mercoledì 21 dicembre 2011

L’Italia a rischio frane e alluvioni. I dati di Ecosistema Rischio 2011 sul rischio idrogeologico in Italia

Oltre 5 milioni di persone esposte al pericolo. Pochi i comuni che organizzano attività informative e esercitazioni. Abitazioni in aree a rischio nell’85% dei comuni intervistati, nel 56% fabbricati industriali. Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile presentano Ecosistema Rischio 2011

Ancora ritardi nella prevenzione e nell’informazione ai cittadini mentre troppo cemento invade fiumi, ruscelli e fiumare, come pure aree a ridosso di versanti franosi e instabili. È questa in sintesi la situazione che emerge da Ecosistema Rischio 2011, l’indagine realizzata da Legambiente con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile, che ha monitorato le attività di prevenzione realizzate da oltre 1.500 fra le 6.633 amministrazioni comunali italiane classificate a rischio idrogeologico potenziale più elevato.
I risultati dell’indagine sono stati presentati questa mattina, presso la sede romana di Legambiente, dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, dalla direttrice nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, e dal responsabile nazionale protezione civile di Legambiente, Simone Andreotti.
Ben 1.121 tra i comuni intervistati (l’85%) rilevano la presenza sul proprio territorio di abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in zone a rischio frana; accanto a questi, sono rilevanti le percentuali dei comuni che dicono di avere in zone a rischio fabbricati industriali (56%), interi quartieri (31%), strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali (20%) e strutture ricettive turistiche o commerciali (26%). A fronte di una situazione di forte pericolo, che si stima riguardi oltre 5 milioni di persone, sono ancora poche le amministrazioni (29% di quelle interpellate) che affermano di essere intervenute in maniera positiva nella mitigazione del rischio idrogeologico. Migliore, invece, appare la situazione nell’organizzazione del sistema locale di protezione civile: l’82% dei comuni intervistati ha dichiarato di avere un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione, anche se soltanto la metà lo ha aggiornato negli ultimi due anni.

“I drammatici eventi che hanno colpito di recente Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria - ha spiegato la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni - sono solo le ultime tragiche testimonianze di quanto il territorio italiano abbia bisogno non solo di un grande intervento di prevenzione su scala nazionale ma anche di come la popolazione debba essere informata e formata ad affrontare gli eventi calamitosi. Dobbiamo lavorare, insomma, anche per affermare una nuova cultura del rischio che renda le persone capaci di evitare comportamenti pericolosi di fronte a fenomeni naturali purtroppo non più eccezionali ma intensificati, ormai con evidenza, dagli effetti dei cambiamenti del clima. Sul fronte del territorio poi – aggiunge Muroni - è assolutamente prioritario e fondamentale dare maggiore efficacia ai vincoli che vietano di costruire nelle aree esposte al pericolo, programmare e realizzare gli abbattimenti dei fabbricati abusivi, delocalizzare dove possibile le strutture a rischio e investire in interventi di qualità per la sicurezza”.

A fronte di ingenti risorse stanziate per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l’alloggiamento e l’assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza, è evidente l’urgenza di maggiori investimenti in termini di prevenzione e manutenzione dei corsi d’acqua, di cui avrebbe sempre più bisogno l’Italia.

“Poter contare su un ottimo sistema di protezione civile ci permette di affrontare in modo efficace le emergenze – commenta Simone Andreotti, responsabile nazionale Protezione Civile di Legambiente –ma è evidente come ormai certi fenomeni naturali non siano più eventi eccezionali. È quindi ormai indispensabile far crescere anche nei cittadini una nuova mentalità legata ai temi della sicurezza e della protezione civile. Su questo gli amministratori devono assolutamente cambiare passo e preoccuparsi anche di fornire un’informazione puntuale alla popolazione che dia la consapevolezza necessaria per affrontare il momento critico, quando un evento calamitoso si manifesta”.

Il 69% dei comuni interpellati per il dossier Ecosistema rischio ha dichiarato di aver svolto regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, e il 70% di aver realizzato opere per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua o di consolidamento dei versanti franosi. Tuttavia, questi interventi, se non eseguiti adeguatamente e sulla base di attenti studi per valutarne l’impatto su scala di bacino, rischiano in molti casi di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarne la condizione, e di trasformarsi in alibi per continuare a edificare lungo i fiumi e in zone a rischio frana.
Intanto, le delocalizzazioni procedono a rilento: soltanto 56 comuni intervistati (il 4%) hanno affermato di aver intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 2% dei casi si è provveduto con interventi analoghi su insediamenti o fabbricati industriali. Le delocalizzazioni delle strutture presenti nelle aree esposte a maggiore pericolo e gli abbattimenti dei fabbricati abusivi rappresentano una delle principali azioni per rendere sicuro il territorio, anche attraverso interventi di rinaturalizzazione delle aree di esondazione naturale dei corsi d’acqua volti alla mitigazione del rischio.
Altro punto dolente riguarda l’informazione alla popolazione sui rischi idrogeologici, sui comportamenti da adottare in caso di pericolo, sui contenuti del piano d’emergenza e sulla formazione del personale. Purtroppo, solo il 33% dei municipi che hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio ha organizzato iniziative rivolte ai cittadini e il 29% ha predisposto esercitazioni per testare l’efficienza del sistema locale di protezione civile.
Quest’anno nessun comune raggiunge la classe di merito “ottimo” nella classifica predisposta da Legambiente sulla mitigazione del rischio idrogeologico. I più virtuosi sono Peveragno (CN), Endine Gaiano (BG), e Senigallia (AN) con il punteggio di 8,5: questi comuni hanno dichiarato di aver realizzato interventi di delocalizzazione, di aver svolto un’ordinaria attività di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica, di aver effettuato interventi di messa in sicurezza, di avere piani d’emergenza dedicati al rischio idrogeologico aggiornati, di averli fatti conoscere ai cittadini e verificati attraverso esercitazioni.
Le “maglie nere”, invece, vanno a Bagnoli Irpino, Moschiano e Quindici (AV), Castelmassa (RO), Biccari (FG), Garessio (CN), Sannicandro di Bari (BA), Monterosso Calabro (VV) che ottengono un pesante 0,5 in pagella, e al fanalino di coda, Lagnasco (CN), con un punteggio pari a zero. In questi comuni è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni e non sono state avviate sufficienti attività mirate alla mitigazione del rischio, né dal punto di vista della manutenzione del territorio, né nell’organizzazione di un efficiente sistema comunale di protezione civile.

martedì 20 dicembre 2011

Ponte sullo Stretto di Messina. Le associazioni ambientaliste scrivono al Presidente del Consiglio Monti

“IL GOVERNO NON APPROVI IL PROGETTO DEFINITIVO E SI EVITI IL PUNTO DI NON RITORNO DELL’AVVIO DEI CANTIERI”.
In 245 pagine di osservazioni tutti i motivi di contestazione del progetto. Ad aderire anche diversi parlamentari
Il Governo rigetti il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, redatto dalla Stretto di Messina SpA (Concessionaria interamente pubblica) e da Eurolink (General Contractor -GC, con a capofila Impregilo), che costa 66 milioni di euro di fondi pubblici (come previsto nel contratto tra concessionaria e GC), per degli elaborati che, a giudizio delle associazioni ambientaliste, risultano essere estremamente carenti sia dal punto di vista tecnico che dell’impatto ambientale, naturalistico, paesaggistico ed idrogeologico, ed evitando così di superare il punto di non ritorno che obbligherebbe lo Stato a versare altri 56 milioni di euro per il progetto esecutivo e a pagare penali fino a 425 milioni di euro nel caso dell’avvio anche di un solo cantiere per l’opera principale o delle opere connesse. Si eviti così di continuare a congelare ingenti risorse utili per lo sviluppo del Mezzogiorno (il costo dell’intervento è salito dall’aprile 2010 al luglio 2011 da 6,3 ad 8,5 miliardi di euro: + 34%) che potrebbero essere meglio impiegate per il risanamento del territorio e per interventi di adeguamento e ammodernamento delle infrastrutture esistenti, a cominciare dal potenziamento delle ferrovie siciliane e dal completamento dei lavori dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e della SS106 Ionica.

Le associazioni ambientaliste FAI, Italia Nostra, Legambiente, MAN- Associazione Mediterranea per la Natura -, e WWF nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi a Roma nella sala dell’ex hotel Bologna (sala del Senato della Repubblica) hanno annunciato di aver inviato nei giorni scorsi una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, in cui gli si chiede di proporre quale coordinatore del CIPE – Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (in accordo con il Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti), che il Comitato consideri il progetto definitivo del ponte, a proprio insindacabile giudizio, non meritevole di approvazione (…) senza che il Contraente generale possa avanzare richieste per il riconoscimento di maggiori compensi e/o pretese, chiedendo, conseguentemente, che la Stretto di Messina SpA receda dal contratto pagando solo le spese sino a quel momento sostenute dal General Contractor (come scritto chiaramente nel combinato disposto degli articoli 11.11 e 44.4 del Contratto firmato il 27/3/2006 da SDM SpA e da Eurolink e registrato il 6/4/2006).

Gli ambientalisti ricordano che ci troviamo di fronte ad un progetto di un’opera che è stata cancellata lo scorso ottobre dal core network dei dieci corridoi delle Reti transeuropee (TEN-T) di trasporto su cui punta l’Unione Europea entro il 2030, che non è sostenibile per l’elevatissimo impatto ambientale, sociale ed economico e che è inutile per la mobilità del Paese: l’opera risulta essere straordinariamente sovradimensionata, poiché sarà utilizzata a regime in una percentuale compresa tra il 10 e il 15% della propria capacità.

Le associazioni ambientaliste, dopo aver mandato il 10 novembre scorso una diffida al Ministero dell’Ambiente sul corretto perfezionamento della Valutazione di Impatto Ambientale, rivolgono il loro appello al Presidente del Consiglio, sulla base delle valutazioni espresse in 245 pagine di osservazioni al progetto definitivo, elaborate da un gruppo di lavoro di 30 esperti e docenti universitari delle varie materie, inviate lo scorso 27 novembre, nell’ambito della verifica di ottemperanza della procedura di VIA speciale sulle infrastrutture strategiche, aperta l’8 settembre scorso.

Le associazioni si appellano al Presidente del Consiglio perché, come documentato nelle osservazioni (vedi scheda in coda), negli elaborati prodotti da SDM SpA ed Eurolink, il progetto manca di un quadro di dettaglio di opere connesse essenziali (quali la stazione di Messina, raccordi ferroviari lato-Calabria), non viene presentato il Piano Economico Finanziario, non viene prodotta un’analisi costi-benefici che giustifichi l’utilità dell’intervento, non è svolta una corretta Valutazione di impatto ambientale e non viene presentata la Valutazione di incidenza richiesta dalla Comunità Europea alla luce delle modifiche compiute, oltre che nelle opere connesse, sulla stessa struttura del ponte tra il progetto preliminare e quello definitivo, non si prendono in considerazione correttamente i vincoli paesaggistici e quelli idrogeologici. In conclusione un progetto così carente, a giudizio delle associazioni ambientaliste, non può essere considerato “definitivo” e deve pertanto essere considerato irricevibile.

Hanno dimostrato il loro interesse alle iniziative delle associazioni ambientaliste intervenendo alla presentazione di oggi: il senatore Giampiero D’Alia (UDC), il senatore Roberto Della Seta (PD), il senatore Gianpiero De Toni (IDV), il senatore Francesco Ferrante (PD), l’onorevole Francantonio Genovese (PD), l’onorevole Fabio Granata (FLI), l’onorevole Elisabetta Zamparutti (Radicali, eletta nel PD).

Per le associazioni ambientaliste sono intervenuti nell’ordine: introduzione generale di Stefano Lenzi, responsabile Ufficio relazioni istituzionali del WWF Italia; interventi di Vittorio Cogliati Dezza, presidente Legambiente nazionale; Nicola Caracciolo, vicepresidente Italia Nostra; Raniero Maggini, vicepresidente WWF Italia; Costanza Pratesi, responsabile Ufficio ambiente e paesaggio FAI.
Presentazione slides osservazioni su aspetti ambientali del progetto definitivo del ponte, Anna Giordano, coordinatrice del gruppo di lavoro delle associazioni e Responsabile Policy Natura 2000 WWF Italia; slides su aspetti economici e trasportistici del progetto definitivo del ponte a cura di Guido Signorino, professore ordinario del Dipartimento di Economia, Statistica e Sociologia dell’Università di Messina.


