
giovedì 24 marzo 2022
Piazza circolare - nuovo incontro del progetto
mercoledì 23 marzo 2022
A.A.A. PIANI DI GESTIONE UNESCO CERCASI
Che fine ha fatto la revisione dei
Piani di Gestione per i 3 siti UNESCO della Villa Romana del Casale, di Siracusa-Pantalica
e delle 8 Città tardobarocche del Val di
Noto?
E’ quello che si chiede Legambiente
ricordando che, ad inizio 2020, accese i riflettori sul fatto che si era avuta
notizia di un progetto finanziato dalla L.77/2006 di 1,1 milione di euro che
prevedeva alcune azioni, non equamente distribuite, per i 3 siti tra cui la
revisione dei Piani di gestione UNESCO.
“Il piano di gestione – dichiara Paola
Di Vita, presidente di Legambiente Piazza Armerina e responsabile regionale di
Legambiente Sicilia per i beni Culturali - è uno strumento di pianificazione e
di programmazione che affonda le sue radici in logiche partecipative, come del
resto sancito dall’UNESCO stesso che, a proposito dell’obbligo di un management plan fa riferimento a un “appropriato piano di gestione o un altro
documentato sistema di gestione che dovrebbe specificare come il valore
universale eccezionale del sito sarà mantenuto, possibilmente attraverso
processi partecipativi".
Uno strumento OBBLIGATORIO quindi ma soprattutto PARTECIPATO. Un’occasione per il territorio e pe la comunità che vi
è insediata.
A febbraio 2020, a seguito delle nostre
pressioni, le principali associazioni furono convocate a Palazzo Trigona per la
presentazione del piano, la cui redazione era stata affidata a Civita Sicilia,
e durante l’incontro ci fu chiesto di presentare documenti e proposte entro 15
gg. perché tutto si doveva concludere entro l’estate. Stessa cosa accadde a
Catania e a Siracusa.
Una vera assurdità anche perché,
allora, l’impressione generale fu che il Piano rappresentasse solamente un mero
esercizio di stile finalizzato alla rendicontazione di un progetto, e non uno
strumento utile per la gestione dei siti UNESCO.
Sia Legambiente che alcune delle
associazioni presenti inviarono comunque le proprie proposte e, inoltre, come
circoli di Legambiente presenti sui territori del progetto – continua Di Vita
–chiedemmo l’attivazione dei tavoli di partecipazione, anche in remoto,
considerato che nel frattempo era scoppiata la pandemia, ma non fummo
ascoltati. Il 10 luglio 2020 ricevemmo una nota dal Comune di Noto, capofila
del progetto, che ci comunicava la chiusura della fase di revisione dei 3 piani
e l’avvio della stesura finale. Se, e in che termini, le proposte fatte dalle
associazioni siano state inserire nelle versioni finali, non ci è dato sapere”.
Da allora sono passati 20 mesi e sui
piani di gestione è calato il silenzio.
“Ci piacerebbe sapere cosa pensa
l’UNESCO di tutto ciò – continuano da Legambiente – di un progetto presentato
nel 2009, attivato per i piani di gestione nel 2019 (dopo ben 10 anni), che
prevedeva anche siti web, database reperti, cartellonistica e altro, e che
ancora non vede la luce.
