lunedì 10 febbraio 2014

Abusivismo edilizio. La Sicilia non è la repubblica delle banane!

Abusivismo. Legambiente: “In forza di una giurisprudenza della  Consulta, della Cassazione Penale e del Consiglio di Stato, di segno opposto rispetto alle conclusioni a cui perviene il CGA, impugneremo in ogni sede qualunque atto dovesse maturare in coerenza con il parere del Consiglio. Sostegno a ogni iniziativa, come quella del presidente della IV Commissione Trizzino, volta a chiarire – anche in  sede legislativa - che la Sicilia non è la repubblica delle banane e che gli abusivi  siciliani non hanno maggiori tutele rispetto a quelli di qualunque altra regione d’Italia”.

L’attivismo di alcune Procure siciliane che hanno diffidato nell’ultimo anno e mezzo le  amministrazioni comunali perché applicassero la legge, con l’acquisizione e la  demolizione degli abusi non sanati, ha prodotto il disorientamento e la resistenza di chi aveva trovato finora tutti gli alibi possibili per evitare un atto obbligatorio ma che veniva considerato impopolare.
“Da qualche mese a questa parte – dice Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia - si sono potuti apprezzare i primi positivi effetti con demolizioni importanti come quella di Scala dei Turchi, ma non sono mancate reazioni di senso contrario”.
Solo per fare qualche  esempio si può ricordare: il governo Lombardo che tentò di bloccare le demolizioni ordinate dal sindaco di Marsala - si arrivò al paradosso di chiedere la VAS per l’attività di ripristino ambientale (mentre gli stessi uffici concedevano la deroga a questo obbligo per i piani più impattanti) -, il sindaco di Licata che voleva vendere le case agli abusivi per regolarizzare la loro posizione, l’ANCI che ha recentemente inviato un’accorata lettera al governo Crocetta con la quale si chiede di concordare una soluzione.
“In questo quadro un po’ paradossale – continua Fontana -  in cui diverse istituzioni si scontrano sull’applicazione di una norma dall’importante rilievo penale oltre che amministrativo, si inserisce inevitabilmente anche la riapertura del dibattito circa l’ammissibilità all’ultimo condono degli immobili ricadenti in aree di “vincolo relativo” a seguito di un parere del CGA. Si tratta di una circostanza che desta molte perplessità, ma soprattutto una domanda. Come mai questa lettura secondo la quale il recepimento della sanatoria edilizia 2003 sarebbe avvenuto solo parzialmente – escludendo i limiti imposti dalla norma nazionale – arriva a ben undici anni di distanza dall’approvazione della norma? Eppure sono stati anni in cui il contenzioso sul tema è stato sostenuto: più regioni hanno adito la Corte Costituzionale e anche in Sicilia non sono certamente mancati i ricorsi degli abusivi che si vedevano rigettate le istanze di sanatoria ai sensi del comma 27 dell’art.32 della L.326/2003 che li escludeva esplicitamente”.
Il fatto che l’interpretazione più restrittiva della norma abbia retto a qualunque verifica, ha provocato in questi anni i reiterati tentativi di riaprire il condono motivati dall’asserzione che escludere gli abusivi che ricadevano in zone di “vincolo relativo” fosse discriminatorio rispetto agli altri abusivi. Ben ventuno tentativi andati a vuoto non per un caso, ma grazie alla sempre maggiore consapevolezza di quanto incalcolabili siano i danni prodotti al nostro Paese dall’abusivismo e al rafforzarsi di una giurisprudenza che ha ribadito sempre più decisamente il dettato dell’art.9 della Costituzione che impone a tutti gli organi dello stato la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione. Ed è proprio a partire dall’elusione di questo principio fondamentale della Costituzione che non appare condivisibile il parere del CGA. Non minori dubbi suscita il mancato riconoscimento della L.326/2003 quale legge di grande riforma economico sociale, ma soprattutto la constatazione che la diversa interpretazione andrebbe a incidere sulla punibilità penale del reato. Ci si potrebbe trovare nella paradossale situazione di un immobile sanato in via amministrativa per cui, però, la demolizione verrebbe imposta ugualmente da una sentenza penale di condanna.
“Per questi e per altri profili – continua Fontana - ma soprattutto in forza di una giurisprudenza della  Consulta, della Cassazione Penale e del Consiglio di Stato, di segno opposto rispetto alle conclusioni a cui perviene il CGA, impugneremo in ogni sede qualunque atto dovesse maturare in coerenza con il parere del Consiglio. Contestualmente facciamo appello alle Procure perché incentivino ulteriormente il loro  impegno nel fare rispettare anche in Sicilia la legge che si applica in tutto il resto  d’Italia. Ai partiti presenti all’ARS – conclude - chiediamo invece un sussulto d’amore per il nostro  territorio e, in applicazione dell’art.9 della Costituzione, il sostegno a ogni iniziativa come quella del presidente della IV Commissione Trizzino volta a chiarire – anche in  sede legislativa - che la Sicilia non è la repubblica delle banane e che gli abusivi  siciliani non hanno maggiori tutele rispetto a quelli di qualunque altra regione d’Italia”.

Palermo 10 febbraio 2014


L’Ufficio stampa      Teresa Campagna 338 2116468

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