche l’efficienza energetica dei motori marini per esercitare una pesca e una acquacoltura responsabili. Promuoviamo il consumo di prodotti agricoli biologici, la filiera corta e l’organizzazione di mercati locali, ma soprattutto vogliamo adottare come strumento necessario per l’organizzazione delle attività e delle manifestazioni il bilancio preventivo ambientale e azzerare, attraverso azioni di riduzione, contrasto e compensazione, la CO2 emessa.
Ufficio Stampa Legambiente Nazionale

lunedì 1 dicembre 2008

Il commissario dello Stato impugna la legge sulla cave in Sicilia

“Esprimiamo grande soddisfazione – questo il commento di Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, alla notizia che il commissario dello Stato ha impugnato la legge sulle cave in Sicilia – Non avevamo dubbi che la legge fosse incostituzionale Quello di oggi rappresenta un risultato importante di cui rivendichiamo la vittoria. E’ stata proprio Legambiente Sicilia, subito dopo l’approvazione da parte dell’Ars del ddl, a sollevare delle osservazioni al commissario dello Stato”.
“La Legge, infatti, sottraendo l'esercizio dell'attività estrattiva alla procedura VIA prevista dalla Direttiva Europea ed anche al principio di precauzione in materia ambientale – spiega Salvatore Granata, direttore di Legambiente Sicilia - avrebbe comportato una deroga alle norme comunitarie e violato le norme di tutela del paesaggio – Inoltre avrebbe avuto effetti scardinanti e devastanti per il territorio consentendo l'attività estrattiva in regime di proroga legale anche in aree SIC e ZPS, cioè in un sistema non ancora colpevolmente entrato a regime ordinario”.

Secondo il dossier di Legambiente sulle cave in Italia, la Sicilia ha attualmente 580 cave attive e si posiziona al terzo posto tra le regioni italiane per numero di cave. L’isola è invece al primo posto per quantitativo di materiale estratto, pari ad oltre 113 milioni di metri cubi. La provincia che estrae più di tutti è Palermo con oltre 57 milioni di metri cubi.

Per non parlare dei canoni annui che i gestori versano per la concessione ottenuta.
Nella stragrande maggioranza delle Regioni italiane i canoni variano a seconda del materiale estratto e vanno dai 0,10 ai 3,33 euro a metro cubo. In Sicilia bucare una montagna è gratis.
In Sicilia, si opera in modo da “spingere” addirittura il settore con crediti agevolati in favore degli operatori del settore dei materiali lapidei di pregio. I mutui agevolati hanno durata massima di quindici anni con un tasso di interesse del 5% comprensivo di ogni onere e spesa, i finanziamenti sono concessi in una misura compresa tra il 40% e il 50% della quota di investimento globale.

Ma l’aspetto più inquietante riguarda il controllo di Cosa Nostra sul ciclo del cemento che parte proprio dalle cave. I numerosi e recenti sequestri di cave confermano questo sistema criminale. Tanto che i procuratori della Direzione Nazionale Antimafia nella loro relazione annuale scrivevano che “è davvero disarmante la scarsa sensibilità finora dimostrata dal legislatore nazionale e regionale in materia di cave” per quanto riguarda la prevenzione del rischio mafioso, poiché proprio la “fornitura di materiali inerti, estratti dalle cave, costituisce una delle fasi a maggior rischio di penetrazione mafiosa nel sistema dei pubblici appalti”.