sabato 8 agosto 2009

Furto di legna nel bosco a Piazza Armerina


Il circolo Legambiente di Piazza Armerina si congratula con i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Piazza Armerina che, nell’ambito dei servizi volti alla prevenzione generale e anche dei reati di natura ambientale ieri sera hanno scoperto un camion, con 2 uomini a bordo, carico di eucalipti appena recisi proveniente dal bosco Bellia. Ai 2 fermati sono stati contestati i reati di furto aggravato e danneggiamento di beni demaniali, nonchè di distruzione e deturpamento di bellezze naturali.
"Il rispetto per la proprietà comune e per il patrimonio ambientale e di conseguenza per la legalità - dichiarano i responsabili dell'associazione - è purtroppo un valore poco sentito dalla nostra popolazione e il furto di legna dal bosco ne è un classico esempio. Ci auguriamo che in un domani non molto lontano la tutela dell'ambiente e del patrimonio comune possa essere condiviso da tutti e apprezzato come un valore aggiunto per il nostro territorio".

venerdì 7 agosto 2009

Appello da Festambiente contro il nucleare

Legambiente: “Con il nucleare non si riduce la bolletta, nè si ferma la Febbre del Pianeta”

“Con il nucleare non si riduce la bolletta, nè si ferma la Febbre del Pianeta”.


E' questa la risposta di Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente alle dichiarazioni sul nucleare del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Un appello che l'associazione ambientalista lancia nel corso di Festambiente, il primo Festival denuclearizzato che dal 7 agosto fino al 16 a Rispescia (Gr) offrirà ai visitatori buone pratiche di green economy, risparmio, efficienza energetica, fonti rinnovabili, le 'ricette' per fermare la “febbre” del pianeta.

A lanciare il messaggio antinuclearista saranno gli stessi cantanti tra cui Eugenio Finardi, Bandabardò e Africa Unite, che saliranno sul palco di Festambiente, indossando il braccialetto di Legambiente “No Nuke” contro la scelta energetica dell'atomo. Il nucleare non è la risposta al mutamento climatico, né è una scelta condivisa dalla maggior parte degli italiani. Secondo un sondaggio della Lorien Consulting, infatti, sono oltre il 60% gli italiani contrari all'energia nucleare, quasi 7 italiani su 10 considerano pericolosa l'energia dall'atomo (65,8%), mentre cresce invece l'apertura verso le fonti alternative, a cui sono favorevoli 8 cittadini su 10.

“Il nucleare non è assolutamente la fonte energetica più economica – ha aggiunto Gentili – perchè gran parte del costo dell'elettricità da nucleare è legato al costo di investimento per la progettazione e realizzazione delle centrali, che è almeno doppio di quanto ufficialmente dichiarato, e richiede tempi di ritorno di circa 20 anni. Se a questo si considerano anche i costi di smaltimento delle scorie e di decommissioning degli impianti i costi diventano addirittura poco calcolabili. Dove il kWh da nucleare costa apparentemente poco è perché lo Stato si fa carico dei costi per lo smaltimento definitivo delle scorie e per lo smantellamento delle centrali. E sono proprio queste spese ad aver scoraggiato gli investimenti privati negli ultimi decenni. Per fermare la febbre del pianeta e ridurre la bolletta energetica italiana la soluzione più semplice è fondata sul risparmio, sull'efficienza energetica e sullo sviluppo delle fonti rinnovabili: la via più immediata, più economica e sostenibile”.



