mercoledì 29 gennaio 2020

LEGAMBIENTE CHIEDE L’AVVIO DI UN PERCORSO PARTECIPATO E CONDIVISO CON GLI ATTORI SOCIALI DEL TERRITORIO PER LA REVISIONE DEL PIANO DI GESTIONE UNESCO DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE


Correva l’anno 2012 e nelle sale di palazzo Trigona si presentava il piano di gestione Unesco della Villa del Casale, strumento obbligatorio richiesto dall’Unesco stesso a tutti i siti patrimonio dell’umanità, il cui percorso era iniziato già nel 2006.
Un piano di gestione realizzato in virtù dei finanziamenti previsti dalla L. 77/2006 per i siti Unesco, con la cura scientifica del prof. Giovanni Campeol dell’Università di Venezia
Si legge nell’introduzione: “Il Piano di Gestione dei siti UNESCO rappresenta un indispensabile strumento per la gestione, la tutela e la valorizzazione del Patrimonio. Il Piano di Gestione permette di piani­ficare, in una visione strategica, le azioni e le attività da porre in essere affinchè il Sito, riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità, possa avere garantita la sua conservazione a testimonianza della Storia della Civiltà e diventare luogo di incontro e di scambio di conoscenze, nella vasta rete dei Siti mondiali”
Il piano di gestione – dichiarano gli ambientalisti - è uno strumento di pianificazione e di programmazione che affonda le sue radici in logiche partecipative, come del resto sancito dall’Unesco stesso che, a proposito dell’obbligo di un management plan fa riferimento a “appropriato piano di gestione o un altro documentato sistema di gestione che dovrebbe specificare come il valore universale eccezionale del sito sarà mantenuto, possibilmente attraverso processi partecipativi”.
Dal 2012 ad oggi, essendo fra l’altro citati tra gli stakeholder del territorio in virtù delle storiche battaglie per la Villa del Casale e palazzo Trigona, abbiamo chiesto più volte l’attuazione del piano di gestione ma senza alcun esito.
Da qualche mese a questa parte si è avuta notizia dell’avvio di un vecchio progetto, finanziato nel 2010 sempre con i fondi della L.77/2006, realizzato in rete con le 8 città Unesco del val di Noto (Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli ) e Siracusa-Pantalica (con Cassaro, Ferla e Sortino) che prevede, la revisione dei piani di gestione Unesco, tra cui quello della nostra Villa.

Che ben venga! I sistemi di gestione devono essere dinamici e devono prevedere strategie innovative per la gestione del sito, ma che lo si faccia in modo partecipato e condiviso come richiesto dall’Unesco.

E’ per questo- continuano gli ambientalisti – che con una lettera aperta inviata al direttore del parco archeologico e per conoscenza al sindaco, abbiamo chiesto formalmente l’istituzione del tavolo degli stakeholder, propedeutico alla revisione del piano, perché lo stesso non si trasformi in un mero esercizio di stile finalizzato alla rendicontazione di un progetto, ma possa essere veramente uno strumento utile per la gestione del sito nelle mani del direttore del parco.

Oggi un piano di gestione deve necessariamente tenere conto del territorio perché deve comprendere un’approfondita analisi, l’individuazione dei punti di forza e di criticità e l’individuazione di possibili soluzioni, e tutto ciò non può essere fatto senza il coinvolgimento attivo del territorio.

Oggi un Piano di gestione deve necessariamente dialogare con una rinnovata idea di città e di territorio, un territorio allargato che comprende comunità e realtà che lavorano alla costruzione di un rinnovato concetto di bene comune.

E in tutto ciò deve trovare una collocazione adeguata palazzo Trigona, il museo della città e del territorio che aspettiamo da oltre 60 anni.

L'Ufficio Stampa Piazzambiente