mercoledì 20 gennaio 2010

Inquinamento val di Noto

Inaccettabile che lo “scrigno” archeologico di Thapsos continui ad essere sottoposto ai
rischi ed agli impatti di un terminale utilizzato una sola volta al mese quando allo stesso scopo potrebbero benissimo fungere tutti gli altri numerosi pontili petroliferi esistenti in zona.


La notizia del grave inquinamento causato in Val di Noto dalla rottura dell’oleodotto Ragusa / Priolo, riporta in primo piano gli enormi ritardi accumulati dalla classe dirigente nazionale e regionale nell’attuare politiche di riduzione dei rischi e di prevenzione dei danni.
L’incidente non è il solo occorso in questi anni a quella tubazione. L’oleodotto trasferisce dai pozzi di Ragusa al deposito di Priolo circa 20.000 tonnellate al mese di greggio che successivamente, anziché essere raffinato localmente, viene imbarcato su una petroliera presso il terminale Somicem di Thapsos (Penisola di Magnisi) e trasportato altrove (Venezia?). “Il buon senso – dichiara Enzo Parisi, Dipartimento Industria Rifiuti Energia
di Legambiente Sicilia - vorrebbe che questo modestissimo quantitativo di petrolio venisse trasferito presso la raffineria di Gela piuttosto che attraversare mezza Sicilia, con i suoi effetti collaterali, per poi essere spedito al Nord. Inaccettabile il fatto che il vero e proprio “scrigno archeologico” di Thapsos continui ad essere sottoposto ai rischi ed agli impatti di un terminale utilizzato una sola volta al mese quando allo stesso scopo potrebbero benissimo fungere tutti gli altri numerosi pontili petroliferi esistenti in zona”.
Già nel 1999 Legambiente con una nutrita raccolta di firme chiese all’Amministrazione Comunale di Priolo di provvedere alla dismissione di quel pontile. Nell’estate del 2005, con un blitz di Goletta Verde, venne assegnata la Bandiera Nera alla Somicem proprio per sollecitare la dismissione del terminale.
Sempre nel 2005, con il dossier “La Chimera delle bonifiche” Legambiente diceva:
“vale la pena ricordare che durante la fase di caratterizzazione (ai fini della predisposizione del progetto di bonifica) si è verificato un evento paradossale: effettuando dei carotaggi, è stata perforata la tubazione Somicem che ha provocato la fuoriuscita di
circa 150 m3 di greggio ed il conseguente inquinamento dei terreni circostanti.
E tra le proposte avanzava anche: “la delocalizzazione del deposito della Somicem/Eni, in cui via oleodotto arriva il petrolio estratto a Ragusa per essere poi imbarcato sulle navi dal terminale della Penisola di Magnisi. Il terminale pone un vincolo ed un rischio inaccettabile all’area archeologica di Thapsos, la movimentazione del petrolio può essere fatta in modo più conveniente e meno impattante”.
Richieste e proposte che Legambiente Sicilia continua a sostenere e che rilancia agli Amministratori di Priolo, al presidente della Regione Lombardo ed ai suoi assessori
all’Ambiente ed alle Attività Produttive.

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