sabato 10 ottobre 2009

Puliamo il mondo a Piazza Armerina


Dopo le settimane avverse per le condizioni meteorologiche, oggi Legambiente e gli studenti dell’Istituto Comprensivo Luigi Capuana di Piazza Armerina hanno celebrato Puliamo il Mondo, la più grande manifestazione di volontariato ambientale.
Grazie alla partecipazione di oltre 100 bambini, accompagnati dai loro insegnanti, è stata effettuata un’operazione di pulizia della ex Villa Roma, sempre più abbandonata al destino dell’incuria.
I volontari di Legambiente ed i giovani studenti hanno dato vita ad un'azione simbolica, ma estremamente concreta, con l'obiettivo di recuperare numerosi luoghi al degrado e, allo stesso tempo, di promuovere il corretto smaltimento dei rifiuti e l'attenzione al territorio.
Ai piccoli ambientalisti, prima di infilare i guanti e andare a caccia di cartacce, è stato spiegato il significato di Puliamo il Mondo e come ogni anno, questa manifestazione, accomuni migliaia di persone che, con il loro esempio volontario vogliono far capire che l’ambiente è di tutti e va rispettato.
“Avere scelto la ex Villa Roma, come location 2009 di Puliamo il mondo, non è casuale perché in questo modo continuiamo a sottolineare l’attenzione che da circa dieci anni Legambiente ha nei confronti di questo straordinario spazio pubblico – dichiarano i volontari di Legambiente - Abbiamo rivolto un esplicito invito all’amministrazione comunale, raccolto in prima persona dall’assessore Giuseppe Di Prima, affinchè la ex Villa Roma, meta ormai sempre più frequentata da genitori e nonni alla ricerca di un luogo fresco durante il periodo estivo ma, purtroppo, spesso oggetto di abbandono volontario di rifiuti, possa essere fruito come un vero e proprio “giardino” per tutti i 12 mesi dell’anno, dando la possibilità ai suoi piccoli frequentatori di giocare in uno spazio vivibile e che interpreti i bisogni dell’infanzia attraverso la realizzazione di un parco giochi”.
Ai bambini intervenuti è stato chiesto inoltre di osservare un minuto di silenzio in ricordo dei bambini e degli adulti morti tragicamente durante il nubifragio di Messina, proprio a causa di una totale assenza di rispetto per l’ambiente.
Alla fine della mattinata sono stati raccolti diversi sacchi di cartacce e foglie secche, prontamente prelevati dagli operatori di Sicilia Ambiente, la cui collaborazione è sempre preziosa per la riuscita della manifestazione.

venerdì 9 ottobre 2009

Parchi a rischio soppressione col regolamento “Taglia Enti”

Legambiente: “Solo 20 giorni alla chiusura degli Enti Parco.
Il ministro Prestigiacomo si mobiliti per la loro sopravvivenza”


E’ urgente che il ministro Prestigiacomo si attivi per l’emanazione dello schema di regolamento di riordino degli Enti Parco. Il 31 ottobre è l'ultimo giorno utile per salvare le aree protette italiane, ai sensi della legge n.133 del 6 agosto 2008 che prevede la soppressione degli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità.

“Il provvedimento colpisce la totalità dei parchi italiani - dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente -, oltre quella data e senza un’azione concreta e tempestiva del ministero il territorio protetto italiano sarà messo definitivamente fuori uso. Urge l’attivazione del regolamento di riordino dei parchi, altrimenti si rischia di far scivolare in una pericolosissima deriva il sistema delle nostre aree protette, insieme al patrimonio di biodiversità, cultura ed economia che questo sistema protegge e promuove”.

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Messina. Dare una casa a chi l'ha persa e mettere in sicurezza il territorio.

E' questo il miglior modo per essere vicini alla popolazione sconvolta dalla tragica alluvione del primo ottobre.


