Legambiente esprime biasimo nei
confronti dell’amministrazione comunale e di tutti i consiglieri comunali senza
distinzione di colori, per il metodo con cui è stato approvato lo schema di
massima del PRG. Nella seduta di consiglio comunale del 12 gennaio, alla
presenza del dirigente comunale dell’ufficio tecnico, ing. Duminuco e dell’ing.
Erbicella, professionista incaricato per la revisione del PRG, i consiglieri
comunali hanno posto solo tre domande di chiarimento sull’intero impianto dello
schema di massima. Poi, anziché continuare ad approfondire aspetti di sostanza utili
per la pianificazione e sviluppo del territorio, hanno preferito dibattere, avvitandosi
su sé stessi, rispetto ad una nota elaborata nel 2019 da un tecnico (il cui
nome non è stato verbalizzato) contenente valutazioni sulla proposta di
revisione del PRG, ed inviata all’amministrazione comunale e al presidente
della terza commissione consiliare. Innescando, inoltre, un dibattito infruttuoso
sulla titolarità di questo tecnico in merito alla sua presenza durante i lavori
di commissione consiliare e durante alcune riunioni ristrette nell’ufficio del
sindaco. In pratica, dando la caccia alle streghe, i rappresentanti del popolo
hanno dimenticato di curare gli interessi collettivi disertando ad uno ad uno
l’aula fino a fare mancare il numero legale. E quindi è bastata la sola seduta
di consiglio comunale tenutasi l’indomani, il 13 gennaio, perché cinque
consiglieri di maggioranza approvassero lo schema di massima del PRG contro i
voti contrari di quattro consiglieri di opposizione. E un dato sconcertante, leggasi
il verbale di seduta, è rilevare l’assenza di dibattito in aula, con una
opposizione che ha preferito votare contro senza fornire motivazioni, senza
presentare alcun emendamento e alcuna proposta.Un atto complesso composto da
numerosi elaborati, che impegna il territorio per il prossimo futuro arrivato
in consiglio comunale dopo anni di silenzio non interrotti neanche dallo
spauracchio del potere sostitutivo regionale, senza che venisse attivata una
fase di comunicazione e partecipazione che coinvolgesse l’intera città. Escludendo
d’imperio i diritti dei cittadini e dei portatori d’interesse collettivo.Ed è
da biasimare doppiamente chi si nasconde all’ombra del ruolo di opposizione,anziché proporre “azioni concrete” come la promozione della
partecipazione collettiva, dimostrando almeno di essere realmente un soggetto
politico alternativo a chi governa. Perché lo strumento urbanistico non ha mai
avuto un colore, appartiene a tutti gli schieramenti, anche a chi esprime voto
contrario reggendo possibilmente il gioco delle parti però senza assumersi la
responsabilità di presentare emendamenti o denunciare possibili irregolarità.Al
di là dei dubbi sul fatto che l’iter di approvazione del PRG debba seguire la
vecchia legge urbanistica o la nuova che trasforma il PRG in PUG, stupisce la
dichiarazione resa in aula dall’ing. Erbicella, nella seduta del 12 gennaio, secondo
cui lo schema di massima è comunque coerente e conforme alla nuova legge
urbanistica siciliana che ha tra i principi dichiarati la sussidiarietà, la
sostenibilità,il consumo di suolo tendente a zero, la partecipazione e la
concertazione. Ma forse si è confuso il consumo di suolo tendente a zero con la
partecipazione dei cittadini tendente a zero. E considerato che lo strumento
urbanistico non ha mai avuto un colore politico, ma appartiene, prima di tutto,
alla città e ai cittadini, anche in ragione del fatto che alcuni consiglieri sono
incompatibili al voto per interessi personali, sarebbe stato meglio aprire una
fase di confronto aperto con ordini professionali, associazioni e portatori di
interesse comunque denominati, anche in ragione del fatto che i processi della CO-PROGRAMMAZIONE
e CO-PROGETTAZIONE sono entrati di diritto nella pubblica amministrazione, per
garantire aspettative ed interessi dell’intera comunità locale e non dei pochi,
così come del resto ampiamente previsto dal principio di sussidiarietà
orizzontale e dal nuovo rapporto tra società civile e pubbliche amministrazioni
che, di fatto, configura un canale di amministrazione condivisa e alternativo a
quello del profitto e del mercato.