Roma, 20 dicembre 2011

Ufficio Stampa WWF Italia, Tel.: 06 84497 265/213; cell.: 349 1702762; email: ufficiostampa@wwf.it
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Scheda di approfondimento
IL PONTE E LE OPERE CONNESSE: PRINCIPALI CARENZE E OMISSIONI

Le associazioni ambientaliste hanno presentato il 27 novembre scorso le proprie osservazioni in 245 pagine, elaborate da un gruppo di lavoro di 30 esperti e docenti universitari nelle varie discipline, nell’ambito della procedura di VIA sul progetto definitivo, in cui rilevano, tra l’altro che:

 la procedura di VIA speciale per le infrastrutture strategiche (artt. 182 e seguenti del Codice degli appalti, Dlgs n. 163/2006), a giudizio degli ambientalisti, non è stata rispettata perché:
1. non viene considerato l’impatto dell’opera ponte che nella progettazione ha subito modifiche sostanziali sia per quanto riguarda lo sviluppo verticale (le torri sono state rialzate sino a circa 400 metri, rispetto ai 382,6 metri del progetto preliminare, ben più alti della Torre Eiffel, che con la moderna antenna televisiva raggiunge i 324 metri), sia per quanto riguarda l’orientamento lineare di un ponte sospeso ad unica campata di 3,3 km di lunghezza (spostamento del blocco di ancoraggio di 10 metri e conseguente spostamento delle fondazioni sui versanti siculo e calabro, con conseguente rotazione dei pilastri e della struttura principale), sia per quanto riguarda lo sviluppo orizzontale (modifica strutturale e dell’inclinazione dell’impalcato);
2. alcune delle opere connesse quale l’importantissima nuova stazione di Messina (spostata di localizzazione rispetto al progetto preliminare da via Santa Cecilia all’area di Gazzi), la variante stradale della città universitaria di Messina in Sicilia e la cosiddetta “fascia Bolano” di collegamento in Calabria con la prevista linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria sono a malapena alla fase di studio di fattibilità e non di progetto definitivo;

 non è stata prodotta una Valutazione di incidenza (nel rispetto della Direttiva comunitaria Habitat e delle norme nazionali, Allegato G del DPR 357/1997 e smi) per un’opera principale che ha un impatto rilevante sulla fauna e sugli habitat (il ponte presenta sui due lati dell’impalcato circa 220 pendini – cavi verticali - che si dipartono dai 4 cavi principali - che sorreggono il ponte sospeso – della lunghezza complessiva di oltre 5 km e di un diametro di 1,24 metri ciascuno, accesi la notte con 4 diversi sistemi di illuminazione) e per opere connesse (20,3 km di strade su entrambi i versanti – 10,4 lato Sicilia e 9,9 lato Calabria - e 20,2 km di linee ferroviarie su entrambi i versanti – 17,5 lato Sicilia e 2,7 lato Calabria) che vanno ad incidere in un’area, dai Peloritani all’Aspromonte, specchio di mare dello Stretto di Messina compreso, che è interamente localizzata nelle due Zone di Protezione Speciale- ZPS della “Costa Viola” (Calabria) e dei “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area marina dello Stretto” (Sicilia), dove si trova l’importantissima zona umida “Laguna di Capo Peloro” e dove sono presenti anche 11 Siti di Interesse Comunitario – SIC, sottoposti al regime di particolare tutela dell’Unione Europea.
L’intera area è nota per la sua importanza su scala internazionale: costituisce, infatti, una delle rotte più importanti del Paleartico occidentale per la migrazione degli uccelli (il 64% degli uccelli presenti in Italia è stata osservata nell’area dello Stretto); corridoio studiatissimo, usato per il passaggio anche dai cetacei (ad es. capodoglio, stenella striata, balenottera comune) e da molte specie di pesci pelagici;

 non vengono rispettate le misure di salvaguardia e le prescrizioni paesaggistiche (con sospetta violazione del Codice dei Beni Culturali, art. 146 e seguenti del Dlgs n. 42/2004). Si rilevano alcune “decisive omissioni” rispetto alla versione finale del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Reggio Calabria e della pianificazione paesaggistica vigente nell’Ambito 9 del messinese. Viene inoltre sottovalutato l’effetto barriera sullo Stretto di Messina derivante dai quasi 1,5 milioni di metri quadri di paratia verticale costituita dal ponte, da più di 40 km delle opere connesse (quali la nuova strada panoramica di Messina) e da cosiddette opere compensative assolutamente ingiustificate (quali il “Centro direzionale” a Villa San Giovanni in Calabria, che va a ridisegnare il lungomare della località Cannello) che si sviluppano sulle propaggini costiere dei due massicci dell’Aspromonte (lato Calabria) e dei Peloritani (lato Sicilia), a margine delle due aree densamente edificate della città di Messina e di Reggio Calabria;

 non è chiaro dalla documentazione prodotta se siano state rispettate le perimetrazioni e le misure di salvaguardia di aree a rischio idrogeologico (ai sensi degli artt. 65 e 67 del Codice dell’Ambiente, Dlgs n. 152/2006) dei PAI - Piani stralcio di distretto per l’assetto idrogeologico sia in Calabria che in Sicilia;

 non è stato prodotto il Piano Economico Finanziario, per stessa ammissione della SDM SpA che ha inviato una lettera l’8 novembre scorso in risposta ad una richiesta degli ambientalisti (disattendendo quanto previsto dall’Allegato XXI, dal Codice degli Appalti, Dlgs n. 163/2006, e dall’art. 4 della Legge Finanziaria 2004, legge n. 350/2003) per un’opera che costerebbe 8,5 mld, pari a mezzo punto di PIL, a fronte di una progressiva contrazione della mobilità nell’area dello Stretto di Messina, documentata dagli stessi progettisti, che negli ultimi 15 anni (1995-2010) ha avuto un tasso medio di decrescita del 2,6% l’anno (da 13,4 milioni a 9,9 milioni di unità l’anno) e di previsioni di traffico che, a regime, stimano un utilizzo del ponte che si aggirerebbe attorno all’11% della capacità complessiva (11,6 milioni di auto l’anno, a fronte di una capacità complessiva teorica dell’opera di 105 milioni di auto l’anno nelle due direzioni).

 si aggiunga che la relazione trasportistica è carente e incompleta, metodologicamente questionabile, contraddittoria, non finalizzata a valutazioni costi-benefici (che il progetto definitivo non produce) e non costituisce ottemperanza alla raccomandazione n. 1 con cui il CIPE aveva approvato il progetto preliminare nell’agosto 2003. Nelle osservazioni tra l’altro si rileva che: non viene considerato il calo dei flussi di attraversamento dello Stretto; i tassi di crescita del PIL stimati per la Sicilia e la Calabria vengono incrementati di quasi il doppio per 12 anni, senza che sia prodotta una motivazione analitica di tale scelta; viene stimato un sostanziale e ingiustificato raddoppio del tasso di crescita della domanda di mobilità da/verso la Sicilia a partire già dal 2011. Inoltre si segnala che la mancanza di analisi costi-benefici e di Piano Economico-Finanziario non consente di intendere come, a fronte di un raddoppio dei costi monetari dell’opera (la gara nel 2005 fu vinta da Impregilo sulla stima di un costo di 3,9 miliardi di euro), un flusso di attraversamento identico alle precedenti stime possa garantirne la sostenibilità finanziaria.

 La relazione sulla salute pubblica non contiene alcun elemento utile di conoscenza dell’impatto sanitario previsto della realizzazione dell’opera e non è adeguata per essere considerata “Valutazione di Impatto Sanitario” (VIS). Anche la descrizione della cantierizzazione (che costruirebbe un pesantissimo vincolo sul territorio con i suoi 17 cantieri operativi e i 9 siti di deposito dove saranno sistemati in via definitiva i materiali e che complessivamente vengono localizzati sui due versanti, con i relativi impatti su risorse idriche, atmosfera e consumo del suolo) è estremamente lacunosa e costituisce una vera e propria beffa per il delicatissimo assetto idrogeologico delle due aree costiere e montane dello Stretto di Messina. I 14 milioni di metri cubi di terre e materiali da scavo (9,715 milioni in Sicilia e 3,677 in Calabria) che verrebbero movimentati (quasi il doppio di quanto previsto nel progetto preliminare, che presentava una stima complessiva di 6,8 milioni di metri cubi), ben il 60,3% sul lato Sicilia (equivalenti a 5,859 milioni di metri cubi) e il 62,5% sul lato Calabria (equivalenti a 2,299 mln di metri cubi), sarebbero destinati ai cosiddetti Siti di recupero ambientale, che in realtà sono aree dove vengono collocati in via definitiva le terre e rocce da scavo, spesso localizzate a riempimento di aree di impluvio o comunque dal precario equilibrio idrogeologico come segnalato per la Sicilia nel parere reso dal Genio Civile di Messina.

 Infine, le stesse descrizioni delle componenti geosismotettoniche, in una delle aree a più elevato rischio del Mediterraneo (dove nel 1908 si scatenò un terremoto di circa 7,1 magnitudo Richter che rase al suolo le città di Messina e Reggio Calabria) sono molto carenti, come dimostra il caso della “faglia scomparsa” (con piano immergente verso est, collocata subito fuori dell’abitato di Villa San Giovanni, lungo la SS18), dimostrato dagli esperti del gruppo di lavoro degli ambientalisti, non rilevata dagli estensori del progetto definitivo.

Pubblicato il 20 dicembre 2011

domenica 11 dicembre 2011

Le proposte di Legambiente per uscire dalla crisi

Come recuperare 21 miliardi di euro al bilancio pubblico da investire in misure a favore dell’ambiente, della salute, dell’occupazione. Leggi le nostre proposte per uscire dalla crisi.

Quasi 21,5 miliardi di euro. E' la cifra che l'Italia potrebbe recuperare attuando una conversione ecologica di alcuni settori, incentivando la sostenibilità ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti. Risorse reperibili velocemente, da utilizzare in parte per la diminuzione del debito e in parte per investimenti ad alto tasso di occupazione.

La proposta si articola in tre parti:
1) Ridurre il debito aiutando l’ambiente;
2) Tagliare gli sprechi di risorse economiche;
3) Abbattere gli sprechi dei beni comuni

Conti alla mano, ecco il prospetto che sintetizza le nostre proposte.

Patrimoniale una tantum sulle auto di grande cilindrata.
€ 1.992.000.000

Revisione della fiscalità ordinaria sulle auto
€ 500.000.000

Cave
€ 231.500.000

Concessioni acque minerali
€ 115.000.000

Aumentare il costo dello smaltimento dei rifiuti in discarica
€ 710.000.000

Accisa a favore del trasporto ferroviario locale
€ 1.200.000.000

Unificare la tassazione delle rendite finanziarie
€ 2.000.000.000

TOTALE RISORSE RECUPERABILI € 6.748.500.000


Prospetto di sintesi degli sprechi

costo del ritardo sugli obiettivi di Kyoto
€ 800.000.000

strade e ponti inutili
€ 12.700.000.000

Incentivi al trasporto su gomma
€ 400.000.000

Spese militari
€ 791.500.000

TOTALE SPRECHI € 14.691.500.000


Recupero Risorse (euro 6.748.500.000) + taglio agli sprechi( euro14.691.500.000).