Semplicistico e sbagliato sarebbe pensare alla costruzione di nuovi insediamenti urbanizzando le residue, ed esigue, aree libere ancora rimaste: nuove cementificazioni scaricate su di un territorio naturalmente fragile aggraverebbero gli squilibri idrogeologici ed il congestionamento dell’area;
piuttosto, bisognerebbe ridurre le previsioni espansive dal Piano Regolare vigente.
Nell’immediato, e nei casi in cui le case abbandonate rientrano in zone irrecuperabili sotto il profilo della sicurezza, potrebbero rivelarsi più utili misure di sostegno economico alle famiglie che lo vorranno per acquistare nuovi alloggi all’interno delle aree già costruite, come ha oggi proposto l’assessore regionale ai Lavori pubblici Nino Beninati.
In prospettiva, Legambiente Sicilia auspica soluzioni volte al recupero dei territori colpiti dall’alluvione, attraverso il riequilibrio idrogeologico ed il restauro dei centri abitati, per riannodare l’antico rapporto tra la popolazione ed i luoghi e per non disperdere la storia dei loro abitanti e lo spirito comunitario.
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Dal 1993 al 2004: 402.676 costruzioni abusive

Tutti i numeri della cementificazione selvaggia causata dai condoni


“E’ la cementificazione selvaggia la vera fragilità del territorio italiano, cementificazione che ad ogni condono edilizio è aumentata vorticosamente. Così è stato per il primo condono nel 1985 che nei due anni precedenti registrò 230.000 abitazioni abusive, poi durante la sanatoria urbanistica del Governo Berlusconi per la quale furono costruite 83mila abitazioni fuori legge e così abbiamo visto ripetersi nel 2004, in occasione del secondo condono Berlusconi, quando furono realizzate 40mila costruzioni abusive. Un incremento della produzione abusiva tra il 2001 e il 2003 pari al 41%, dopo un trend in diminuzione tra il 1996 al 2001, mentre dell’introito previsto di 3,8 miliardi di euro non entrò nemmeno un decimo”.

Questa la denuncia di Legambiente su come la politica dei condoni e l’assoluta mancanza di repressione abusiva in Italia abbia contribuito a rendere ancora di più l’Italia un Paese fragile. Secondo le stime dell’associazione ambientalista, infatti, la semplice attesa del condono edilizio sia all’epoca del provvedimento del Governo Craxi (ministro dei Lavori pubblici Nicolazzi), sia all’epoca del Governo Berlusconi (ministro dei lavori pubblici Radice) determinò i maggiori picchi di abusivismo. Negli anni in cui si discusse il primo condono, varato poi nell’85 dal Governo Craxi le costruzioni abusive superarono nel 1983 il tetto delle 105mila, nel 1984 la cifra di 125.000. Erano state 70mila nell’82 e scesero a 60mila nel 1985.

Lo stesso è avvenuto nel 1994, durante il Governo Berlusconi che varò la seconda legge di sanatoria urbanistica, registrando solo durante i mesi di discussione delle legge la costruzione di 83mila abitazioni fuorilegge (l’anno prima erano state 58mila, l’anno successivo scesero a 59mila).

Nel 2004, poi, in occasione del terzo condono italiano, sempre durante un Governo Berlusconi - secondo le stime del Cresme, elaborate da Legambiente - al solo annuncio della sanatoria nel 2003 sono state realizzate ben 40.000 costruzioni abusive: 29 mila nuovi immobili e 11 mila trasformazioni d’uso rilevanti, contro le circa 30.821 mila del 2002 (con 25 mila nuovi immobili abusivi e 6 mila trasformazioni) e le 28.276 del 2001, quando le nuove case abusive erano state 22 mila e le trasformazioni rilevanti erano stimate dal Cresme sempre a quota 6 mila. In due anni, da quando si sono diffusi i primi “annunci” del terzo condono edilizio, il mattone selvaggio ha registrato un impennata di oltre il 40% una superficie equivalente di cemento illegale che si è abbattuta sul territorio italiano di circa 5,4 milioni di metri quadrati, nel solo 2003, per un valore immobiliare stimabile in oltre 2,7 miliardi di euro. L’abusivismo analizzato nel 2004 si concentra, nel 70% dei casi, in aree a bassa densità abitativa, punta sul mercato delle seconde case, anche di prestigio, sceglie con decisione la strada delle cosiddette “trasformazioni pesanti” (dalla stalla alla villa, per intenderci, magari con piscina), che quasi raddoppiano in un anno, passando dalle 6 mila stimate nel 2002 alle 11 mila del 2003. La stima della produzione abusiva di edilizia destinata ad usi abitativi, è effettuata sulla base di più fonti informative: i dati censuari dell’Istat; i sistemi informativi sulla nuova produzione edilizia del Cresme; l'attività comunale di rilascio delle concessioni per edificare; un panel di responsabili di Uffici comunali competenti in materia di abusi edilizi; i nuovi allacci elettrici; le indagini specifiche del Cresme su singoli territori. Come dimostrano, in maniera inequivocabile, le stime del Cresme, infatti, l’abusivismo edilizio in Italia era, fino al 2001, in costante flessione. A pagare il prezzo più alto sono state, come sempre, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), dove si concentra circa il 55% delle nuove costruzioni abusive.

