- avviare anche nella nostra regione una rivoluzione energetica ed una riconversione economica e produttiva liberata dalle fonti fossili
- rafforzare le eco-filiere agricole, turistiche, tecnologiche avanzate e decarbonizzate
- garantire uno sviluppo futuro, anche sul piano occupazionale e ambientale, sicuramente molto più sostenibile e duraturo.
Nel sottosuolo marino siciliano le riserve petrolifere certe potrebbero coprire appena poche settimane dei consumi italiani generando scarse royalty complessive a fronte di rischi elevatissimi, visto che gli attuali permessi non rispondono neanche all’obbligo di valutazione di rischio di incidente rilevante. In base al Piano di pronto intervento nazionale per la difesa da inquinamenti di idrocarburi o di altre sostanze nocive causati da incidenti marini, le varie tecniche di rimozione nelle condizioni ideali di luce e di mare, consentono di recuperare al massimo non più del 30% dell’idrocarburo sversato. Tale percentuale tende rapidamente a zero con il peggioramento delle condizioni meteo-marine contraddicendo le rassicurazione dei petrolieri. Il convinto no di Legambiente Sicilia alle trivellazioni ed alla caccia ed allo sfruttamento del petrolio nel Mediterraneo risponde anche al bisogno vitale di fermare i cambiamenti climatici in atto nel pianeta e causati principalmente dall’uso scriteriato delle fonti fossili.
14 ottobre 2014
L’ufficio stampa
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