mercoledì 5 agosto 2009

Contro il Ponte e per la tutela dei territori

Manifestazione 8 Agosto 2009
Ore 18.00 Piazza Cairoli - MESSINA



Il piano per le infrastrutture varato dal Governo si configura come un vero e proprio regalo nei confronti dei grossi contractor (Impregilo in testa) che fanno del rapporto con le istituzioni pubbliche la loro fortuna. Dei 16 miliardi di Euro complessivi, 1,3 sono stati destinati al Ponte sullo Stretto, opera che ha acquisito un valore simbolico ormai superiore anche allo stanziamento previsto. All'operazione infrastrutture viene assegnato il significato del rilancio dell'economia e dell'occupazione. Si tratta di un nuovo corso a carattere globale con enormi investimenti (seppure ogni paese lo configuri con caratteristiche differenti). In realtà difficilmente questo tipo di politiche avrà un vero effetto anticiclico (ancora meno miglioreranno le condizioni di vita dei lavoratori colpiti dalla crisi), ma sicuramente servirà a trasferire risorse dal pubblico alle imprese private che sono impegnate in questo settore di mercato. La costruzione del ponte sullo Stretto, al di là del portato di distruzione di un'area paesaggisticamente straordinaria e di importanza unica dal punto di vista naturalistico e della devastazione cui condurrebbe Messina e Villa San Giovanni a causa di immensi cantieri che interesserebbero queste città per molti anni, non ha alcuna logica dal punto di vista trasportistico ed economico. Tutti gli studi condotti negli ultimi anni, infatti, a partire da quelli degli advisor ingaggiati dal governo italiano indicano in alti tassi di crescita del meridione (almeno il 3,8 %) la condizione perch´ il ponte possa essere seppur minimamente profittevole. A tali tassi corrisponderebbe, infatti, un incremento dei transiti che indurrebbe quegli introiti che giustificherebbero economicamente l'opera. Com'è evidente, però, siamo molto lontani da questi dati ed infatti negli ultimi anni il traffico nello Stretto di Messina ha visto un netto ridimensionamento piuttosto che l'auspicato incremento. I tanto sbandierati ingorghi agli imbarcaderi (che giustificherebbero l'opera) sono in realtà ormai rari e in larga misura causati da una riduzione della flotta e dalla progressiva opera di dismissione portata avanti dalle Ferrovie dello Stato nel mezzogiorno. E allora sarà alquanto difficile che possa esserci un investimento di privati in un'opera che non dà alcuna garanzia di profitti (nonostante le clausole di rivalsa che prevedono il rimborso del 50% dell'investimento allo scadere della concessione). Il finanziamento (se ci sarà, col miliardo e trecento milioni attuali avvieranno progettazione ed opere propedeutiche e/o compensative) sarà interamente pubblico e verrà, come spesso ripetuto da Matteoli, recuperato in larga parte sul mercato finanziario (attraverso prestiti e/o obbligazioni) rinviando il debito alle generazioni successive. Inoltre, i 40000 addetti propagandati dal Governo sono da ridurre, secondo recenti studi, basati peraltro anche sulle rilevazioni condotte dagli advisor, a circa 5000 di cui solo 2000 locali. Il movimento Noponte ha sempre espresso la propria contrarietà al Ponte sullo Stretto non soltanto per motivazioni ambientali, economiche, trasportistiche, sociali ma anche sollevando gravi interrogativi su aspetti tecnici legati alla scarsa valutazione sull'alta sismicità dell'area, sulla tenuta delle saldature del Ponte, sui limiti tecnologici attuali per garantire una "luce" così lunga, ecc.. Quegli interrogativi sono oggi confermati ed addirittura aggravati non da un tecnico qualsiasi ma addirittura da quello che fu il presidente del comitato tecnico-scientifico per la verifica della fattibilità del Ponte ovvero il prof. Remo Calzona che dichiara apertamente in una intervista a "La Repubblica" di avere sbagliato le previsioni: la soluzione del Ponte a campata unica è oggi assai più costosa e per nulla immune da crisi strutturali; il Ponte potrebbe collassare a causa della fatica dei materiali (il cosiddetto fletter,che provocò la caduta del ponte di Tacoma, sopra Los Angeles); è molto probabile che il Ponte subisca il fenomeno del galopping, ovvero una deformazione patita in Danimarca dal nastro d'asfalto del ponte sullo Storebelt, impedendo il passaggio di cose e persone, ovvero il motivo ufficiale per il quale si costruisce un Ponte!!! Il 22 gennaio 2006 una grande manifestazione partecipata da decine di migliaia di persone (con la partecipazione di una folta delegazione di No Tav) invase le strade di Messina e determinò di fatto uno stop alla costruzione del ponte. Il Governo Prodi, infatti, inserì l'opera tra quelle non prioritarie. Non cancellò, però, la Stretto di Messina Spa (società incaricata di gestire la costruzione del ponte), né rescisse il contratto firmato da Berlusconi con Impregilo poco prima della scadenza del suo mandato è risultato, così, agevole al nuovo Governo Berlusconi rilanciare l'operazione. Per fermare nuovamente la costruzione del ponte sullo Stretto sarà oggi necessario ricostruire le condizioni che portarono a quella grande mobilitazione di piazza. Lo abbiamo fatto una volta, possiamo rifarlo.

Costruiamo insieme una grande manifestazione

FIRMA ANCHE TU PER DARE UN FUTURO AL SERVIZIO CIVILE

Campagna di mobilitazione per difendere e rilanciare il Servizio Civile Nazionale

E’ stata attivata una petizione per la raccolta firme in favore della campagna sul sito www.firmiamo.it che è raggiungibile all’indirizzo www.firmiamo.it/scn
La campagna è rivolta a tutti i cittadini che sottoscrivono la loro adesione alla campagna direttamente sul sito www.firmiamo.it/scn, dove viene chiesto l’inserimento del nome, cognome, cap (per individuarne la provenienza geografica) ed email (indirizzo sul quale riceveranno una email con la loro sottoscrizione).