Totale euro 21.440.000.000

Rinnovato il protocollo di Kyoto. Legambiente: “Un passo importante dovuto soprattutto alla coalizione dei volenterosi

A Durban dopo lunghi e difficili negoziati si é riuscito ad evitare il fallimento e rinnovare il Protocollo di Kyoto come regime di transizione verso un nuovo accordo globale che dovrà coinvolgere anche le maggiori economie del pianeta superando l'attuale contrapposizione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo.
La "Piattaforma di Durban" prevede infatti la sottoscrizione di un nuovo accordo globale entro il 2015 e la sua applicazione a partire dal 2020. Esito questo non scontato visto l'ostruzionismo degli Stati Uniti, sostenuti da Canada Australia e Nuova Zelanda con Russia e Giappone a dar loro manforte. Ma grazie al ruolo determinante dell'Europa - finalmente con il sostegno convinto anche del nostro governo - é stato possibile dare vita ad una Coalizione di Volenterosi tra paesi industrializzati emergenti e in via di sviluppo in grado di spingere India e Cina ad abbandonare il gioco dei veti contrapposti e costringere gli Stati Uniti ad approvare un mandato a sottoscrivere un accordo globale che abbia il Protocollo di Kyoto come architrave.
Molto debole l'accordo raggiunto sul Green Climate Fund. Si é solo riusciti a definire la struttura e le modalità di gestione del fondo destinato a finanziare le azioni di riduzione delle emissioni e di adattamento ai mutamenti climatici nei paesi poveri. Nessuna certezza invece é stata garantita ai finanziamenti promessi a Copenaghen e confermati a Cancun attraverso una roadmap che aumenti annualmente i 10 miliardi di dollari già stanziati per il 2012 sino a garantire i 100 miliardi di dollari promessi per il 2020.
Purtroppo nel pacchetto di decisioni adottate a Durban i governi non sono stati in grado di raggiungere anche un accordo su come colmare il cosiddetto "gigatonne gap" ossia il divario - stimato dall'UNEP tra 6 e 11 gigatonne di CO2 - tra gli attuali impegni di riduzione delle emissioni e quelli necessari per contenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi.
“L'Europa - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - da subito si deve fare promotrice, con il sostegno dell'Italia, di un piano per colmare questo gap e aggiornare al 30% il proprio impegno di riduzione delle emissioni di gas-serra al 2020. Per l’Europa si tratta di un impegno che non richiede grandi sforzi aggiuntivi e in linea con le politiche climatiche ed energetiche adottate a livello comunitario. L’Unione europea, infatti, è già a un passo dal raggiungimento dell’obiettivo del 20% al 2020 visto che nel 2010 le emissioni dei ventisette paesi Ue sono già diminuite del 15,5% rispetto al 1990”.
Sono quindi sufficienti solo misure aggiuntive per consentire, colmando l’attuale ritardo, il raggiungimento dell’obiettivo del 20% per l’efficienza energetica. Secondo recenti stime della Commissione, in questo modo sarà possibile raggiungere una riduzione interna – ossia senza il ricorso agli strumenti flessibili previsti dalla legislazione comunitaria – del 25% delle emissioni di gas-serra, facilitando così il raggiungimento dell’obiettivo del 30% al 2020.


Roma, 11 dicembre 2011 Comunicato stampa
L’ufficio stampa (3490597187)

mercoledì 7 dicembre 2011

Arresto Zagaria. Legambiente: “Una vittoria dello Stato, della legalità e dei cittadini onesti".

"Per decenni ha gestito l’ecomafia del cemento e dei rifiuti avvelenando il territorio e rubando il futuro”

“Una vittoria dello Stato, della legalità e dei tanti cittadini onesti della Campania. Michele Zagaria era il capo dell’ecomafia, il boss del cemento che ha trasformato la Campania Felix nella terra dei fuochi, avvelenando il territorio e la salute dei cittadini. Per decenni con le sue attività criminali e l’appoggio dei colletti bianchi, ha rubato il futuro. Dopo gli arresti di ieri di politici collusi e il sequestro dei beni, oggi con la cattura del capo dei capi dell’ecomafia guardiamo con ottimismo e speranza al futuro di una regione e di un territorio per uno sviluppo senza le ecomafie”.

In una nota Stefano Ciafani e Michele Buonomo, rispettivamente vicepresidente nazionale Legambiente e presidente regionale Legambiente commentano l’arresto del boss dei casalesi Michele Zagaria.


L’Ufficio stampa Legambiente

(06.86268353-99-79)

martedì 6 dicembre 2011

Italia al 30esimo posto della classifica di Germanwatch

Legambiente sui paesi maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra. “Per l’Italia piccoli passi avanti ma ancora molta strada da fare.A Durban sostenere l’Ue per rinnovo Kyoto e nuovo accordo globale entro il 2015”
Italia al trentesimo posto della classifica del rapporto annuale sulle performance climatiche dei maggiori emettitori di gas serra realizzato da Germanwatch in collaborazione con Climate Action Network Europe e Legambiente per l’Italia, presentato oggi a Durban in occasione della conferenza Onu sul clima.

Svezia, Regno Unito e Germania sono in testa alla graduatoria dei 58 paesi interessati dallo studio, dove i primi tre posti non sono però stati assegnati, perché nessun paese ha ancora messo in atto politiche climatiche sufficientemente ambiziose da ridurre le emissioni di anidride carbonica per contenere il surriscaldamento globale almeno al di sotto di 2°C.

“La posizione di Svezia, Regno Unito e Germania conferma la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici e il ruolo importante che questi paesi dovranno giocare a Durban in questi giorni - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Ci auguriamo che l’Italia s’impegni al loro fianco; nonostante i passi avanti compiuti dal nostro paese nell’ultimo anno, rimane ancora molta strada da fare”.

Nella graduatoria dello scorso anno, l’Italia si piazzava, infatti, alla 41esima posizione.

La classifica viene determinata attribuendo un punteggio calcolato in base a tre parametri principali: il trend di riduzione delle emissioni, che pesa per il 50%; il livello assoluto di emissioni, che pesa per il 30%; le politiche climatiche per il 20%.

Nel dettaglio, la risalita dell’Italia è dovuta essenzialmente alle politiche climatiche nazionali - dove passa dalla 58esima alla 49esima posizione - in particolare sul fronte dello sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Per quanto riguarda il livello assoluto di emissioni il nostro paese passa invece dalla 29esima alla 27esima posizione. Per il trend di riduzione delle emissioni dal 21esimo al 18esimo posto.

Rispetto ai 27 paesi membri dell’Unione europea, l’Italia è in retroguardia, in 16esima posizione, a testimonianza del ritardo accumulato negli anni passati rispetto all’azione climatica, per la miopia delle politiche governative. Un risultato confermato anche dalla 15esima posizione sui 30 paesi OCSE considerati dal rapporto.

“Rimane il sospetto che il miglioramento dell’Italia sia dovuto principalmente alla crisi economica. Siamo, comunque, ancora indietro rispetto ai maggiori paesi europei – conclude Cogliati Dezza -, un divario da colmare al più presto, soprattutto ora, di fronte alla drammatica crisi in corso. Potenziare la green economy significa anche investire nelle tecnologie pulite e a basso contenuto di carbonio, rilanciando così lo sviluppo economico e la performance climatica del paese. Un primo segnale forte deve essere dato a Durban sostenendo l’Europa per rinnovare il protocollo di Kyoto e giungere a un nuovo accordo globale entro il 2015”.


L’ufficio stampa 06 86268399 - 79 - 76 – 53

A Durban: Mauro Albrizio +27769312422

lunedì 5 dicembre 2011

Manovra e ambiente. Legambiente: “Bene la conferma del 55%, ma la montagna ha partorito un topolino. Si poteva fare di più”

“Da un governo di tecnici ci saremmo aspettati molto più spirito e capacità di innovazione e invece è come se la montagna avesse partorito un topolino”.
Così presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, commenta la manovra del Governo in merito alle misure prese in campo ambientale.

“Alcune buone cose ci sono – prosegue Cogliati Dezza – come il mantenimento degli incentivi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, il trasferimento di fondi alle Regioni per il trasporto ferroviario dei pendolari e più tasse sulle auto di grossa cilindrata, ma niente di veramente innovativo. Anzi, se non fosse stato per il ministro Clini, probabilmente anche l’incentivo del 55% sarebbe stato cancellato. Ma soprattutto in questa manovra non c’è nulla per fare della risposta alla crisi climatica l'asse dell'innovazione, per fare della green economy il volano e il traino per recuperare occupazione e rilanciare il sistema produttivo italiano nell'economia globale”.

Uscire dalla crisi è possibile attraverso una ‘ricetta verde’, già presentata da Legambiente nel corso del suo IX congresso nazionale, con una serie di misure per recuperare oltre 21 miliardi di euro, incentivando la sostenibilità ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti, realizzando allo stesso tempo una conversione ecologica di alcuni settori.
Tra le proposte dell’associazione, l’aumento dei canoni di concessione per il prelievo di materiali edili dalle cave e per quello di acque minerali, che avrebbe fruttato quasi 350 milioni di euro e avrebbe incentivato il recupero di materiali edili e l’ammodernamento impiantistico del servizio idrico integrato. E ancora, una maggiore tassazione per lo smaltimento dei rifiuti in discarica avrebbe fatto entrare nelle casse delle Regioni circa 750 milioni di euro da reinvestire in politiche di prevenzione e riciclaggio. Ma soprattutto il taglio di costi di grandi opere infrastrutturali, non necessarie, come il ponte sullo Stretto di Messina e le nuove autostrade nella pianura padana, avrebbe sottratto una spesa di 12.730 milioni di euro. Da bandire, per Legambiente, anche i 400 milioni di euro annui d’incentivi al trasporto su gomma e le spese miliari per nuovi programmi d'arma: cancellando i finanziamenti per cacciabombardieri (spesa complessiva di circa 16 miliardi di euro), sommergibili, radar e corsi sulle forze armate si potrebbero recuperare, nel 2012, ben 791,5 milioni di euro. Infine, secondo Legambiente si sarebbe potuto intervenire sulle spese per i ritardi accumulati e per far fronte alle emergenze. Colmare il ritardo nell'attuazione degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ad esempio, avrebbe permesso di risparmiare circa 800 milioni di euro mentre realizzare un piano di messa in sicurezza del territorio per mitigare il rischio idrogeologico avrebbe consentito di risparmiare i circa 875mila euro che spendiamo ogni giorno solo per far fronte ai danni provocati da frane e alluvioni. Insieme a queste proposte Legambiente ha elencato anche una serie di voci, dove si poteva intervenire per coadiuvare questi risparmi: arrestare il consumo di suolo per facilitare la mitigazione del dissesto idrogeologico e la valorizzazione del paesaggio, combattere l'illegalità ambientale, che si stima fatturi circa 20 miliardi di euro l’anno.
“Insomma – ha concluso Cogliati Dezza – in questa manovra non ci sono misure strutturali per invertire la rotta e spostare il prelievo fiscale sulle risorse ambientali, nessun intervento sul precariato, sulla scuola e la ricerca. Niente che parli al futuro. Anche questa volta si è persa l’occasione di guardare all’ambiente come un volano di sviluppo”.

domenica 4 dicembre 2011

IX Congresso nazionale. Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni confermati presidente e direttrice generale di Legambiente


Si è chiuso l'appuntamento che ha portato a Bari oltre 800 delegati
Rinnovabili, trasporti pendolari, città, Mediterraneo, volontariato, diritti le sfide future di Legambiente



"Chiudere le centrali più inquinanti, a partire da una moratoria per il carbone; difendere i diritti dei pendolari; ripartire dalle città e dalle aree metropolitane rafforzando la nostra azione associativa e le nostre proposte politiche; rilanciare il nostro lavoro sul Sud e verso il Mediterraneo; realizzare un servizio volontario per la prevenzione del rischio idrogeologico; sostenere la legge per i diritti civili ed elettorali alle amministrative degli stranieri". Ecco in sintesi gli obiettivi fissati da Legambiente per i prossimi anni, a conclusione del suo IX congresso nazionale che si è concluso oggi a Bari con la riconferma di Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni rispettivamente presidente e direttrice generale di Legambiente.