“Il recente condono edilizio aveva il fine esplicito di far diventare legali quelle 362milacostruzioni abusive fatte dal 1994 al 2002 e spesso, soprattutto nel mezzogiorno, edificate dalla criminalità organizzata - ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente –. Oltre a stimolare un deterioramento dell’idea di legalità in Italia, oltre a degradare il paesaggio, oltre a fare carta straccia di vincoli e piani regolatori, oltre a essere un regalo alle ecomafie ci sono altre due conseguenze evidenti: ingenerare la convinzione negli abusivi che il rischio di ripristino della legalità per gli edifici fuorilegge in Italia sia davvero minimo e sospingere verso l’alto il mercato dell’illegalità. La rivolta delle regioni e di tanti sindaci alle sanatorie dell’abusivismo, dimostra che questi condoni piacciono solo a chi li ha vara, agli abusivi e alla criminalità organizzata che ha ormai inserito il ciclo del cemento tra i suoi business principali. Tutti gli altri, dagli amministratori a Confindustria e ai costruttori edili, dagli ingegneri, agli urbanisti, sino a quella stragrande maggioranza di italiani onesti che la casa l’hanno costruita o acquistata rispettando la legge, li accolgono per quello che sono: danni enormi per il territorio di cui le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Danni anche per la legalità e per l’economia, destinati a ripetersi con il Piano Casa: quanto inciderà infatti questo nuovo provvedimento sull’abusivismo?”.

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giovedì 8 ottobre 2009

Sabato 10 ottobre - presentazione libro "Ponte sullo stretto e mucche da mungere"

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI LUIGI STRURNIOLO REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON LA RETE NO PONTE

“PONTE SULLO STRETTO E MUCCHE DA MUNGERE” GRANDI INFRASTRUTTURE, SERVIZI PUBBLICI E BOLLE SPECULATIVE

Sabato 10 ottobre, alle ore 17.30, presso il Centro di Educazione Ambientale del Parco Urbano San Pietro, a Piazza Armerina, Legambiente ospiterà la presentazione del libro di Luigi Sturniolo “Ponte sullo stretto e mucche da mungere”, realizzato in collaborazione con la rete No Ponte ed edito da Terrelibere.org.
Il libro affronta il delicato e complesso problema degli investimenti pubblici, delle grandi opere e della speculazione sul territorio, problema di cui, in Italia, il ponte sullo Stretto è diventato senz’altro il caso più eclatante.
La sintesi del libro ci spiega che “Fino a poco tempo fa era il peggiore dei mali. L’intervento pubblico in economia oggi è centrale sia nella socializzazione delle perdite che nelle Partnership Pubblico Privato: “grandi opere”, servizi di pubblica utilità come acqua, gestione dei rifiuti, trasporti, persino l’economia dei disastri e delle guerre dall’Africa all’Afghanistan. Sono le “mucche da mungere”, costruite o gestite con denaro pubblico o garantito dallo Stato, ma pensate per portare profitto ai privati con operazioni ad alto rischio ed inutili per il territorio. Il Ponte sullo Stretto - esempio estremo di questa strategia - può diventare un crack finanziario, una bolla speculativa pagata da tutti i cittadini.
Cosa hanno in comune il Ponte sullo Stretto, una diga in Lesotho, la gestione dell’acqua in Calabria, i cumuli di rifiuti nel centro di Napoli, le razioni di pollo per i soldati in Afghanistan ed un hotel extralusso a Kartoum con vista sulle capanne di fango inondate dal Nilo?
Sono tutti casi-esempio di una nuova strategia, l’economia basata sulle partnership tra pubblico e privato che “mungono” attività senza rischio. Al primo soggetto spettano i costi, al secondo i benefici. E’ l’economia delle infrastrutture inutili, addirittura non volute ed imposte al territorio. E’ l’economia dei disastri e delle guerre”.
Il libro contiene interventi di Peppe Marra, Antonello Mangano, Stephanie Westbrook, Giuseppe Sottile e sarà presentato da Salvatore Granata, direttore regionale di Legambiente Sicilia.
“Il tema dell’uso sostenibile del territorio è una delle bandiere più rappresentative della nostra associazione – dichiarano i responsabili di Legambiente Piazza Armerina – e questo libro interpreta molto bene il nostro concetto di rapporto tra investimenti pubblici, grandi opere e interpretazione del territorio, in un momento in cui, purtroppo, il caso del ponte sullo Stretto è ritornato di tragica attualità. Dedicheremo la presentazione di questo libro alle vittime dell’alluvione di Messina, e continueremo a lottare perché tragedie di questo tipo non si ripetano più”.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti i cittadini.

