mercoledì 7 dicembre 2011

Arresto Zagaria. Legambiente: “Una vittoria dello Stato, della legalità e dei cittadini onesti".

"Per decenni ha gestito l’ecomafia del cemento e dei rifiuti avvelenando il territorio e rubando il futuro”

“Una vittoria dello Stato, della legalità e dei tanti cittadini onesti della Campania. Michele Zagaria era il capo dell’ecomafia, il boss del cemento che ha trasformato la Campania Felix nella terra dei fuochi, avvelenando il territorio e la salute dei cittadini. Per decenni con le sue attività criminali e l’appoggio dei colletti bianchi, ha rubato il futuro. Dopo gli arresti di ieri di politici collusi e il sequestro dei beni, oggi con la cattura del capo dei capi dell’ecomafia guardiamo con ottimismo e speranza al futuro di una regione e di un territorio per uno sviluppo senza le ecomafie”.

In una nota Stefano Ciafani e Michele Buonomo, rispettivamente vicepresidente nazionale Legambiente e presidente regionale Legambiente commentano l’arresto del boss dei casalesi Michele Zagaria.


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martedì 6 dicembre 2011

Italia al 30esimo posto della classifica di Germanwatch

Legambiente sui paesi maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra. “Per l’Italia piccoli passi avanti ma ancora molta strada da fare.A Durban sostenere l’Ue per rinnovo Kyoto e nuovo accordo globale entro il 2015”
Italia al trentesimo posto della classifica del rapporto annuale sulle performance climatiche dei maggiori emettitori di gas serra realizzato da Germanwatch in collaborazione con Climate Action Network Europe e Legambiente per l’Italia, presentato oggi a Durban in occasione della conferenza Onu sul clima.

Svezia, Regno Unito e Germania sono in testa alla graduatoria dei 58 paesi interessati dallo studio, dove i primi tre posti non sono però stati assegnati, perché nessun paese ha ancora messo in atto politiche climatiche sufficientemente ambiziose da ridurre le emissioni di anidride carbonica per contenere il surriscaldamento globale almeno al di sotto di 2°C.

“La posizione di Svezia, Regno Unito e Germania conferma la leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici e il ruolo importante che questi paesi dovranno giocare a Durban in questi giorni - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Ci auguriamo che l’Italia s’impegni al loro fianco; nonostante i passi avanti compiuti dal nostro paese nell’ultimo anno, rimane ancora molta strada da fare”.

Nella graduatoria dello scorso anno, l’Italia si piazzava, infatti, alla 41esima posizione.

La classifica viene determinata attribuendo un punteggio calcolato in base a tre parametri principali: il trend di riduzione delle emissioni, che pesa per il 50%; il livello assoluto di emissioni, che pesa per il 30%; le politiche climatiche per il 20%.

Nel dettaglio, la risalita dell’Italia è dovuta essenzialmente alle politiche climatiche nazionali - dove passa dalla 58esima alla 49esima posizione - in particolare sul fronte dello sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Per quanto riguarda il livello assoluto di emissioni il nostro paese passa invece dalla 29esima alla 27esima posizione. Per il trend di riduzione delle emissioni dal 21esimo al 18esimo posto.

Rispetto ai 27 paesi membri dell’Unione europea, l’Italia è in retroguardia, in 16esima posizione, a testimonianza del ritardo accumulato negli anni passati rispetto all’azione climatica, per la miopia delle politiche governative. Un risultato confermato anche dalla 15esima posizione sui 30 paesi OCSE considerati dal rapporto.

“Rimane il sospetto che il miglioramento dell’Italia sia dovuto principalmente alla crisi economica. Siamo, comunque, ancora indietro rispetto ai maggiori paesi europei – conclude Cogliati Dezza -, un divario da colmare al più presto, soprattutto ora, di fronte alla drammatica crisi in corso. Potenziare la green economy significa anche investire nelle tecnologie pulite e a basso contenuto di carbonio, rilanciando così lo sviluppo economico e la performance climatica del paese. Un primo segnale forte deve essere dato a Durban sostenendo l’Europa per rinnovare il protocollo di Kyoto e giungere a un nuovo accordo globale entro il 2015”.


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lunedì 5 dicembre 2011

Manovra e ambiente. Legambiente: “Bene la conferma del 55%, ma la montagna ha partorito un topolino. Si poteva fare di più”

“Da un governo di tecnici ci saremmo aspettati molto più spirito e capacità di innovazione e invece è come se la montagna avesse partorito un topolino”.
Così presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, commenta la manovra del Governo in merito alle misure prese in campo ambientale.

“Alcune buone cose ci sono – prosegue Cogliati Dezza – come il mantenimento degli incentivi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, il trasferimento di fondi alle Regioni per il trasporto ferroviario dei pendolari e più tasse sulle auto di grossa cilindrata, ma niente di veramente innovativo. Anzi, se non fosse stato per il ministro Clini, probabilmente anche l’incentivo del 55% sarebbe stato cancellato. Ma soprattutto in questa manovra non c’è nulla per fare della risposta alla crisi climatica l'asse dell'innovazione, per fare della green economy il volano e il traino per recuperare occupazione e rilanciare il sistema produttivo italiano nell'economia globale”.