"La crisi climatica e la crisi economica delineano uno scenario in cui si fa urgente una riorganizzazione dei processi produttivi, delle risorse impiegate, dell'uso delle materie prime. E se vogliamo che la proposta ambientalista abbia successo è necessario colpire i consumi energivori e impattanti. Per questo abbiamo proposto una patrimoniale verde che penalizzi i proprietari di auto che consumano ed emettono più Co2, insieme ad una revisione del meccanismo del bollo auto, l'aumento dell'accisa della benzina di 3 centesimi per coprire i tagli alle Regioni per i trasporti pendolari, l'adeguamento delle concessioni di cave ed acque minerali. A queste risorse si può aggiungere il recupero delle spese militari del Cip6, delle regalie al trasporto su gomma, delle opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina".

Vittorio Cogliati Dezza, conclude così il IX Congresso nazionale di Legambiente che lo ha confermato presidente, alla presenza di 800 delegati che per tutti e tre i giorni del congresso si sono confrontati sulle maggiori questioni ambientali, sociali ed economiche che interessano il Paese.

"Nelle nostre città convivono le massime contraddizioni con le massime potenzialità. Oggi i nostri centri urbani sono diventati, purtroppo e sempre più spesso, i luoghi dell'esclusione sociale, dell'inquinamento e del degrado. Eppure, noi crediamo che possano e debbano diventare, invece, i luoghi della coesione, dell'integrazione, della solidarietà, della sostenibilità, della qualità e della bellezza. Per questo sosterremo con forza il diritto di voto alle amministrative per gli stranieri E' questa la grande sfida che ci attende nel prossimo futuro e che ci vedrà convinti protagonisti".


Il IX congresso di Legambiente si è chiuso con l'elezione di due nuovi vice presidenti: Stefano Ciafani, responsabile scientifico e Edoardo Zanchini, responsabile Urbanistica e Rinnovabili dell'associazione e la riconferma di Andrea Poggio a vice direttore ed Ermete Realacci a presidente onorario.



L'Ufficio stampa Legambiente

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mercoledì 30 novembre 2011

Il neo sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria sul canale You Tube di Legambiente Ragusa

Riceviamo dal circolo Legambiente Ragusa e pubblichiamo.
http://www.youtube.com/user/LegambienteRagusa#p/c/01C18BA8916F9E3D/3/f8HYkA2HIuw

Chi fosse interessato a conoscere il pensiero del neo sottosegretario
all'Istruzione Marco Rossi Doria troverà un'importante risorsa nel
canale you tube di Legambiente Ragusa (http://www.youtube.com/user/LegambienteRagusa), dove è stata caricata
la registrazione INTEGRALE dell'intervento che Rossi Doria ha tenuto al recente convegno di Legambiente Scuola e Formazione a Bologna (http://www.youtube.com/user/LegambienteRagusa#p/c/01C18BA8916F9E3D/3/f8HYkA2HIuw).
Legambiente Il Carrubo Ragusa augura al neo sottosegretario un proficuo lavoro per contribuire a tirare fuori dalle secche il mondo della scuola. L'associazione ambientalista iblea auspica inoltre una particolare attenzione al sistema INFEA (Informazione Formazione Educazione ambientale) che richiede, particolarmente in Sicilia, un monitoraggio ed un rilancio, nonchè alle problematiche legate
all'edilizia scolastica, che, soprattutto al sud, rappresentano un serio problema ma anche un'occasione di sano sviluppo.

Ragusa, 30.11.2011
a cura del Presidente Antonino Duchi

lunedì 28 novembre 2011

IX congresso regionale di Legambiente Sicilia


IX CONGRESSO REGIONALE DI LEGAMBIENTE SICILIA - CAPIRE IL FUTURO PER CAMBIARE IL PRESENTE
MIMMO FONTANA RICONFERMATO PRESIDENTE REGIONALE - NUOVO DIRETTORE GIANFRANCO ZANNA - RICONFERMATA, NEL DIRETTIVO REGIONALE, LA RAPPRESENTANZA DEL CIRCOLO DI PIAZZA ARMERINA

Al termine dei lavori del 9° congresso regionale, che ha visto la partecipazione di 130 delegati, Mimmo Fontana è stato riconfermato presidente regionale di Legambiente Sicilia. Eletti il nuovo direttore regionale, Gianfranco Zanna, i 62 componenti del direttivo regionale e i 38 delegati che parteciperanno al congresso nazionale di Legambiente, che si svolgerà dal 2 al 4 dicembre a Bari.
Mimmo Fontana ha aperto il suo intervento sul rischio idrogeologico: “Bisogna smettere di pensare che si tratti di una questione ingegneristica, o affrontarlo come una questione di protezione civile. È essenzialmente una questione culturale. Una questione che va aggredita seriamente e che può essere risolta solo cambiando il modo di usare il territorio e, ancor prima, di pianificarne le trasformazioni”.
Politiche regionali: “Pur avendo apprezzato alcuni segnali di discontinuità, rispetto al passato, in termini di proposta, dobbiamo prendere atto di una profonda incoerenza sul piano delle scelte concrete. Sono ormai passati quasi tre anni e siamo sostanzialmente fermi al palo: il nuovo e alternativo piano rifiuti ancora non è stato approvato, né tanto meno è stata restituita ai Comuni o ai loro consorzi la responsabilità della gestione dei rifiuti. Tutto è fermo per la scelta del presidente Lombardo di concordare con il governo nazionale una dichiarazione d’emergenza del tutto immotivata, ma che ha posto sotto ricatto la Regione. Oggi, noi siciliani non possiamo scegliere in autonomia il nostro modello di gestione dei rifiuti, nonostante l’approccio innovativo della nuova proposta trovi la condivisione del mondo ambientalista, insieme a quello del lavoro e dell’industria.
Altrettanto seria è la situazione in campo energetico. Si è passati dalla totale deregulation di Cuffaro a un blocco quasi totale delle autorizzazioni per impianti d’energia rinnovabile nei primi due anni di governo Lombardo. Due posizioni estreme entrambe dannose, ma soprattutto accomunate da un approccio semplicistico e approssimativo a un settore complesso e strategico per il futuro del pianeta. La conseguenza è stata in entrambi i casi l’assenza di una politica adeguata.
Apprezziamo gli sforzi che sta facendo l’assessore Marino di modificare questo stato di cose. Ma riteniamo indispensabile mettere a sua disposizione le necessarie risorse umane per recuperare il tempo perduto e rilanciare la diffusione delle rinnovabili in Sicilia”.
La svolta di Confindustria. “Per combattere il cancro che corrode la Sicilia è fondamentale, ma non sufficiente, sottrarsi al pagamento del pizzo. È indispensabile modificare l’approccio al tema dello sviluppo che non può essere misurato solo in termini quantitativi, ma deve recuperare anche una dimensione etica puntando con decisione a una prospettiva di sostenibilità. Confindustria Sicilia è meritatamente diventata un punto di riferimento per l’intera organizzazione nazionale sul tema della legalità. Faccia pesare questo suo ruolo anche per provare a sostenere quei pezzi di mondo industriale che stanno scommettendo sul futuro, puntando sull’innovazione tecnologica e di processo”.
Conclusioni: “La situazione in Sicilia è molto seria, ma non possiamo perdere l’ottimismo che ci contraddistingue e che da trent’anni ci da la forza d’interpretare, insieme a tanti altri, la voglia di cambiamento che pure esiste in questa regione. Una forza che ci ha consentito di vincere importantissime battaglie di cui andiamo molto fieri ma che spesso non siamo in grado di rivendicare a sufficienza: il blocco di una pessima riforma urbanistica, il restauro della villa del Casale, la cancellazione del piano inceneritorista di Cuffaro, l’istituzione del Parco dei Monti Sicani e della riserva dei Pantani di Pachino, solo per fare alcuni degli ultimi esempi.
Ma forse in questo limite sta anche il nostro più grande pregio: l’essere incontentabili. Voler sempre più di quello che abbiamo ottenuto. Per noi è al meglio che non c’è mai fine!!”.

Al congresso hanno partecipato, fra gli altri, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente; Rossella Muroni, direttrice nazionale Legambiente; Pier Francesco Rizza, presidente regionale WWF; Ivan Lo Bello, presidente Confindustria Sicilia; il senatore Francesco Ferrante; Fabio Granata, vicepresidente Commissione parlamentare Antimafia; Roberto De Benedictis, vicepresidente Commissione Sanità ARS; Vito Ferrantelli (vincitore del premio intitolato ad Angelo Vassallo), sindaco di Burgio; Antonello Rizza, sindaco di Priolo; Ugo Biggeri, presidente nazionale di Banca Etica; una rappresentanza del comitato NO Muos di Niscemi; Salvatore Cocina, commissario straordinario Arpa Sicilia.


27 novembre 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna tel. 338-2116468

giovedì 24 novembre 2011

Legambiente Sicilia a congresso

CONGRESSO REGIONALE DI LEGAMBIENTE
"Capire il futuro per cambiare il presente"
Siracusa 26 - 27 novembre
Sede Area Marina Protetta del Plemmirio,
Via Abela (Comprensorio Castello Maniace)


Si svolgerà a Siracusa dal 26 al 27 novembre il congresso regionale di Legambiente Sicilia, in preparazione del congresso nazionale che si terrà a Bari dal 2 al 4 dicembre.

Al tradizionale appuntamento quadriennale prenderanno parte circa 130 delegati in rappresentanza di quasi 50 circoli attivi in Sicilia, e molti soci e simpatizzanti del cigno verde.

4 i delegati del circolo di Piazza Armerina, Benedetto Lo Piano, Ersilia Cannata e Roberta La Cara.

Per Legambiente ogni congresso rappresenta un’occasione insostituibile per mettere a fuoco le questioni da affrontare, fare rete, fare un bilancio di quello che è stato fatto, valutare cosa sta succedendo in Italia e nel mondo. È un’occasione unica per capire quali sono i processi sociali e culturali in corso e come un’associazione ambientalista si deve misurare con essi. È un grande momento collettivo, in cui l'associazione si trova a discutere e a confrontarsi per capire meglio come affrontare le sfide che la attendono e come possa migliorare costruzione del progetto politico associativo.

La rivoluzione energetica e la lotta contro i cambiamenti climatici, il rinnovamento delle città ed il rilancio dei piccoli comuni per il benessere sociale e la vivibilità, la politica industriale per un’Italia più pulita, più equilibrata e più efficiente, il valore della natura, della bellezza e del volontariato, la battaglia contro il consumo di suolo, il rischio idrogeologico e la deturpazione del paesaggio, la forza della cultura, della conoscenza e della legalità, il superamento della piaga del precariato, l’eliminazione della barbarie dei respingimenti, che sono solo l’altra faccia delle nuove forme di schiavismo. Tutto ciò fa parte di un concreto progetto per il futuro del nostro paese, che affonda le sue radici nelle cose che già oggi stanno avvenendo e di cui la bellissima vittoria ai referendum rappresenta la punta dell’iceberg.

Interverranno al Congresso: Vittorio Cogliati Dezza (Presidente Nazionale Legambiente), Rossella Muroni (Direttrice Nazionale Legambiente), Damiano Di Simone (Presidente di Legambiente Lombardia), Mariella Maggio (Segretario regionale CGIL), Anna Bucca (Presidente Regionale Arci), Pier Francesco Rizza (Presidente Regionale WWF), Ivan Lo Bello (Presidente Confindustria Sicilia), Rino La Mendola (Vicepresidente Ordine nazionale degli Architetti), Enzo Incontro (Direttore Amp del Plemmirio), Francesco Ferrante (Senatore), Fabio Granata (Vicepresidente Commissione parlamentare Antimafia), Roberto De Benedictis (Vicerpresidente Commissione Sanità ARS), Fabio Mancuso (Presidente Commissione Ambiente ARS), Panepinto Giovanni (Sindaco di Bivona).

PROGRAMMA COMPLETO:

Sabato 26 novembre

ore 9.30 Accreditamento delegati

ore 10.30 Relazione introduttiva

ore 11.00 Apertura dibattito e interventi ospiti

ore 14.00 Pausa Pranzo Buffet

ore 15.00 Dibattito ed interventi

ore 18.30 Chiusura lavori e riunione commissioni

ore 20.30 Cena

ore 22.00 Concerto di Ugo Mazzei che, insieme alla sua band, presenterà in anteprima i brani del suo disco, dedicato proprio ai temi ambientali.