mercoledì 7 ottobre 2009

I costi troppo elevati necessari per sanare il territorio non devono costituire l'alibi per non intervenire

I punti cardine di Legambiente per evitare altre tragedie


“Non vorremmo che si trovasse un nuovo alibi per perseverare nella devastazione del territorio e nella totale assenza di politiche di prevenzione dei rischi. I costi stimati per la messa in sicurezza sono talmente elevati che per molti costituiscono una ragione sufficiente per continuare a non far nulla - lo sottolinea Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia -. Passati i primi momenti di emozione del dopo tragedia, adesso si cominciano a fare i conti degli interventi necessari per sanare il territorio. Numeri e cifre che si assestano su i miliardi di euro. La risposta, però, è unanime: non ci sono i soldi nemmeno per gli interventi urgenti. La soluzione, invece, c'è. E Legambiente ha indicato da oltre un decennio i punti cardine per evitare che si ripetano tragedie come queste. L'obiettivo più urgente - continua Fontana - non deve essere quello di realizzare grandi e costosissimi manufatti e opere, spesso inutili se non dannosi, ma quello di puntare su politiche di gestione territoriale realmente sostenibili. Facendo prevalere questa logica molti interventi indispensabili potranno essere realizzati senza costi aggiuntivi. Facciamo due esempi:
1) avviare una nuova stagione di pianificazione dove i piani rispondano a reali fabbisogni dei cittadini e non agli interessi speculativi. Piani che dovranno, in ogni caso, ridurre il consumo di suolo soprattutto nelle tantissime aree a rischio idrogeologico medio e grave,
2) una nuova stagione di politiche forestali in cui i finanziamenti europei nazionali e regionali, spesso utilizzati in Sicilia solo per alimentare una enorme sacca di precariato, servano invece alla rinaturalizzazione e al rimboschimento delle aree realmente a rischio idrogeologico che interessano abitazioni e infrastrutture pubbliche.
E' evidente che due scelte come queste costituirebbero il cuore di quelle politiche di prevenzioni delle quali, in questi giorni, tutti parlano. Serviranno inoltre anche grandi finanziamenti per l'adeguamento di infrastrutture viarie o per la delocalizzazione dei troppi manufatti che si trovano in aree a rischio. Ecco perché sarebbe necessario redigere un piano decennale, da finanziare di anno in anno, con il quale sostenere una grande opera di manutenzione straordinaria del territorio, indispensabile per garantire la sicurezza a quei troppi cittadini che oggi nel nostro paese sono messi a rischio”.

martedì 6 ottobre 2009

Legambiente Sicilia: bene lo stop di Lombardo sul Piano casa

“Adesso puntiamo a un reale progetto di riqualificazione del territorio”

“Accogliamo con soddisfazione la notizia che il governatore Lombardo ha deciso di congelare il disegno di legge sul Piano casa che doveva essere discusso dal parlamento siciliano - spiega Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia -. Siamo felici che si sia aperta la discussione su una norma sulla quale abbiamo espresso il nostro giudizio contrario perché prevede un aumento delle cubature edilizie senza freno, rischiando di dare via libera all’ennesima colata di cemento che potrebbe ulteriormente pregiudicare la sicurezza di Comuni e cittadini già pesantemente a rischio.
La Sicilia decida, adesso, di trasformare il Piano casa in un grande progetto di riqualificazione del territorio. Delocalizzando gli edifici e le infrastrutture dalle aree più vulnerabili, liberando le aste fluviali e le foci dal troppo cemento che le ha invase, consolidando i versanti delle montagne e delle colline con interventi di rinaturazione e rimboschimento. In questo modo – conclude Fontana – non solo riusciremo a dare un contributo all’economia della Regione ma, allo stesso tempo, riusciremo a sanare le profonde ferite del nostro territorio: oggi agli ultimi posti in ambito di sostenibilità”.