Uscire dalla crisi è possibile attraverso una ‘ricetta verde’, già presentata da Legambiente nel corso del suo IX congresso nazionale, con una serie di misure per recuperare oltre 21 miliardi di euro, incentivando la sostenibilità ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti, realizzando allo stesso tempo una conversione ecologica di alcuni settori.
Tra le proposte dell’associazione, l’aumento dei canoni di concessione per il prelievo di materiali edili dalle cave e per quello di acque minerali, che avrebbe fruttato quasi 350 milioni di euro e avrebbe incentivato il recupero di materiali edili e l’ammodernamento impiantistico del servizio idrico integrato. E ancora, una maggiore tassazione per lo smaltimento dei rifiuti in discarica avrebbe fatto entrare nelle casse delle Regioni circa 750 milioni di euro da reinvestire in politiche di prevenzione e riciclaggio. Ma soprattutto il taglio di costi di grandi opere infrastrutturali, non necessarie, come il ponte sullo Stretto di Messina e le nuove autostrade nella pianura padana, avrebbe sottratto una spesa di 12.730 milioni di euro. Da bandire, per Legambiente, anche i 400 milioni di euro annui d’incentivi al trasporto su gomma e le spese miliari per nuovi programmi d'arma: cancellando i finanziamenti per cacciabombardieri (spesa complessiva di circa 16 miliardi di euro), sommergibili, radar e corsi sulle forze armate si potrebbero recuperare, nel 2012, ben 791,5 milioni di euro. Infine, secondo Legambiente si sarebbe potuto intervenire sulle spese per i ritardi accumulati e per far fronte alle emergenze. Colmare il ritardo nell'attuazione degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ad esempio, avrebbe permesso di risparmiare circa 800 milioni di euro mentre realizzare un piano di messa in sicurezza del territorio per mitigare il rischio idrogeologico avrebbe consentito di risparmiare i circa 875mila euro che spendiamo ogni giorno solo per far fronte ai danni provocati da frane e alluvioni. Insieme a queste proposte Legambiente ha elencato anche una serie di voci, dove si poteva intervenire per coadiuvare questi risparmi: arrestare il consumo di suolo per facilitare la mitigazione del dissesto idrogeologico e la valorizzazione del paesaggio, combattere l'illegalità ambientale, che si stima fatturi circa 20 miliardi di euro l’anno.
“Insomma – ha concluso Cogliati Dezza – in questa manovra non ci sono misure strutturali per invertire la rotta e spostare il prelievo fiscale sulle risorse ambientali, nessun intervento sul precariato, sulla scuola e la ricerca. Niente che parli al futuro. Anche questa volta si è persa l’occasione di guardare all’ambiente come un volano di sviluppo”.

domenica 4 dicembre 2011

IX Congresso nazionale. Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni confermati presidente e direttrice generale di Legambiente


Si è chiuso l'appuntamento che ha portato a Bari oltre 800 delegati
Rinnovabili, trasporti pendolari, città, Mediterraneo, volontariato, diritti le sfide future di Legambiente



"Chiudere le centrali più inquinanti, a partire da una moratoria per il carbone; difendere i diritti dei pendolari; ripartire dalle città e dalle aree metropolitane rafforzando la nostra azione associativa e le nostre proposte politiche; rilanciare il nostro lavoro sul Sud e verso il Mediterraneo; realizzare un servizio volontario per la prevenzione del rischio idrogeologico; sostenere la legge per i diritti civili ed elettorali alle amministrative degli stranieri". Ecco in sintesi gli obiettivi fissati da Legambiente per i prossimi anni, a conclusione del suo IX congresso nazionale che si è concluso oggi a Bari con la riconferma di Vittorio Cogliati Dezza e Rossella Muroni rispettivamente presidente e direttrice generale di Legambiente.

"La crisi climatica e la crisi economica delineano uno scenario in cui si fa urgente una riorganizzazione dei processi produttivi, delle risorse impiegate, dell'uso delle materie prime. E se vogliamo che la proposta ambientalista abbia successo è necessario colpire i consumi energivori e impattanti. Per questo abbiamo proposto una patrimoniale verde che penalizzi i proprietari di auto che consumano ed emettono più Co2, insieme ad una revisione del meccanismo del bollo auto, l'aumento dell'accisa della benzina di 3 centesimi per coprire i tagli alle Regioni per i trasporti pendolari, l'adeguamento delle concessioni di cave ed acque minerali. A queste risorse si può aggiungere il recupero delle spese militari del Cip6, delle regalie al trasporto su gomma, delle opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina".

Vittorio Cogliati Dezza, conclude così il IX Congresso nazionale di Legambiente che lo ha confermato presidente, alla presenza di 800 delegati che per tutti e tre i giorni del congresso si sono confrontati sulle maggiori questioni ambientali, sociali ed economiche che interessano il Paese.

"Nelle nostre città convivono le massime contraddizioni con le massime potenzialità. Oggi i nostri centri urbani sono diventati, purtroppo e sempre più spesso, i luoghi dell'esclusione sociale, dell'inquinamento e del degrado. Eppure, noi crediamo che possano e debbano diventare, invece, i luoghi della coesione, dell'integrazione, della solidarietà, della sostenibilità, della qualità e della bellezza. Per questo sosterremo con forza il diritto di voto alle amministrative per gli stranieri E' questa la grande sfida che ci attende nel prossimo futuro e che ci vedrà convinti protagonisti".


Il IX congresso di Legambiente si è chiuso con l'elezione di due nuovi vice presidenti: Stefano Ciafani, responsabile scientifico e Edoardo Zanchini, responsabile Urbanistica e Rinnovabili dell'associazione e la riconferma di Andrea Poggio a vice direttore ed Ermete Realacci a presidente onorario.



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