Domenica 27 novembre
ore 9.30 Apertura lavori

ore 13.00 Pausa pranzo Buffet

ore14.00 ripresa dei lavori

ore 16.00 chiusura dibattito – Elezione organismi.

mercoledì 23 novembre 2011

Legambiente Sicilia su alluvione nel messinese

Alluvione nel messinese. Dichiarazione di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia.

“Speriamo che questo autunno finisca prima possibile altrimenti c’è il rischio che l’elenco dei morti possa allungarsi ulteriormente. È sempre piuttosto fastidioso dire “l’avevamo detto”, ma purtroppo è andata così”.
Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia, sottolinea che la provincia di Messina “è giovane dal punto di vista geologico e soprattutto gestita in modo criminale dalle classi dirigenti che hanno guidato le amministrazioni locali negli ultimi quarant’anni. Le ripide montagne che si affacciano sul mar Ionio e sul Tirreno sono solcate quasi per intero da fiumare, corsi d’acqua a carattere stagionale con un percorso brevissimo e una pendenza molto accentuata. Il rischio di frane è estremamente elevato e, soprattutto, appena arriva una “bomba d’acqua” non si ha nemmeno il tempo di trovare un ricovero.
Nella gran parte delle foci di queste fiumare si trovano interi quartieri e molti corsi sono addirittura coperti da strade e linee ferrate. Per ridurre il rischio in una situazione così disastrosa non resta che delocalizzare, spostare le case e le infrastrutture che sono state costruite dove la natura aveva previsto che si allargassero i corsi d’acqua in caso di piena. Se non si ha il coraggio di affrontare la questione in questi termini è meglio rassegnarsi a questa macabra contabilità che da qualche anno sembra essere diventata un elemento distintivo della stagione autunnale nel nostro Paese.
I cambiamenti climatici hanno infatti trasformato il dissesto idrogeologico in uno dei principali fattori di crisi del nostro Paese. A conferma che la questione del dissesto non può essere considerata prevalentemente competenza della protezione civile, va sottolineato – conclude Fontana - come in questo caso l’allerta abbia funzionato. Quasi nessuno è stato sorpreso per strada dall’esondazione dei torrenti, ma questo non ha evitato la morte di coloro che sono stati travolti da una frana mentre si sentivano sicuri in casa”.


23 novembre 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna tel. 338-2116468

sabato 19 novembre 2011

Giornata dei diritti dei bambini 2011





Il 20 novembre di 22 anni fa veniva siglata la Convenzione Onu per i Diritti dell’Infanzia, recepita dal Parlamento italiano nel 1991. Nonostante questi importanti passi ufficiali, per molti aspetti la Convenzione è oggi disattesa, sia a livello globale che nel nostro paese.

L’effettiva possibilità dei bambini e dei ragazzi di fruire dei propri diritti è infatti in molti casi pesantemente limitata se non impossibile, l’accessibilità a molti servizi è ben lontana dall’essere diffusa per tutti, la crescente situazione di difficoltà economica dell’amministrazione pubblica peggiora le cose. Alla proclamazione dei diritti sulla carta non corrisponde, purtroppo, una effettiva possibilità di fruirne per tutti, nella vita quotidiana, anche della nostra città.


Siamo ben lontani dal pensare la nostra città come una città a misura di bambino. Non vengono attuate politiche per l'infanzia diverse da quelle assistenziali. I bambini non votano!

mercoledì 16 novembre 2011

Lettera a Mario Monti

Legambiente, Greenpeace e WWF scrivono al neo Presidente del Consiglio per segnalare l'urgenza di poliche per la salvaguardia del clima globale e contestualizzando le azioni da mettere subito in campo.


Illustre Sen. Monti,
nel dibattito internazionale ed europeo, l’emergenza ambientale è ormai la base per affrontare le cause e le soluzioni dei problemi planetari e dello sviluppo economico.

In Italia manca un approccio strategico e l’individuazione di un percorso che leghi la crisi economica a quella economica e sociale. Al contrario, le priorità per le politiche ambientali da citare sarebbero molte dopo anni di sostanziale stasi se non di smantellamento dei programmi di tutela e dell’ambiente, nonché l’assenza di una strategia di promozione dello sviluppo sostenibile e della decarbonizzazione.

Come rappresentanti di Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia ci permettiamo di segnalarLe una questione su cui è urgente che il nostro Paese faccia un salto di qualità, un tema strettamente legato sia alle politiche europee che allo sviluppo di una “green economy”: le politiche per la salvaguardia del clima globale.

Le nostre associazioni chiedono che l’Italia:

si schieri in sede europea a favore dell’obiettivo di riduzione al 2020 del 30% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990;
riveda il piano d’azione per le rinnovabili, adeguandolo a livelli coerenti con l’obiettivo di taglio delle emissioni, elevando quindi i target per le diverse fonti rimodulando in modo appropriato ed economicamente efficace il sistema degli incentivi;
chieda ai partners comunitari che l’obiettivo dell’aumento del 20% per l’efficienza energetica sia reso vincolante;
sostenga obiettivi stringenti e coerenti per il miglioramento dell’efficienza anche per il settore delle automobili e dei veicoli commerciali;
sostenga la necessità di un secondo periodo di impegni con il protocollo di Kyoto, elemento essenziale anche per ottenere un mandato per l’accordo quadro globale sul clima.
Diversi studi mostrano che elevare al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra non solo è possibile, ma avrebbe anche effetti positivi sull’economia e sullo sviluppo delle tecnologie pulite. Per garantire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, chiediamo che siano eliminati i continui stopand-go registrati negli ultimi mesi e siano date certezze di medio e lungo periodo a questi settori. L’efficienza energetica rappresenta un punto cruciale di ogni politica di salvaguardia del clima e su questo tema ci sono in campo proposte anche di parte industriale che vanno prese in seria considerazione.

In tema di trasporti, oltre alla tutela del trasporto pubblico locale, un impegno a ridurre le emissioni delle flotte di auto e veicoli commerciali al 2020, oltre a rappresentare un obiettivo ambientale, contribuirebbe anche alla bolletta energetica.

Tali priorità, già inscritte nelle politiche europee che Lei ben conosce, sono state finora trattate male, promosse in modo discontinuo se non con fastidio, anche per pressioni di gruppi d’interesse che non sanno vedere nelle politiche di tutela del clima e dell’ambiente uno straordinario volano per lo sviluppo.

Siamo certi che l’ispirazione profondamente europeista del Suo ufficio, proporrà un ruolo più attivo e propositivo dell’Italia in questo campo.
E siamo parimenti certi che vorrà considerare con attenzione i temi che Le sottoponiamo, ricordando il monito già espresso dal Presidente Napolitano che, in occasione delle tragedie che hanno colpito recentemente la Liguria e la Toscana, ha voluto ricordare come il nostro territorio e la nostra popolazione stiano pagando un tributo duro e luttuoso ai cambiamenti apportati dall'uomo al clima.

Ci auguriamo di poter avere l'occasione di illustrarLe sia questi temi che le altre priorità ambientali e, pertanto, Le chiediamo un incontro quando Ella lo riterrà più opportune.


Cogliamo l'occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti e i migliori auspici per il buon fine del Suo mandato.

In fede,
Giuseppe Onufrio (Direttore Esecutivo – Greenpeace Italia)
Vittorio Cogliati Dezza (Presidente - Legambiente)
Stefano Leoni (Presidente – WWF Italia)

Roma, 16 novembre 2011

martedì 15 novembre 2011

Leggere per crescere - 2° seminario



Si svolgerà oggi, 15 novembre, il secondo seminario del ciclo di bibliofilia "Leggere per crescere". Relatore sarà il prof. Robero Osculati della facoltà di Lettere e Filosofia della università di Catania che ci parlerà del suo libro "L'evangelo di Marco". L'appuntamento è per le 17.30 presso l'aula capitolare dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose Mario Sturzo (via La Bella 3).



Il seminario è organizzato in collaborazione con il CIF e l'associazione culturale Minerva.

martedì 8 novembre 2011

Ecosistema rischio Sicilia - 273 comuni presentano aree di rischio idrogeologico

Mutamenti climatici e consumo di suolo rendono i nostri territori sempre più fragili.

Sono ben 273 i comuni in Sicilia esposti a rischio idrogeologico. Praticamente 7 su 10, di cui 200 a rischio frana.

Questo è quanto emerge dalla pubblicazione del dossier Ecosistema rischio Sicilia, redatto nell'ottobre 2011, nell'ambito della campagna Operazione Fiumi

lunedì 7 novembre 2011

A come Acqua - ritorna la settimana Unesco di educazione allo sviluppo sostenibile

L’acqua protagonista della Settimana Unesco di Educazione allo sviluppo sostenibile 2011
(7-13 novembre 2011)“A come Acqua”: questo il titolo della sesta edizione della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che si terrà dal 7 al 13 novembre 2011 sotto l’egida della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO.
Centinaia di iniziative animeranno le piazze, le scuole, i teatri, i parchi di tutta Italia per ricordare la più importante fonte di vita e di benessere del pianeta e i fattori che la minacciano, dai cambiamenti climatici ai modelli di consumo, dagli sprechi alla cattiva gestione.

Salvailmuseo: nuove strategie culturali per i musei siciliani



Domani, 8 novembre alle ore 17.00, nella sede del Centro di Educazione Ambientale di Piazza Armerina, si svolgerà la presentazione del dossier di Legambiente Sicilia "Salvailmuseo: nuove strategie culturali per i musei siciliani".
Info: piazzambiente@legambientesicilia.it

mercoledì 2 novembre 2011

CONCORSO LETTERARIO DI LEGAMBIENTE - L'ALBERO RACCONTA



Alla scoperta dei patriarchi verdi per i 150 anni dell’Unità d’Italia

Legambiente per il terzo anno consecutivo propone un concorso con l’intento di stimolare la scrittura e la cultura dell’ambiente tra i bambini e ragazzi dai 7 ai 13 anni.

A chi è rivolto?
A tutti i bambini e ragazzi di età compresa tra i 7 e i 13 anni che potranno partecipare in due categorie divise per fasce di età: dai 7 ai 10 anni e dagli 11 ai 13.

Il tema
In occasione delle due importanti ricorrenze a cui è legata nel 2011 la Festa dell’Albero, Anno internazionale delle foreste e 150° anniversario dell’Unità d’Italia, i partecipanti dovranno realizzare un breve racconto fantastico che abbia come personaggio o ambientazione un albero secolare, testimone e protagonista dei cambiamenti ambientali e sociali e della nostra storia unitaria.
La storia potrà essere scritta in forma di fiaba tradizionale o moderna, di horror, di fantasy o in ogni altro genere letterario fantastico.

Come partecipare?
Il racconto, di massimo 50 righe, dovrà essere inedito e dovrà pervenire, unitamente alla scheda di adesione, via e-mail a festa.albero@legambiente.it, via fax allo 06.23325782 - c.a. Ufficio Scuola e Formazione, oppure via posta a Legambiente Onlus – Ufficio Scuola e Formazione – Via Salaria 403 – 00199 – Roma.
Entro il 30 marzo 2012.

Premiazione!
I lavori pervenuti saranno giudicati dalla Giuria di Legambiente in base alla rispondenza al tema e all’abilità e creatività della scrittura.
Saranno selezionati 3 vincitori per ciascuna categoria.
I primi classificati di ogni categoria riceveranno dei bellissimo e originali premi!

Per tutte le informazioni scarica il Regolamento completo della Scheda di Adesione, oppure scrivi a festa.albero@legambiente.it o chiama lo 06.86268352.

venerdì 28 ottobre 2011

Ponte Stretto. Stop ai fondi di Stato per la realizzazione.