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L'innovazione al servizio dell'ambiente

Legambiente e Posta Pronta insieme

Semplificare la vita dei cittadini e il lavoro delle aziende. Risparmiare tempo, carta, toner delle stampanti, petrolio e anidride carbonica eliminando la necessità di spostarsi, fare file, perdere ore per risolvere pratiche burocratiche. L’innovazione tecnologica al servizio dell’ambiente e della vita di tutti, grazie ad una rivoluzione virtuale che fa sentire i suoi vantaggi concreti nella gestione del quotidiano, nel rispetto e nella tutela dell’ambiente.

Sono queste le parole d’ordine della partnership tra Legambiente e Posta Pronta, servizio all’avanguardia che permette di inviare la posta prioritaria, le raccomandate e le raccomandate A/R direttamente dal computer, razionalizzando così i trasporti, ma garantendo al contempo la consegna al destinatario da parte di Poste Italiane, con le sue caratteristiche di sicurezza e affidabilità. Con Posta Pronta, le lettere viaggiano in formato elettronico dal pc sino al centro stampa più vicino alla città di destinazione. Qui vengono stampate, imbustate, affrancate e consegnate a Poste Italiane per gli ultimi chilometri. Con Posta Pronta, la tecnologia incontra il quotidiano per semplificare la vita di ognuno di noi. Ogni missiva, infatti, può essere conservata in formato digitale. I benefici sono sia per i singoli cittadini, che non devono più uscire di casa per acquistare buste, carta o francobolli e trascorrere interminabili ore in coda agli uffici postali, sia per le imprese, che razionalizzano e rendono più efficiente il lavoro di segreteria.

Ma i vantaggi del servizio sono anche ambientali. Uno studio condotto da AzzeroCO2 (www.azzeroco2.it) dimostra infatti come l’utilizzo di Posta Pronta permetta di abbassare drasticamente le emissioni inquinanti causate dai trasporti per la gestione della corrispondenza. Per ogni lettera spedita con Posta Pronta si risparmiano all’ambiente ben 150 gr di anidride carbonica, che equivalgono mediamente alle emissioni prodotte da una macchina che percorre un chilometro.

In Italia, ogni anno il numero delle lettere inviate con Poste Italiane supera i 9 miliardi. Se anche solo l’1% di queste fosse spedito con il servizio Posta Pronta, si avrebbe un risparmio complessivo pari a circa 13.500 tonnellate di CO2, corrispondenti alle emissioni generate in un anno dai consumi elettrici di 10.000 famiglie.

La collaborazione tra Legambiente e Posta Pronta, un servizio unico perché insieme innovativo ed ecologico, vuole promuovere una cultura di semplificazione e sviluppo sostenibile.

Questo lo spirito della partnership nelle parole di Luigi Caruso, amministratore di Service One, la capogruppo della holding che ha creato il servizio Posta Pronta. “Da anni il mio lavoro si realizza cercando di sfruttare al meglio le nuove opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. L’obiettivo è portare la tecnologia al servizio dei cittadini, delle imprese e del terziario, creare le condizioni per costruire un sistema in cui la tecnologia sia alla portata di tutti. Questo è lo spirito che anima le mie aziende. Posta Pronta è la nostra ultima scommessa: un servizio che coniuga lo spirito di un bisogno millenario, cioè comunicare con le persone, con la modernità e l’efficienza delle nuove tecnologie”. “Insieme all’innovazione tecnologica - continua Caruso - l’altra grande rivoluzione di questi anni riguarda il cambio di rotta nei confronti dell’ambiente. Non serve ascoltare le parole di Obama per capire che oggi creare sviluppo e ricchezza significa investire nella tutela dell’ambiente attraverso la promozione delle nuove tecnologie. Da questa considerazione nasce la partnership con Legambiente, che testimonia un impegno concreto nei confronti dell’ambiente. Posta Pronta non è solo un servizio semplice e veloce, che migliora la vita di ognuno di noi perché ci fa risparmiare tempo e denaro, ma anche ecologico perché combatte l’inquinamento riducendo le emissioni dei gas inquinanti causati dai trasporti.”


