mercoledì 27 aprile 2011

28 aprile 2011: Giornata mondiale vittime dell’amianto


Legambiente rilancia l’allarme e chiede al Governo di mantenere le promesse sugli incentivi per la sostituzione eternit - fotovoltaico

E' fuorilegge da quasi vent'anni ma la sua presenza, anche nelle nostre case, è ancora molto alta e il rischio per la salute ancora attuale. L’amianto è nei tetti, nelle condutture, nei cassoni per la raccolta di acqua potabile, nelle canne fumarie o all'interno dei pavimenti vinilici e di mal d’amianto si continua a morire.


A diciotto anni dalla legge 257 del 1992 che lo metteva al bando, l'amianto è ancora molto diffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono di essere bonificati. La stessa legge obbligava le Regioni ad adottare entro 180 giorni il Piano Regionale Amianto, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati. Ad oggi, secondo un rapporto di Legambiente, solo 13 Regioni hanno approvato un Piano Regionale per la bonifica. Ma anche quando il piano esiste, mancano le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati. Solo due regioni si sono poste una data entro cui completare la bonifica: la Lombardia nel 2016 e la Sardegna entro il 2023.


L'Italia è stata il secondo paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. Secondo le stime del CNR e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti. Un aiuto all’eliminazione della fibra killer era contenuto nel Conto Energia bloccato dal decreto Romani: per chi voleva sostituire tetti e coperture in eternit e amianto con pannelli solari fotovoltaici, le tariffe incentivanti del nuovo Conto Energia erano maggiorate del 10%. Ma il Governo ha bloccato tutto.


“Pochi sanno che gli incentivi al solare sono forse la prima speranza per liberarci dalle coperture in eternit in pochi anni. È ora che il Governo metta fine alla farsa sugli incentivi bloccati dal decreto Romani - ha detto Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente – Non si facciano speculazioni sulla salute delle persone e si consenta davvero ai cittadini di accedere alle agevolazioni per eliminare la fibra killer da tetti e capannoni e scegliere i pannelli solari”.


L'eternit non rappresenta un rischio per la salute se rimane integro, ma diventa pericoloso se è in cattivo stato di conservazione, usurato o rotto. Il direttore dell'Istituto Superiore per la Prevenzione (ISPESL), stima che l'amianto provochi circa 4000 decessi all'anno. Secondo il Registro Nazionale Mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai famigliari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L'Agenzia dell'OMS per la ricerca sul cancro (IARC) classifica l'amianto come sicuramente cancerogeno per l'uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell'ovaio. Inoltre lo IARC ritiene probabile che l'amianto possa provocare anche tumori dell'apparato digerente (faringe, stomaco, colon). Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l'amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non diventa mai zero.


La malattia può manifestarsi anche quarant'anni dopo l'esposizione, per questo motivo gli epidemiologi prevedono che la mortalità per il più tipico dei tumori da amianto (mesoltelioma) aumenterà ancora, nonostante la proibizione al commercio, per raggiungere il picco all'incirca nel 2020.

“Per questi motivi Legambiente – continua Poggio – ha lanciato con la società AzzeroCO2 la campagna Eternit free, già partita con grande successo in molte provincie e regioni e presto anche a Milano e in Lombardia. Ci proponiamo insieme di salvare vite e di promuovere green economy, speriamo che il governo lo capisca e intervenga rapidamente per eliminare il tetto di potenza annuale per gli impianti installati sugli edifici e per introdurre un premio per la rimozione dell'eternit fisso e invariante accogliendo la proposta di APER dei 5 eurocent/kWh”.

L’amianto va ricercato negli edifici costruiti prima del 1992, anno della messa al bando del suo commercio. Gli organismi preposti ai controlli sono la ASL e l'ARPA. Il proprietario dell'immobile (in caso di condomini, l'amministratore) ha il dovere di segnalare alla ASL la presenza di amianto attraverso una scheda di censimento, in genere scaricabile dal sito Internet della Regione di appartenenza. Alcuni Comuni hanno avviato un proprio censimento utilizzando la medesima scheda inviata a tutti i cittadini.



Per maggiori approfondimenti sulla campagna Etenit free e sulle regioni e provincie che hanno già aderito: http://www.azzeroco2.com. I consigli su come fare e a chi rivolgersi per la rimozione dell’amianto dal proprio tetto su www.viviconstile.org. Il dossier completo di Legambiente sui danni da amianto su: http://www.legambiente.it/dettaglio.php?tipologia_id=14&contenuti_id=503







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martedì 26 aprile 2011

Chernobyl 25 anni dopo

Una situazione ancora drammatica per chi vive nelle zone contaminate. Tragica la situazione nella centrale dove il sarcofago deve essere ricoperto da un'altra opera faraonica per evitare un nuovo incidente. Legambiente continua ad aiutare le popolazioni colpite con il Progetto Rugiada: un aiuto concreto ai bambini di Chernobyl



