venerdì 25 giugno 2021

Legambiente interviene sul "caso" dell'impianto di trattamento fanghi da realizzare a Dittaino

Legambiente interviene sulla dibattuta vicenda dell'impianto di trattamento fanghi che dovrebbe essere realizzato nell'area industriale di Dittaino e che ripropone l'annoso interrogativo sui fanghi da depurazione: risorsa o problema?

L'associazione ambientalista ricorda che la produzione dei fanghi è direttamente correlata al processo depurativo e che, in media, si ha una produzione di circa 17/18 Kg di fango da depurazione pro-capite all'anno, quantità destinate ad aumentare nei prossimi anni grazie al necessario miglioramento del sistema depurativo regionale, e che, di conseguenza, il tema di come gestire i fanghi generati - che sono in tutto e per tutto dei rifiuti secondo la normativa italiana - è prioritario tanto quanto l’efficientamento degli impianti di depurazione, anche in considerazione delle procedure di infrazione europee sul tema della depurazione a cui l’Italia deve dare una risposta concreta.
Va inoltre ribadito con forza come i fanghi da depurazione devono essere considerati - in ottica di una economia sempre più circolare - una risorsa e non un problema e come tale devono essere messe in campo tutte quelle iniziative che permettano ai fanghi da depurazione di essere sottoposti a processi di recupero e riutilizzo in agricoltura e non a distruzione o confinamento in discarica come spesso avviene oggi. La componente organica contenuta nei fanghi è troppo preziosa per poter essere bruciata e dovrebbe essere riutilizzata, dopo appositi trattamenti, come ammendante o compost nelle pratiche agricole.
Purtroppo, però, sappiamo anche che ad oggi non tutti i fanghi da depurazione risultano idonei per questa virtuosa filiera e giustamente, per quelli non idonei, la destinazione ultima non può che essere la discarica o l’incenerimento (destinazione che ad oggi riguarda circa la metà dei fanghi prodotti) previa estrazione di quelle sostanze preziose, come il fosforo, utili per ridare qualità ai nostri suoli.

Sul caso specifico del progetto denominato: “Piattaforma di recupero risorse idriche tramite essiccazione di fanghi da depurazione e recupero di energia termica dalla parte secca”, progetto presentato dalla ARRI S.r.L. e da realizzarsi in Comune di Enna presso l’Agglomerato industriale del Dittaino, l'associazione sottolinea che l’impianto prevede la lavorazione di una lunga serie di tipologie di fanghi, ben 22 Codici CER, tra i quali il “19.08.99 rifiuti non specificati altrimenti”, tramite essicazione, la trasformazione in pellet e la termodistruzione degli stessi fanghi con recupero di acque e di energia termica e formula alcuni dubbi ed osservazioni a partire dal fatto che è sicuramente inaccettabile l’idea che i fanghi da depurazione debbano essere trattati con il loro incenerimento senza prevederne alcuna possibile alternativa utilizzazione e vanificandone l’uso come importanti risorse organiche.
Riteniamo, per le considerazioni fatte precedentemente, non accettabile l’idea che i fanghi da depurazione debbano essere trattati tutti alla stessa maniera senza distinzioni, ovvero con il loro incenerimento. I fanghi di buona qualità e idonei all’agricoltura devono essere destinati ad altro tipo di impianti che ne prevedano il recupero e riutilizzo sui campi.
Sarebbe opportuno - dichiara Legambiente - che il progetto, in fase esecutiva, preveda un impianto che prenda in carico esclusivamente quei fanghi la cui caratterizzazione in uscita dagli impianti di depurazione sia tale da comprometterne l’uso in impianti di digestione anaerobica e successiva utilizzazione per la produzione di compost, trasformando così l’impianto in una sorta di “fine corsa” esclusivamente per i sottoprodotti non diversamente gestibili ed anche che sia previsto un procedimento di estrazione dei composti fosforici o di altre sostanze utili presenti nei fanghi atta a garantire la riutilizzazione degli stessi.
E' opportuno inoltre che la ditta proponente specifichi, prima dell’autorizzazione dell’impianto, l’origine e la filiera dei fanghi destinati all’impianto per capirne la provenienza, tipologia e distanza. Questo per valutare complessivamente la sostenibilità del progetto ed eliminare fin da subito dubbi sulla tipologia di materiale trattato.  
Riteniamo poco valida la soluzione prospettata di limitare la riutilizzazione della energia termica ad una non meglio definita collocazione sul mercato laddove un semplice impianto di cogenerazione consentirebbe di produrre energia elettrica direttamente dalla termica prodotta dagli impianti di combustione.
Sicuramente da meglio definire è il problema del sistema di stoccaggio e gestione delle ceneri prodotte dalla combustione, ceneri che, soprattutto per fanghi non idonei ad altro uso, sarebbero certamente interessate da alte concentrazioni di inquinanti che in nessun caso dovrebbero rischiare di contaminare aria, acqua e suolo di un’area la cui vocazione è indubbiamente quella della agricoltura di qualità.
Inoltre l'associazione ambientalista ravvisa che il progetto appare non coordinato con il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Speciali in Sicilia (PRGRS), il Piano d’ambito Locale ed il Piano di Tutela delle Acque.
Legambiente, pertanto, chiede che la società proponente rassicuri le popolazioni interessate, con precise indicazioni tecniche e chiari limiti in fase di autorizzazioni, circa un diverso uso degli impianti di combustione. Impianti  che in nessun caso, neanche emergenziale, dovranno essere resi disponibili alla termodistruzione di materie diverse dai fanghi di depurazione non idonei alla riutilizzazione.
Legambiente, ribadendo che da anni chiede la modifica del D. Lgs. 99/92 “Attuazione della direttiva 86/278/Ce concernente la protezione dell'ambiente, in particolare del suolo, nell'utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura”, chiede anche agli enti preposti sia locali che regionali e nazionali, di addivenire ad una riconversione del progetto evitando categoricamente la distruzione di importanti risorse organiche che, soprattutto nel quadro della imminente desertificazione e dell’impoverimento della risorsa suolo siciliana sarebbero di enorme aiuto al contrasto agli stessi fenomeni.

giovedì 24 giugno 2021

Firmato il decreto che istituisce il biglietto di ingresso per Palazzo Trigona

Firmato oggi, 24 giugno, dall'assessore regionale BB.CC. Alberto Samonà, il decreto 45/GAB che istituisce, a far data da giovedì 1 luglio 2021, il biglietto di ingresso al Museo di Palazzo Trigona e il cumulativo con la Villa del Casale. 

Adesso aspettiamo solo la data di inaugurazione del Museo di Palazzo Trigona.