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"La partnership tra Legambiente e Posta Pronta - ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente - nasce proprio nell’intento di diffondere tecnologie moderne rispettose dell'ambiente e comportamenti sostenibili tra i cittadini. Lo stato di salute dell'ambiente, infatti, può essere migliorato solo con la collaborazione di tutti, anche delle imprese, che hanno un ruolo decisivo nella promozione e nell’attuazione di un modello sostenibile di sviluppo. Anche la stampa di documenti, la produzione di francobolli, il trasporto della posta producono, infatti, enormi quantità di CO2 e contribuiscono al surriscaldamento del Pianeta. Diminuire questo “inquinamento di routine” inserendo questo servizio, tra i comportamenti più attenti e responsabili da rispettare vuol dire ridurre notevolmente i consumi e contribuire, così, alla lotta contro i mutamenti climatici.”











“Lo sviluppo delle nuove tecnologie consente di rivoluzionare i gesti della nostra vita quotidiana rendendoli ecologicamente sostenibili ed al tempo stesso economicamente vantaggiosi – aggiunge Mario Di Carlo, Assessore della Regione Lazio – Il rapporto Stern ha delineato chiaramente, sulla base di solidi dati scientifici, un futuro in cui nessuno di noi vorrebbe vivere. Spesso però preferiamo ignorare quanto anche le nostre azioni più piccole, come spedire una semplice lettera, possano influire sulla produzione di emissioni e quindi sugli effetti devastanti causati dal surriscaldamento globale in atto. Iniziative come l’introduzione di Posta Pronta lasciano però ben sperare che nel nostro paese sta maturando una crescente sensibilità ambientale. Ritengo che oggi più che mai il dovere delle Istituzioni sia coltivare questo sentimento e tramutarlo in azioni concrete che incidano nei meccanismi di sviluppo. Ad esempio, proprio in questi giorni, la Regione Lazio sta regolamentando il tema della bioedilizia per diminuire l’impatto ambientale delle costruzioni e ridurne il consumo energetico. L’Europa ci chiede di abbattere le emissioni del 20% entro il 2020, siamo tutti chiamati, privati cittadini, imprese, Istituzioni a fare la nostra parte per permettere al nostro paese di centrare questo importante obiettivo. Spedire una lettera con Posta Pronta o costruire una casa ecologica sono due modi, solo apparentemente diversi, di combattere la stessa decisiva battaglia.”

lunedì 5 ottobre 2009

10 ottobre - Presentazione del libro "Ponte sullo stretto e mucche da mungere"


Il 10 ottobre, alle ore 17.30, nei locali del Centro di Educazione Ambientale, sarà presentato il libro di Luigi Sturniolo "Ponte sullo stretto e mucche da mungere", realizzato in collaborazione con la rete No Ponte.
Sarà presente, oltre l'autore, Salvatore Granata direttore regionale di Legambiente Sicilia.


Fino a poco tempo fa era il peggiore dei mali. L’intervento pubblico in economia oggi è centrale sia nella socializzazione delle perdite che nelle Partnership Pubblico Privato: “grandi opere”, servizi di pubblica utilità come acqua, gestione dei rifiuti, trasporti, persino l’economia dei disastri e delle guerre dall’Africa all’Afghanistan.
Sono le “mucche da mungere”, costruite o gestite con denaro pubblico o garantito dallo Stato, ma pensate per portare profitto ai privati con operazioni ad alto rischio ed inutili per il territorio.
Il Ponte sullo Stretto - esempio estremo di questa strategia - può diventare un crack finanziario, una bolla speculativa pagata da tutti i cittadini.