Sono passati 25 anni dal disastro nucleare di Chernobyl, avvenuto il 26 aprile del 1986. Per 10 giorni consecutivi la nube radioattiva sprigionatasi a seguito all’esplosione alla centrale nucleare ha rilasciato diversi materiali radioattivi, la cui ricaduta ha interessato prevalentemente le popolazioni di Bielorussia, Russia e Ucraiana. Una tragedia di grandissime dimensioni che ancora oggi, a distanza di venticinque anni, continua a essere drammatica per gli effetti devastanti del fallout radioattivo. Basti pensare che il 20% del territorio agricolo e il 23% delle foreste della Bielorussia sono state contaminate a causa della ricaduta al suolo dei radiosotopi radioattivi, contaminado così la catena alimentare.



“Ancora oggi – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - 7 milioni di persone vivono nelle zone più contaminate in Bielorussia, Russia e Ucraina, e sono costrette tutti i giorni a nutrirsi con cibo fortemente radioattivo. Inoltre tutte le aree colpite dall'incidente del 26 aprile 1986 sono a oggi significativamente contaminate secondo gli ultimi monitoraggi effettuati e il rischio dal punto di vista sanitario per le popolazioni residenti continua a essere molto elevato: i tumori tiroidei in primo luogo, ma anche numerose altre patologie risultano essere in continuo aumento. Infatti nutrirsi con una dieta altamente radioattiva comporta un abbassamento significativo delle difese immunitarie dell'organismo che facilita l'insorgenza di patologie di vario tipo. I bambini – continua Angelo Gentili - sono i soggetti meno garantiti e che soffrono di più di questa situazione proprio perchè i loro organismi in accrescimento sono vere e proprie spugne anche rispetto all'assorbimento di radionuclidi quali il Cesio 137 e lo Stronzio 90. Nonostante tutto ciò si assiste a una politica volta a minimizzare le conseguenze ambientali dell'incidente nucleare sia con l'abbassamento dei livelli di radioattività (ovviamente solo sulla carta) sia tramite la ripopolazione delle aree più pericolose e l'avvio di coltivazione in loco e allevamento del bestiame. Tra l'altro funghi e legname altamente contaminato oltre che sul mercato nazionale vengono esportati in modo notevole sui mercati europei”.



Tutt'ora la centrale è coperta da un sarcofago, costruito a partire da metà giugno 1986 e finito 206 giorni dopo. Novantamila furono i lavoratori coinvolti in questa impresa faraonica dell’età contemporanea, per la quale si resero necessarie 300.000 tonnellate di calcestruzzo e 1.000 tonnellate di strutture metalliche. Secondo studi effettuati da esperti del settore, si stima che la quantità di materiale radioattivo altamente pericoloso contenuto all’interno del sarcofago è di circa 200 tonnellate. Al suo interno si trova ancora oggi il 95% del materiale radioattivo presente al momento dell’incidente. Ma dal sarcofago fuoriescono polveri radioattive in quanto è ricoperto di buchi e crepe (più di 100 metri quadri), è fortemente instabile e il rischio di un collasso della struttura è molto elevato. Sono iniziati i lavori per la realizzazione di un nuovo sarcofago denominato l'arco, per il quale saranno necessarie 29 mila tonnellate di strutture metalliche, tre volte il peso della torre Eiffel, con un'altezza di 105 metri, come un palazzo di 30 piani o come l'altezza della Statua della libertà, una lunghezza di 150 metri, quasi come 2 campi di calcio. Per realizzarlo i costi complessivi sono di 1 miliardo e 600 milioni di euro, e attualmente mancano ancora molte risorse economiche per ultimare l'opera faraonica.



Legambiente continua a rimanere con le popolazioni vittime del disastro di Chernobyl oltre che con la denuncia alla comunità internazionale di una situazione sempre più grave, con un progetto di solidarietà concreta: il Progetto Rugiada. Nato nel 1994 per monitorare i bambini colpiti dalle radiazioni ospitandoli per un mese presso il centro specializzato di Vilejka. La struttura è situata tra i boschi e sulla riva di un lago, dove i piccoli vengono seguiti con programmi specifici, sia di tipo medico che pedagogico, con lo scopo di riscontrare possibili forme tumorali. Per tutto il periodo dell'accoglienza viene fornito loro cibo sano e non contaminato dalle radiazioni. Per avere informazioni a riguardo è possibile consultare il sito www.solidarietalegambiente.org, o chiamare il numero 0564.48771. Inoltre per contribuire al Progetto Rugiada è possibile fare una donazione su C/C postale 12075586 intestato a Legambiente Solidarietà o tramite bonifico bancario intestato a Legambiente Solidarietà, Codice Iban – IT 43 E 050 1802 8000 00000513351.