lunedì 27 luglio 2009

Il caso del piccolo Giuseppe ucciso dai cani da combattimento ad Acireale

Il racket dei combattimenti tra cani dietro alla tragedia

Legambiente Sicilia chiede maggiore repressione e controllo sui combattimenti clandestini

Il racket degli animali per reclutare nuove leve nella mafia, maggiore attenzione di Scuola ed Istituzioni



La morte del piccolo Giuseppe, il bimbo di Acireale sbranato da cani probabilmente destinati al combattimento, porta alla ribalta il tema, tristemente passato sotto silenzi,o del coinvolgimento di minori e giovani in attività illecite gestite dalla criminalità organizzata.

Sono sempre più numerosi i casi documentati di bambini e adolescenti impegnati nei combattimenti clandestini di cani e nelle corse clandestine di cavalli. Vengono utilizzati soprattutto perché difficilmente perseguibili penalmente; a loro il compito di custodire e curare gli animali, addestrarli, fungere da “vedette” per controllare il territorio e prevenire incursioni delle forze dell’ordine durante lo svolgimento delle gare. Infine, loro si occupano anche di ‘smaltire’ le carcasse degli animali caduti durante le competizioni. Catania, Palermo e Messina sono le provincie in cui si registrano il maggior numero di reati.

“Le corse di cavalli e i combattimenti clandestini non comportano semplicemente l’attuazione di pratiche crudeli e dolorose per gli animali (utilizzo di sostanze dopanti, droghe, anabolizzanti, sofferenze fisiche, maltrattamenti per aumentare l’aggressività dei cani, ecc…), – afferma Tiziano Granata Responsabile dell’Osservatorio Regionale Ambiente e Legalità di Legambiente Sicilia - ma rappresentano una fonte di liquidità molto cospicua e di riciclaggio per le organizzazioni criminali ed in particolare per Cosa Nostra, come dimostrano le numerose inchieste delle Forze dell’Ordine. Il possesso di cavalli e cani di razza è poi un autentico status symbol per i boss. E affidare a minorenni la cura dei cani e cavalli o la gestione di un allevamento rappresenta un modo per avvicinare le nuove leve ai clan e una prova da superare per scalare la gerarchia degli affiliati. Per questi motivi Legambiente Sicilia chiede alle Istituzioni e alle forze dell’ordine di porre maggiore attenzione al fenomeno dei combattimenti clandestini, apparentemente di basso allarme sociale, ma che in realtà miete vittime”.

L’ Osservatorio Regionale Ambiente & Legalità di Legambiente Sicilia da tempo si occupa dell’argomento con particolare attenzione anche all’universo minorile, sostenendo azioni che promuovino insieme il rispetto dell’ ambiente, la tutela delle specie animali e la cultura della legalità, affiancando iniziative orientate a prevenire le diverse forme di devianza e di disagio giovanile, come ad esempio nel quartiere Zen di Palermo. Sono infatti questi luoghi di riconosciuta marginalità sociale, come anche alcuni nel quartieri Messina e di Catania, che si prestano anche ad ospitare combattimenti di cani.

“Basta andare su youtube – conclude Tiziano Granata - per vedere decine di filmati, con tanto di commenti, girati proprio nel catanese con i cellulari da ragazzini che partecipano ad attività di questo genere come la scorta con gli scooter alle corse clandestine di cavalli organizzate dalla criminalità organizzata.”

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