Legambiente. “Una bella notizia. Ora si pensi alle vere necessità del Paese”


“Finalmente una buona notizia. Speriamo che questa sia realmente la battuta finale dell’annoso, e ormai noioso, film sull’ipotetica realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e l’occasione per investire sui veri problemi del Paese”.
Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato la notizia dell’approvazione alla Camera della mozione dell’Idv che impegna il governo alla soppressione dei finanziamenti previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.
“In un momento così difficile – ha continuato Cogliati Dezza -, sarebbe assurdo pensare di spendere quasi 2 miliardi di euro per avviare un’opera inutile quanto costosa. Bene sarebbe ora occuparsi di problemi reali, a partire dal recuperare la cifra di circa 1,4 miliardi di euro necessari per permettere ai pendolari di continuare a muoversi in treno anche nel 2012”.



L’Ufficio stampa (06.86268376 – 99 – 60)

martedì 25 ottobre 2011

Il piacere di leggere. I luoghi della lettura


Oggi pomeriggio, alle 17.30, prenderà il via il ciclo di seminari e laboratori di bibliofilia "Leggere per crescere". Il primo seminario sarà tenuto dalla dott.ssa Venera Petralia e avrà come argomento "Il piacere di leggere. I luoghi della lettura".

lunedì 17 ottobre 2011

Traffico illecito di rifiuti in Sicilia

Legambiente: “Business lucroso per tutte le mafie.
Probabilmente, in Sicilia, questa è solo la punta dell’iceberg”


“Grazie alle Forze dell’ordine e alla magistratura oggi si è compiuto un buon passo avanti nella lotta contro le ecomafie. Il traffico illecito di rifiuti non è evidentemente prerogativa solo della camorra o della ‘ndrangheta. Il business fa gola a tutte le mafie, tanto più in una regione assolutamente inadeguata nella gestione dei rifiuti speciali, prodotti oltre che da tante piccole e medie realtà imprenditoriali, da tre grandi poli industriali, come la Sicilia. I rifiuti speciali, infatti, debbono essere trasportati e trattati fuori dalla regione, a tutto vantaggio di chi vuol fare affari illeciti attraverso la loro gestione”. Così Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia ha commentato l’operazione del Noe di Palermo che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare per tre persone tra cui Giuseppe Liga, a capo del mandamento San Lorenzo-Tommaso Natale fino al suo arresto nel marzo 2010. Sul ciclo della ‘monnezza’ dunque, non dobbiamo abbassare la guardia perché questo continua ad essere un settore tra i più lucrosi e difficili da scoprire. “Anche questa operazione è stata portata a termine solo grazie all'uso delle intercettazioni. La lotta ai trafficanti di rifiuti, lo testimoniano le parole del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, non si può fare senza questo fondamentale strumento di indagine. Depotenziarne l'uso significa dunque dichiarare la resa sul fronte delle ecomafie. Inoltre – ha concluso Fontana - i traffici di rifiuti, oltre a devastare i settori legali del turismo e delle produzioni agroalimentari di qualità e ad aumentare l’incidenza di malattie gravissime minando il futuro dell’intero Paese, sono spesso anche un reato spia, attraverso il quale si arriva a scoprire l'intera rete di affari illegali delle mafie”.



17 ottobre 2011

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Oggi 16 ottobre siamo ancora più indignati

Poteva essere una bellissima giornata.ma centinaia di migliaia di persone, di orientamenti politici e culturali molto diversi, insieme alle quali siamo scesi in piazza, sono state messe a tacere dalle violenze che ieri a Roma hanno calpestato la democrazia ed annientato il diritto di parola di chi in questi anni ha pagato, e rischia di continuare a pagare nel futuro, la crisi. E' stata la manifestazione più partecipata di quelle che ieri hanno pacificamente invaso le piazze del mondo, eppure non è stato sufficiente per far sentire le voci indignate di chi non vuole pagare con la disoccupazione, con la precarietà, con l'assalto e l'espropriazione dei beni comuni e delle risorse ambientali, la crisi finanziaria. Dobbiamo sapere che nella nostra società circola ormai una diffusa rabbia sociale, che si intreccia molto spesso con un'altrettanto diffusa rabbia esistenziale, che basta poco per trasformare in incendio.
Per questo non possiamo più accettare che ci siano posizioni ambigue sul tema della violenza, come chiediamo con forza che si intervenga con un'intelligente opera di prevenzione per rendere inoffensive quelle frange che si muovono tra l'estrema destra, alcune tifoserie e pochi gruppi di antagonismo sociale e che ieri hanno aggredito il corteo e la città. Prevenzione che ieri non c'è stata, mentre abbiamo assistito ad un'improvvida gestione dell'ordine pubblico in piazza S. Giovanni che ha disseminato il panico tra migliaia di pacifici dimostranti (offrendo uno spettacolare palcoscenico ai pochi gruppi organizzati di violenti).
Se tutto ciò non avverrà la vittima principale sarà la democrazia e la libertà di agire con le armi della politica. Nei prossimi mesi non mancheranno le occasioni per far tornare a sentire la nostra opposizione a questa gestione della crisi con la forza delle nostre ragioni. Oggi siamo ancora più indignati.
Vittorio Cogliati Dezza
Presidente nazionale Legambiente

domenica 9 ottobre 2011

Ddl salva coste. Legambiente Sicilia su Musotto

Ddl salva coste. “Non vi è alcuna esigenza di regolarizzare gli abusi che, ricordiamo, sono frutto di reato ed i reati vanno tutti perseguiti. Di conseguenza gli abusi insanabili vanno semplicemente demoliti”. Dichiarazione di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia.



“Prendiamo atto con soddisfazione del ritiro della firma alla proposta di legge n. 725 «Recupero e valorizzazione della fascia costiera», da parte dell’on. Musotto che, evidentemente, almeno in parte, ha compreso come anche in Sicilia stia ambiando la cultura. Sono, infatti, lontani i tempi in cui fare i paladini del cemento era conveniente sul piano elettorale. Ci aveva provato Berlusconi alle ultime amministrative a Napoli con pessimi risultati”. A dichiaralo Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia che continua: “Vorremmo però chiarire all’on. Musotto che non vi è alcuna esigenza di regolarizzare gli abusi che, ricordiamo, sono frutto di reato ed i reati vanno tutti perseguiti. Di conseguenza gli abusi insanabili vanno semplicemente demoliti. Per questa ragione ci è sembrata pertinente la metafora utilizzata ieri dal presidente di Confindustria Sicilia, Lo Bello, che, al di là della battuta, sottolineava il rischio che nella nostra regione prevalga la logica di Cetto Laqualunque per il quale non solo l’abusivismo ma coerentemente anche tutti gli altri reati andrebbero depenalizzati. Ci pare evidente - conclude Fontana - che sono ben altri i problemi di cui dovrebbe occuparsi la nostra classe politica”.



8 ottobre 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna 3382116468

Nuovo romanzo della scrittrice Diletta Nicastro


Venerdì 14 ottobre lancio nazionale di 'Dio salvi il Gigante' a Roma

L'evento ha il Patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco



Venerdì 14 ottobre si tiene a Roma il lancio nazionale di 'Dio salvi il Gigante', il sesto incarico della saga Unesco 'Il mondo di Mauro & Lisi' ideata e scritta dalla giornalista romana Diletta Nicastro. L'evento, in programma presso la Libreria Suspense in Via Ceresio, 87-89 a partire dalle ore 18.30, ha il Patrocinio della "Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO".

Interviene l'autrice Diletta Nicastro. Modera il giornalista Marco Amabili.


'Dio salvi il Gigante' è un'avventura mozzafiato ambientata nella Giant's Causeway in Irlanda del Nord, nel Patrimonio UNESCO dal 1986, che miscela l'adrenalina di '24' con il mondo di Jane Austen, con l'introduzione di un nuovo personaggio: l'agente segreto inglese Jonathan 'Fitz' Darcy che richiama il celebre Fitzwilliam di Orgoglio e Pregudizio.



Il romanzo, dal ritmo serratissimo, raccoglie la difficile sfida di far operare assieme agenti dell'MI6 e ribelli irlandesi per contrapporsi alle minacce di un attacco terroristico e lascia con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, con l'imprevedibile rivelazione finale.

Una lotta contro il tempo che porterà Mauro, Lisi, Kieran e tutti i protagonisti a viaggiare senza sosta tra Irlanda, Inghilterra e Scozia per impedire che accada l'inevitabile.

Ancora una volta M&L propongono set straordinari, che questa volta alternano gli scenari selvaggi dell'Irlanda alle fredde mura del Bureau dell'MI6 a Londra, ville georgiane nel cuore del Derbyshire a villaggi ormai abbandonati nelle Ebridi Interne.

Nuovi personaggi memorabili che conquisteranno il cuore dei lettori: da Fitz a Penelope Hughes, da Midwinter a Patrick O'Hara, da Gem a Jacques Gibert.

La penna della Nicastro si conferma una delle più interessanti ed incalzanti del panorama italiano, equilibrando con invidiabile originalità azione e romanticismo, amore per il passato e nuove tecnologie.


Nonostante il libro sia uscito da pochissimi giorni, già alcuni M&L-Maniacs pressano per sapere cosa accadrà dopo.
Al riguardo è stato annunciato che entro la fine del 2011 uscirà il primo racconto promozionale che anticiperà la prossima avventura.

Legato a 'Dio salvi il Gigante' vi è anche il concorso 'Indovina la prossima avventura di M&L' in cui i M&L-Maniacs sono invitati ad indovinare il sito Unesco teatro della prossima avventura de 'Il mondo di Mauro & Lisi'. Il primo che indovina vince una notte a Roma offerta dal B&B Amati da Roma, ed un'intera giornata con l'autrice Diletta Nicastro tra le meravglie Unesco di Roma e Città del Vaticano.


I precedenti romanzi della saga 'Il mondo di Mauro & Lisi' sono: Il mistero di Lussemburgo, Il tesoro di Skara Brae, I fossili di Messel, I lillà di Padova, I segreti di Tallinn, ...Aspettando il Gigante.

Diletta Nicastro è stata ospite, nel 2010, di Festambiente a Piazza Armerina ed ha ambientato uno dei prequel del sesto incarico tra le tessere della nostra Villa del Casale.

martedì 20 settembre 2011

Alla Perugia-Assisi virtualmente grazie agli Scout


Cari amici il gruppo Scout Piazza Armerina 1 parteciperà alla Marcia della Pace Perugia-Assisi che si svolgerà il 25 settembre 2011, portando in cammino, come testimonianza cittadina, le "pezze di pace" che ogni associazione sta realizzando.
L'iniziativa è stata condiviso con gli operatori della casa di accoglienza "Mamma Margherita" della nostra città, che parteciperà con un gruppo di persone ospiti della comunità provenienti da Lampedusa dopo uno dei tanti viaggi della speranza.
Il nostro circolo ha accolto con grande piacere il loro comune invito a realizzare una "pezza di pace" perchè così ci sentiremo in qualche modo presenti e perchè comunque Legambiente sarà presente da tutta Italia.
E così abbiamo chiesto una mano a Roberta, una mano o meglio la sua mano per personalizzare la nostra bandiera e farla diventare una "pezza di pace". Il risultato è l'immagine che vi alleghiamo.
Il 21 settembre alle ore 17.00 ci vedremo davanti il cancello della villa Garibaldi per poi entrare in chiesa dove il vescovo benedirà i ragazzi che parteciperanno alla Marcia di giorno 25.
La Marcia si terrà a cinquant'anni della prima Perugia-Assisi organizzata, con lo stesso slogan "In marcia per la pace e la fratellanza", da Aldo Capitini il 24 Settembre 1961.
Un'esperienza importante che gli scout vogliono condividere con altre realtà e partendo dalla nostra città.
La costruzione della pace, infatti, non può che cominciare nelle nostre città, dai luoghi dove la gente vive e s'impegna a cercare le risposte più concrete alle tante crisi che stiamo vivendo.
La Marcia Perugia-Assisi è una grande iniziativa di educazione alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza democratica; un modo concreto per coniugare l'educazione all'azione.
Vi aspettiamo il 21 settembre e se qualcuno vuole andare materialmente a "camminare per la pace" c'è posto!.

mercoledì 7 settembre 2011

Caccia aperta con ordinanza? Legambiente ricorre al TAR

IL SINDACO DI PANTELLERIA APRE CON PROPRIA ORDINANZA LA CACCIA SU PARTE DELL’ISOLA.