Luigi Sturniolo (a cura di). Ponte sullo Stretto e mucche da mungere - Grandi infrastrutture, servizi pubblici e bolle speculative, terrelibere.org edizioni, Messina - Catania 2009. Interventi di Luigi Sturniolo, Peppe Marra, Antonello Mangano, Stephanie Westbrook, Giuseppe Sottile. Pagine 104. ISBN: 9788890381720



Info: 0935684906, 3386309278, 3382525659, piazzambiente@legambientesicilia.com

domenica 4 ottobre 2009

I medici per l'ambiente sulla tragedia di Messina


Riceviamo e pubblichiamo dall'ISDE - Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - sezione di Messina
Prot. 195/09
Ogg.: Comunicato Stampa Alluvione a Messina


Sono state e saranno moltissime le voci che in coro avranno da criticare, condannare, invocare, ricordare ma è solo necessario evitare che qualcuno si nasconda dietro l’assurda frase “Non è il momento di far polemiche…”. Invece è proprio questo il momento di dare un volto ed un nome a tutti coloro che sono i veri responsabili delle morti di Giampilieri e Scaletta. Questa non è solo una “tragedia annunciata” ma, a dire l’esatta verità, è: “LA tragedia ambientale annunciata e prevedibile”. Il sottoscritto avrebbe non voluto nuovamente assistere a questo tipo di disastro mortale dopo aver, in prima persona, portato soccorso agli alluvionati della Val di Stava e Tesero nel 1985. Ancora morti, ancora certezze di abusivismi, ancora negazione del rispetto della Natura, ancora facce toste che replicano di essere sicuri che non ci sia stato nulla di anormale nell’aver edificato negli alvei dei torrenti. Nessuno potrà restituire le vite tolte alle vittime ed alle loro famiglie, nessuno potrà restituire il sorriso per le vite negate a coloro che hanno perso tutto.
Siamo tutti responsabili di questa tragedia: responsabili per aver chiuso gli occhi di fronte ad evidenti colpe per gli abusi, responsabili per aver consentito che governanti di ogni tipo abbiano approfittato della nostra fiducia, responsabili per non aver capito che l’uomo non può sempre e comunque dominare le forze della natura. Se l’uomo è responsabile dei problemi ambientali, il medico lo è due volte e, mai come in questa situazione, è innegabile che la vivibilità non è un compromesso ma un’esigenza. La qualità della vita non sarà più la stessa per tutti coloro che stanno soffrendo per questa tragica evenienza. In pochi hanno avuto il coraggio di dire che il sistema sanitario messinese ha retto benissimo di fronte a tale tragedia ma nessuno ha avuto il coraggio di dire in che situazione gli Operatori della sanità hanno lavorato. E volevano chiudere l’Ospedale Piemonte… Basta rischi inutili!
L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente invita tutti, ma proprio tutti, i Cittadini a vigilare e denunciare qualsiasi tipo di attentato all’Ambiente, esorta a non aver paura di chiedere il rispetto delle Leggi in materia ambientale, chiede che ogni scelta ad elevato impatto ambientale sia concordata con i Cittadini stessi.
Non è demagogia ma solo consapevolezza civica l’affermare che la Provincia di Messina e la stessa Regione siciliana non hanno bisogno né di Ponte sullo Stretto né di nuovi aeroporti. La fragilità idrogeologica del territorio messinese ne sta dando ampia, piena e tragica evidenza. Tutte le Associazioni ambientalistiche hanno già messo fin troppo in risalto la fragilità del sistema naturale e non dobbiamo più solo “sperare” che non ci siano altri morti ma dobbiamo “esser certi” che l’insipienza e l’avidità di alcuni politici non perseverino in altri progetti di devastazione del territorio. Chi ancora avrà il coraggio di dire che il Ponte sullo Stretto di Messina ha da farsi, può sin da ora essere definito come potenziale responsabile di un progetto di strage colposa! Questo è il momento giusto per far capire che il Ponte sarebbe l’ennesima scelta ambientale sbagliata.
Esistono in tutta la provincia e la regione “zone a rischio ambientale” e “zone potenzialmente in grado di generare rischi ambientali” ed il futuro della nostra terra si gioca proprio ed unicamente nella capacità di capire che solo un’attenta politica agricolo-ambientale può salvare la Sicilia.

Milazzo li 04/10/2009 Referente provinciale Ass. Italiana Medici per l’Ambiente
Dr. Giuseppe Falliti