Il Servizio Civile Nazionale è un bene del Paese

Il Servizio Civile Nazionale, su base volontaria, dopo il successo iniziale, da qualche anno è entrato in crisi per la sovrapposizione di finalità e modalità di attuazione fra di loro contraddittorie, generando confusione fra i giovani, le organizzazioni, le istituzioni. I tagli alle risorse economiche decisi dal Governo Berlusconi per il triennio 2009-2011 ne mettono in crisi anche l’operatività. Nel 2009 su 100.000 posti richiesti solo 25.000 sono stati finanziati, il numero più basso dal 2003.

Il SCN italiano può uscire da questa crisi se definiamo la sua collocazione nell’Italia del XXI secolo che tutti insieme vogliamo costruire, facendo tesoro del suo passato, iniziato nel 1972 ma guardando molto al futuro.

Il nostro Paese ha di fronte a sé alcune sfide che segneranno la nostra vita e soprattutto quella dei nostri figli e nipoti.

Far diventare l’Italia un paese che valorizza i giovani, investendo sulla loro educazione civica e la loro formazione pratica, per renderli persone autorevoli, non autoritarie.
Far diventare l’Italia un Paese di Pace, consapevoli che la pace e la guerra, il benessere e la povertà, la giustizia e l’esclusione, la sicurezza e la sopraffazione non hanno i soli confini fra gli Stati, ma attraversano le comunità locali e i popoli.
Far diventare l’Italia un Paese che costruisce la giustizia sociale con istituzioni pubbliche autorevoli, che valorizzano gli impieghi delle tasse dei cittadini e con un terzo settore partner per le politiche di legalità, socialità e inclusione, condizioni essenziali per lo sviluppo economico.

In questo futuro si iscrive il Servizio Civile Nazionale che vogliamo, su base volontaria, rivolto a tutti i giovani cittadini che vivono stabilmente nel nostro Paese o che da altri Paesi vogliono partecipare, in condizioni di reciprocità.

Un Servizio Civile Nazionale che mette al centro delle attenzioni e degli obiettivi la crescita dei valori e delle capacità dei giovani, facendo le organizzazioni strumento di questa strategia educativa, attraverso concreti progetti di efficace intervento sociale.

Quindi un Servizio Civile Nazionale che abbia come finalità l’adempimento da parte dei giovani del diritto/dovere di promuovere la pace difendendo in modo nonviolento il nostro Paese e del diritto/dovere di partecipare consapevolmente alla vita pubblica, facendo della cittadinanza un’esperienza effettiva.

Per realizzare questo ognuno deve fare la sua parte.

Allo Stato Italiano, cui compete la tutela della pace e della sicurezza, chiediamo, attraverso un primo atto legislativo di riforma dell’attuale legislazione, di:
- stabilire le finalità uniche di questo Istituto repubblicano, vincolando ad esse l’approccio delle organizzazioni, la realizzazione dei progetti e l’offerta formativa;
- fissare nella legge il numero minimo di giovani che con i fondi statali ogni anno possono partecipare a questo diritto/dovere, che per i firmatari è di almeno 40.000;
- di rinnovare gli strumenti attuativi finora messi in campo, a cominciare dall’UNSC, affinchè divengano davvero strumenti al servizio dei giovani e delle organizzazioni per la realizzazione delle finalità indicate;
- di compiere tutti gli sforzi possibili perché le Regioni e Province Autonome collaborino alla realizzazione di queste finalità.

Alle organizzazioni chiediamo di:
- impegnarsi, investire, interpretare le finalità ultime del Servizio Civile Nazionale, non usandolo esclusivamente come una fonte a cui attingere giovani da impiegare nelle proprie attività, perché le fonti, come si sa, se non vengono alimentate si prosciugano;
- fare investimenti, liberamente decisi, nella formazione del proprio personale e nella rendicontazione dei risultati ottenuti.

Ai giovani chiediamo di:
- impegnarsi nella battaglia per salvaguardare questo straordinario esercizio di cittadinanza attiva che dovrebbe essere una naturale esperienza di vita per le generazioni a venire;
- impegnarsi nell’anno di Servizio Civile Nazionale condividendo anche la fatica dei momenti difficili come quello che stiamo vivendo;

Le organizzazioni e le persone promotrici chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri un impegno concreto in questa direzione, attraverso:

- il sollecito invio al Parlamento di una proposta che avvii la necessaria riforma della legislazione in vigore;
- lo stanziamento per il 2009 di un finanziamento straordinario che permetta l’avvio di altri 10.000 giovani oltre i 25.000 già programmati e che dal 2010 porti l’Italia ad essere un Paese che valorizzi almeno 40.000 giovani all’anno nella costruzione comune fra le generazioni, fra le istituzioni e la società civile organizzata di un futuro di pace, di impegno civico e di giustizia sociale.

Alle forze politiche presenti in Parlamento chiediamo un impegno alla discussione delle varie proposte di riforma in tempi rapidi per concorrere a dare una prospettiva positiva al Servizio Civile Nazionale.