LEGAMBIENTE: “PROVVEDIMENTO ABNORME. RICORREREMO AL TAR ED IMPUGNEREMO
ANCHE IL CALENDARIO VENATORIO REGIONALE”.


Con Ordinanza n. 109 del 29 agosto 2011, il Sindaco di Pantelleria ha aperto la caccia su una parte dell’isola contro le previsioni della Regione che per tutte le isole minori prevedeva l’apertura al primo ottobre.

“Si tratta di un fatto grave ed abnorme – dichiara Angelo Dimarca, Responsabile regionale del Dipartimento Conservazione Natura di Legambiente Sicilia – in quanto le leggi vigenti non prevedono alcuna competenza dei sindaci in materia di apertura della caccia. Inoltre, già lo scorso anno alcuni sindaci delle Madonie che avevano autorizzato gli abbattimenti dei cinghiali erano stati censurati e condannati anche al pagamento delle spese processuali con diverse sentenze del TAR Palermo”.

Tutte le isole minori sono classificate IBA (Important Bird Area) cioè sono zone importanti per la conservazione degli uccelli e con decreto dell’Assessorato regionale territorio ed ambiente era stata prevista l’apertura della caccia a partire dal primo ottobre.
Tale disposizione peraltro è coerente anche con la presenza turistica che nelle isole minori è significativa per tutto il mese di settembre.
Ma, all’ultimo minuto, l’Assessore all’Agricoltura D’Antrassi ha inserito nel calendario venatorio una sorta di deroga ed ora assiste in silenzio a provvedimenti abnormi che negano le misure di conservazione volute dalla stessa Regione.

“Per questo – conclude Dimarca - Legambiente ha dato mandato ai propri legali di impugnare il calendario venatorio regionale che comprende anche norme assurde come il divieto di caccia per una fascia di 1 chilometro a cavallo dell’autostrada Enna-Catenanuova, che non servono per la conservazione della natura e che sono inutilmente penalizzanti nei confronti degli stessi cacciatori”.

Palermo, 7 settembre 2011

L’addetto stampa
Teresa Campagna 338 2116468

lunedì 5 settembre 2011

In ricordo di Angelo Vassallo


Legambiente ricorda il sindaco ambientalista che sapeva credere in un altro Sud. “Il miglior esempio per i Sindaci dei piccoli Comuni”
Nella notte del 5 settembre 2010 Angelo Vassallo, il primo cittadino del comune di Pollica, piccolo comune del Cilento, viene freddato con sette colpi di pistola. E’ trascorso un anno da quella notte, ma ancora non si conosce la verità sulla sua morte e la famiglia e i cittadini sono ancora in attesa di giustizia.
Eletto la prima volta nel 1995, Angelo Vassallo era conosciuto per le sue battaglie ambientali, per l’infaticabile attività di recupero e valorizzazione dei luoghi del suo territorio, per la notorietà internazionale che era riuscito a dare a un piccolo Comune del nostro meridione. Un uomo straordinario e amatissimo, che non aveva paura di perdere consensi con scelte azzardate perché sapeva di fare il bene della sua gente, dell’ambiente e del suo territorio.
In questi giorni in cui si discute delle misure contenute nella manovra finanziaria che mettono a repentaglio il futuro dei piccoli Comuni del nostro Paese, l’esempio di Vassallo dovrebbe servire da ammonimento contro una scelta di questa natura.
“Angelo Vassallo può essere considerato la migliore testimonianza e il miglior esempio per i sindaci dei piccoli Comuni - ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente nazionale di Legambiente - per questo la nostra associazione, con il Comune di Pollica, ha istituito già da maggio scorso il premio a lui intitolato per il miglior sindaco del piccolo Comune del nostro Paese. Vassallo era uno di quei semplici e onesti cittadini che decidono a un certo punto di prendere per mano la propria comunità e provano a mostrarle le proprie visioni. Nessuno meglio di lui - continua il vicepresidente di Legambiente - ci ha saputo parlare dell’utilità dei piccoli centri e della forza che questi riescono a trasmettere all’intera nazione. Era un buon amministratore in grado di gestire bene la cosa comune, ma soprattutto di avere un’idea di futuro per la propria cittadina e per i suoi abitanti, di modellare il territorio e la sua gente su un’idea di comunità più coesa e più civile. Questo dovrebbe fare il sindaco, questo lui faceva meglio di chiunque altro”.
Quando Vassallo ha preso in mano i 2.500 abitanti di Pollica, delle frazioni marine di Pioppi e Acciaroli e quelle montane di Celso, Cannicchio e Galdo, Angelo Vassallo ha trovato un territorio degradato e una costa anonima, anni luce lontana da quei luoghi che Legambiente riconosce e premia, da oltre dieci anni, come una delle perle del mare italiano. A Vassallo, va il merito di aver ridato alle coste cilentane un mare cristallino grazie all’ampliamento del depuratore di Acciaroli e Pioppi, un mare “da bere”, come testimoniato da una delle sue più belle foto ricordo. Iniziative come questa sono valse alla sua terra il riconoscimento delle Cinque Vele di Legambiente e Touring Club Italiano dal 2000 a oggi e addirittura il primo posto in classifica proprio nelle due ultime edizioni della Guida Blu.
Durante la sua amministrazione ha trasformato in eccellenza un posto che stava morendo avviando un efficiente sistema di depurazione e di raccolta differenziata che ha portato la località campana a percentuali da record nazionale, ha lottato inoltre contro la speculazione edilizia e il consumo di suolo attraverso il piano del Parco del Cilento. In una delle sue ultime interviste espose in maniera molto chiara le ragioni della forza dei piccoli Comuni e, di conseguenza, quale fosse la sua idea di federalismo e di governo del territorio: “E’ necessario che gli interessi dei cittadini siano curati dall’ente a loro più vicino, il Comune, che riesce a intercettare i loro bisogni e le loro necessità, il danno della politica a livello nazionale è che non conosce i territori”.

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venerdì 2 settembre 2011

Legambiente su sentenza TAR di annullamento Piano paesistico di Ragusa

Il Tar di Catania annulla Piano paesistico di Ragusa. “La sentenza rischia di produrre effetti gravissimi sul territorio”. Dichiarazione di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia e Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia.

“La sentenza del TAR di Catania che sospende gli effetti del Piano Paesistico della provincia di Ragusa rischia di produrre effetti gravissimi sul territorio”. A dichiararlo Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia e Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia, che continuano: “Le motivazioni lasciano alquanto perplessi: sostenere, dopo anni, che occorre la VAS, valutazione ambientale strategica, per l’adozione di un piano di vincoli che ha natura paesaggistica e non può essere considerato un piano territoriale, appare incredibile in una regione in cui, in questi anni, attraverso norme di deroga, la VAS non è stata fatta nemmeno per i piani urbanistici e addirittura per il piano energetico regionale. Gli interessi che hanno avversato il piano paesaggistico di Ragusa e che hanno portato alla sentenza di oggi, sono ben lontani dalla tutela dell’ambiente che è l’obiettivo della VAS, la cui mancanza viene agitata in maniera del tutto strumentale. Adesso si corre un serio e fortissimo pericolo di un’aggressione del paesaggio da parte di speculatori, palazzinari e cementificatori senza scrupoli. L’Amministrazione regionale e il governo Lombardo – concludono Fontana e Zanna - devono scendere subito in campo con determinazione, per dimostrare da che parte stanno, facendo scattare una immediata moratoria per impedire nuovi scempi edilizi in tutto il territorio siciliano, in attesa della definizione della vicenda”.


2 settembre 2011

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sabato 13 agosto 2011

Mare, sequestrato depuratore di Gela


Legambiente: "Ancora una volta Goletta Verde si conferma sentinella dei mari"

"Alla Capitaneria di Porto e alla Guardia Costiera di Gela va il nostro plauso per la solerzia con la quale hanno raccolto la denuncia di Goletta Verde e dei cittadini e verificato la situazione alla foce del torrente Gattano dove le nostre analisi hanno riscontrato un forte inquinamento.
Nonostante le rassicurazioni fornite dalla società che gestisce la depurazione nella provincia di Caltanissetta, questo sequestro conferma per l'ennesima volta
l'attendibilità delle analisi di Goletta Verde e anche l'utilità di una campagna che da 26 anni è sentinella dei mari italiani. Attendiamo ora gli esiti dell'indagine ma si provveda subito a mettere in sicurezza tutta la zona oggetto dello sversamento.
L'area di Gela, infatti, è già fortemente provata da un inquinamento industriale che deve essere risanato e non ha certo bisogno di ulteriori fonti inquinanti".
Così il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani, commenta il sequestro del depuratore biologico delle acque reflue del quartiere Macchitella di Gela, amministrato dalla società Caltaqua, il soggetto gestore dell'ATO idrico di Caltanissetta.
"E' molto grave che ad essere colti con le mani nel sacco siano stati proprio i dipendenti della società privata che gestisce non solo la depurazione ma anche le
acque per uso civile della provincia di Caltanissetta - ha aggiunto Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia -. Un segno evidente che affidare ai privati la
gestione di beni pubblici non è sempre garanzia di efficienza. Ci appelliamo - ha concluso Fontana - all'Assessore al Territorio e Ambiente della Regione Sicilia perché assuma l'onere di risolvere la disastrosa situazione della depurazione in tutta la regione. Ricordo infatti, che ben 90 comuni siciliani sono totalmente privi di depuratori e, come dimostra questa vicenda , anche dove ci sono la gestione è spesso fallimentare".

L'Ufficio stampa Legambiente
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mercoledì 10 agosto 2011

Legambiente Sicilia ricorda Ludovico Corrao

Ludovico Corrao è stato il primo socio del Circolo Legambiente Valle del Belìce, ha partecipato con entusiasmo a tutte le edizioni di Salvalarte Belìce, ha accolto i partecipanti del Viaggio nella Memoria. Sempre presente a tutte le manifestazioni, ha apprezzato la Rete Museale e Naturale Belicina.

Ricordiamo il suo pensiero in occasione del 1° Viaggio nella Memoria: "Se si fosse dato spazio ai fattori culturali, oggi le città del Belice non sarebbero città fantasma. Solo la cultura può darci sostegno e slancio nella scoperta del nuovo genius loci, nella ricostruita identità fatta di molteplicità di culture e linguaggi, di accoglienza e di convivenza pacifica con gli altri popoli del Mediterraneo che alla Sicilia conferirono splendori di civiltà, identità e solidarietà per la pace e lo sviluppo".
“Memoria e Bellezza”, da valorizzare e da salvare, hanno tracciato il filo conduttore nelle quattro campagne di Salvalarte Belìce, idee e suggerimenti sempre puntuali sono stati il contributo di Ludovico Corrao, ma saranno sempre insufficienti per ricordarlo. Negli ultimi anni nel Belìce, dopo i fasti delle prime edizioni delle Orestiadi, si era interrotto il dialogo culturale tra le città e le persone; insieme abbiamo cercato, con decine di iniziative organizzate in tutti i Comuni, di riprendere quel discorso culturale. Con il sostegno e le attenzioni di Corrao “conoscitore” della cultura belicina, abbiamo promosso le aree archeologiche minori e poco conosciute, gli artisti del Belìce, Nick La Rocca, Sanfilippo, abbiamo affrontato dibattiti sul restauro, sulla conservazione dell’arte contemporanea, e lanciato le basi per nuovi temi. Abbiamo fatto conoscere, anche ai belicini, tanti luoghi e siti culturali e naturalistici meravigliosi e spesso unici. La nascita della Rete Museale e Naturale Belicina è stata un’occasione molto apprezzata, anche perché, attraverso un lungo e faticoso percorso, ha permesso di superare atavici campanilismi e di comprendere che bisogna stare uniti, perché qui la storia è unica e la memoria resta viva e forte. L’impegno politico per l’arte, la cultura e l’architettura, le innumerevoli opere, gli incontri tra i popoli del Mediterraneo, promossi da Ludovico, adesso sono l’eredità lasciataci per la Valle del Belice e per tutta la Sicilia. Siamo profondamente dispiaciuti per la perdita di un grande uomo, che ha contribuito ad accrescere la cultura nazionale e internazionale, ma soprattutto che è stato capace di rovesciare le sorti delle pietre del dolore post sisma in pietre della bellezza e della memoria. Gibellina, la sua opera principale di politico e intellettuale, resta il suo sogno, una città d’arte che continuerà a vivere, perché come diceva lui, “le città non si fanno in trenta anni”.
10 agosto 2011
L’ufficio stampa
Teresa Campagna tel. 338-2116468

domenica 10 luglio 2011

11 luglio - Il comitato Trigona incontra l'assessore Missineo

4500 FIRME A SOSTEGNO DI PALAZZO TRIGONA E DI UNA POLITICA INTEGRATA E REALE PER LO SVILUPPO DI PIAZZA ARMERINA

L’ASSESSORE MISSINEO ACCOGLIE L’INVITO DEL COMITATO TRIGONA AD UN CONFRONTO APERTO SUL FUTURO DELLO STORICO PALAZZO CHE ASPETTA, DA PIU’ DI 50 ANNI, DI DIVENTARE MUSEO.

