giovedì 18 febbraio 2010

Piano casa. La classe politica siciliana continua a guardare solo ai piccoli interessi particolaristici, piuttosto che all’interesse collettivo.

I disastri degli ultimi mesi rendono invece evidente come la Sicilia avrebbe bisogno di ben altro: un grande progetto di riqualificazione del territorio e delle nostre città. Dichiarazioni di Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia.


Tutta questa animosità nel dibattito sul piano casa ci sembra assolutamente fuori luogo, mentre la Sicilia si sta letteralmente sbriciolando. Negli ultimi mesi decine di persone hanno perso la vita per le frane e per lo stato di vetustà dei nostri centri storici. In migliaia hanno perso la casa ed i nostri parlamentari non trovano di meglio che accapigliarsi sull'estensione dei privilegi previsti dal piano casa che, comunque vada, sia che venga mantenuta un'impostazione restrittiva, sia che si decida di "sbracare" totalmente sarà uno dei peggiori prodotti in Italia. I disastri degli ultimi mesi rendono invece evidente come la Sicilia avrebbe bisogno di ben altro: un grande progetto di riqualificazione del territorio e delle nostre città. I violenti fenomeni meteorologici che negli ultimi anni si sono susseguiti sempre con maggiore frequenza, non si affievoliranno, anzi, i cambiamenti climatici in corso comporteranno un’ulteriore tropicalizzazione del nostro clima. E, in assenza di una profonda rivisitazione delle politiche di gestione del territorio, si moltiplicheranno le conseguenze drammatiche come quelle che hanno colpito i territori di Messina, Agrigento e Palermo, solo per fare pochi esempi. Ma, tutto questo sembra lasciare indifferente la classe politica siciliana che continua a guardare solo ai piccoli interessi particolaristici, piuttosto che all’interesse collettivo, salvo poi battere cassa quando si cercano le risorse per riparare ai danni provocati da questo modo dissennato di gestire la cosa pubblica.

lunedì 15 febbraio 2010

I Nebrodi sbriciolati

San Fratello viene giù: ultimo e più grave episodio di una tendenza affermata.
Un territorio dimenticato, privo di alcuna cura e manutenzione a dispetto della sua connaturata fragilità.
I consolidamenti milionari e l’abbandono di ogni forma di governo del territorio.


Il dramma degli abitanti di San Fratello, costretti ad abbandonare il loro paese, è l’ultimo e più grave episodio di una serie di eventi che stanno interessando i Nebrodi con cadenza quasi quotidiana. A loro va tutta la comprensione e la solidarietà possibile.
Dietro questa serie di episodi che stanno mettendo in ginocchio le comunità località ci sono la connaturata fragilità del territorio e l’inadeguatezza delle politiche per la sua gestione: le piogge di questo periodo non sono altro che il detonatore di una bomba già
innescata.
A fronte dell’esistenza o della nuova realizzazione di insediamenti e di infrastrutture in zone vulnerabili, è mancata quella cura del territorio che storicamente lo manteneva in sicurezza.
L’abbandono delle pratiche agricole e l’assenza di interventi di manutenzione ad iniziativa pubblica hanno modificato equilibri molto delicati determinando le condizioni del dissesto.
“Davanti a questa realtà, appare urgente ed ineludibile – dichiara Salvatore Granata, direttore Legambiente Sicilia - l’assunzione di un nuovo modello di governo del
territorio che garantisca l’equilibrio idrogeologico ed una diversa politica delle opere pubbliche. La Regione Sicilia dia finalmente piena attuazione alla Legge 183 sulla
difesa del suolo ed adotti i piani di bacino, definisca un quadro di riferimento sostenibile per la pianificazione urbanistica comunale, finanzi un programma di restauro e di
messa in sicurezza del territorio orientato al ripristino del reticolo idrografico e della copertura vegetale. Non più fiumi di cemento per consolidamenti milionari ma interventi diffusi capaci di dare anche risposte al bisogno
di lavoro”.