LUNEDÌ 11 LUGLIO L’ASSESSORE SARÀ A PIAZZA ARMERINA PER ASCOLTARE IL COMITATO ED EFFETTUARE UN SOPRALLUOGO A PALAZZO TRIGONA

Più di 4500 firme raccolte a Piazza Armerina, grazie al forte impegno della società civile riunita in comitato cittadino, per sottoporre alle istituzioni competenti un cartello di richieste che vedono al centro il futuro di Palazzo Trigona, lo storico edificio acquistato nel 1959 dalla Regione Sicilia e destinato a essere museo.
“Oggi – dichiarano i responsabili del comitato – il restauro di Palazzo Trigona, dopo colpi di scena degni di una telenovelas, è concluso ma il palazzo non è ancora fruibile. E’ per questo che abbiamo deciso di ricostituire il comitato Trigona, cui hanno aderito 50 sigle tra associazioni, rappresentanze sindacali e operatori commerciali. Il museo a Palazzo Trigona – continuano dal comitato - è sempre stato visto e auspicato dalla città come occasione di rilancio e sviluppo culturale ed economico, di un comune che solo sulla carta può definirsi turistico, e l’enorme interesse che hanno suscitato le azioni del comitato è la prova che i cittadini hanno ormai capito che solo una forte spinta dal basso può cambiare ciò che la politica non riesce a garantire”.
“Probabilmente entro la fine dell’estate, assisteremo all’apertura parziale del Palazzo, – continua il comitato - ma ciò non può e non deve essere considerato un punto di arrivo, ma solo l’inizio perché il Palazzo venga trasformato veramente in museo e motore culturale per la città di Piazza”.
“Da decenni questa città aspetta un museo d’eccellenza che possa costituire un polo di attrazione culturale e turistica da affiancare alla Villa del Casale, e che possa supportare anche la rinascita economica di Piazza. La mancanza del museo e di una adeguata programmazione turistica e culturale sul territorio, già dopo l’inaugurazione della Dea di Morgantina, si sta già facendo sentire e potrebbe farsi sentire ancora di più nei prossimi mesi, in coincidenza con la prevista riapertura definitiva della Villa del Casale, quando Piazza, purtroppo, non si presenterà al passo con questi grandi eventi.
Il 16 giugno i rappresentanti del comitato sono stati ricevuti, a Palermo, dall’assessore regionale per i Beni Culturali, Sebastiano Missineo. In quella occasione sono state consegnate all’assessore le oltre 4500 firme raccolte e si è avviato un confronto aperto sul ruolo del Trigona nel contesto della fruizione e della valorizzazione dei beni culturali di Piazza e del suo territorio.
“L’assessore – continua il comitato - ha accolto positivamente l’impegno della società civile e si è dimostrato disponibile a discutere in termini possibili e non politici sul futuro di Palazzo Trigona”.
L’11 luglio l’assessore Missineo sarà a Piazza Armerina e dedicherà la mattina all’incontro con il comitato e alla visita a Palazzo Trigona per poi proseguire la sua giornata con importanti incontri istituzionali legati all’annunciata conclusione dei lavori alla Villa del Casale, prevista per dicembre 2011, e alla messa in rete del patrimonio culturale piazzese.
Coordinamento e ufficio stampa
Legambiente Piazza Armerina - trigona@piazzambiente.com

martedì 28 giugno 2011

"UNESCO ALLA SICILIANA, i siti in sofferenza della bella Sicilia"

Mercoledì prossimo, 29 giugno alle ore 11, alla Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia; Mimmo Fontana, presidente regionale Legambiente Sicilia, e i responsabili del Circolo Legambiente di Piazza Armerina presenteranno il dossier "UNESCO ALLA SICILIANA, i siti in sofferenza della bella Sicilia".
Sarà presente Guido Meli, direttore del Parco archeologico Villa del Casale.

Seguirà visita guidata al cantiere di restauro dei mosaici e della nuova copertura della Villa.



27 giugno 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna 3382116468

"UNESCO ALLA SICILIANA, i siti in sofferenza della bella Sicilia"

Mercoledì prossimo, 29 giugno alle ore 11, alla Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, Gianfranco Zanna, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia; Mimmo Fontana, presidente regionale Legambiente Sicilia, e i responsabili del Circolo Legambiente di Piazza Armerina presenteranno il dossier "UNESCO ALLA SICILIANA, i siti in sofferenza della bella Sicilia".
Sarà presente Guido Meli, direttore del Parco archeologico Villa del Casale.

Seguirà visita guidata al cantiere di restauro dei mosaici e della nuova copertura della Villa.



27 giugno 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna 3382116468

mercoledì 22 giugno 2011

Abusivismo sulle coste, plastica in mare, trivellazioni petrolifere: Legambiente presenta Mare Monstrum 2011

Mare monstrum 2011:il rapporto annuale sulle illegalità e i nemici del mare.
Due casi simbolo in Sicilia: Campobello di Mazara e Realmonte


Tra vecchio e nuovo abusivismo diffuso, ecomostri storici e qualche, ancora troppo timido, segnale positivo legato a sporadiche demolizioni, la Sicilia si conferma al top della classifica del cemento illegale in Italia. Interi litorali sacrificati allo scempio dell’edilizia fuorilegge, scheletri che da decenni fanno orribile mostra di se su alcune delle spiagge più belle dell’Isola, come quello alla Scala dei turchi, villini non finiti nelle aree archeologiche di Selinunte e della Valle dei Templi, piccole isole uniche al mondo devastate da centinaia di seconde case abusive, come a Lampedusa.
In questo scenario fa capolino un sindaco, appena rieletto alla guida della sua comunità, che ha deciso di intestarsi la battaglia degli abusivi. Succede a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, dove il primo cittadino Ciro Caravà in campagna elettorale ha promesso solennemente che avrebbe salvato una volta per sempre le 800 case insanabili che campeggiano lungomare in zona di inedificabilità assoluta. Una novità di segno opposto potrebbe arrivare da Lido Rossello, sulla spiaggia di Realmonte potrebbero avere i mesi contati le “villette degli assessori” di Realmonte, uno degli ecomostri che Legambiente ha inserito nella Top five degli scempi costieri italiani.

Campobello di Mazara, il sindaco che vuole salvare 800 case abusive (Tp)Ciro Caravà, eletto per la seconda volta alla guida di Campobello di Mazara, ha fatto della prospettiva di una sanatoria generale la sua bandiera elettorale. La sua ferma volontà di risolvere una volta per tutte il problema degli abusivi gli avrebbe permesso di riesumare dai faldoni degli uffici della Regione un decreto datato 1973. Quella carta magicamente trasformerebbe in case legali gli 800 immobili che da decenni sono considerati insanabili perché realizzati entro i 150 metri dal mare, su cui la legge regionale del 1976 impone l’inedificabilità assoluta.
“Abbiamo verificato – spiega Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia – la fondatezza delle dichiarazioni del sindaco Caravà e dei suoi consulenti a proposito della possibilità di sanare le centinaia di case abusive costruite sulle spiagge ricadenti nel Comune di Campobello di Mazara e siamo giunti alla conclusione che si tratta di una lettura forzata degli strumenti urbanistici vigenti nel Comune a partire dagli anni 70. Il decreto del 73, presentato da Caravà e consulenti come soluzione dei problemi degli abusivi di Campobello, in realtà approva il piano comprensoriale del Belice post terremoto e non prevede affatto la possibilità di realizzare le centinaia di case abusive di Capo Granitola e Tre Fontane, anzi quelle aree, sempre nel 73, furono in parte destinate a verde di rispetto della fascia costiera, zona V; a zone per attrezzature e servizi anche a fini turistici, zona F, e non erano affatto individuate come zone già urbanizzate e di completamento, zana D (in quanto tali escluse dal vincolo di inedificabilità assoluta). In ogni caso, quelle aree vennero stralciate dal piano proprio con il decreto di approvazione del 73. Quelle case sono, quindi, insanabili e rimarranno tali nonostante le dichiarazioni di Cararà e consulenti.
Un sindaco – conclude Fontana – dovrebbe puntare al rispetto della legalità da parte dei cittadini, piuttosto che cercare escamotage per favorire quelli che hanno commesso gravi abusi”.

Lido Rossello e Scala dei Turchi: gli scheletri sulle spiagge di Realmonte (Ag)
Potrebbero esserci novità importanti per le 3 palazzine mai finite sulla spiaggia di Lido Rossello: a maggio del 2011 il Consiglio di giustizia amministrativa ha bocciato il ricorso dei proprietari e ora il sindaco sembra sia deciso a procedere con le pratiche per la demolizione. Annullare le concessioni edilizie, acquisire gli scheletri e poi lasciare spazio alle ruspe. Dopo quasi vent’anni questa vergogna su una delle spiagge più belle della Sicilia meridionale potrebbe sparire dalle foto dei turisti. Siamo in una baia nel territorio del comune di Realmonte, in provincia di Agrigento. E’ un luogo di grande suggestione. E proprio per la sua straordinaria bellezza, questa spiaggia è stata al centro delle mire speculative di un gruppo di politici e di imprenditori locali, denunciati e condannati dopo la pubblicazione di un dossier di Legambiente Sicilia. Nei primi anni Novanta, utilizzando uno strumento urbanistico scaduto e in totale violazione del vincolo paesistico, alcuni assessori rilasciarono a sé stessi una serie di concessioni edilizie per realizzare palazzine in riva al mare, piantando i piloni nella sabbia e sbancando la costa di pietra bianca che completava il tratto costiero. Nel 1992 Legambiente inizia a depositare denuncie e nel 1993 la magistratura annulla la concessione e blocca i lavori. Nel febbraio del 1994 l’intera Giunta Municipale, la commissione edilizia ed alcuni imprenditori vengono arrestati, processati e condannati. Negli anni seguenti i proprietari fanno ricorso al Tar contro la sospensione dei lavori, ma senza successo, perché vengono tutti respinti.
A pochi chilometri dalle palazzine abusive degli assessori di Realmonte c’è un posto ancora più famoso, un’attrazione unica, la meravigliosa spiaggia che ospita la Scala dei turchi, una parete a gradoni di marna, pietra di calcaree e argilla bianco cangiante, raggiunta ogni giorno da centinaia di turisti. Peccato che accanto ci sia un altro mirabile esempio di speculazione edilizia realizzato grazie a concessioni “compiacenti”. E’ lo scheletro di un albergo la cui prima concessione edilizia risale al 1989 e che Legambiente ha subito denunciato alla magistratura ottenendo nel 1990 il blocco dei cantieri e il sequestro. Ma intanto un primo lotto di circa 2.000 metri cubi è già stato realizzato. Nel 2006 impugnando l’ordine di sospensione dei lavori della magistratura, la proprietà avrebbe ottenuto un parere favorevole dal Consiglio di Giustizia Amministrativa che gli consentirebbe di completare i lavori sui lotti già edificati.


22 giugno 2011

L’ufficio stampa
Teresa Campagna tel. 338-2116468