giovedì 6 giugno 2013

ABBATTUTO! E l'ecomostro va giù.

Scala dei Turchi
Legambiente e Fai festeggiano l’abbattimento dell’ecomostro sulla spiaggia

Legambiente: “Segno di un’importante inversione di tendenza, finalmente volontà di tutelare bellezza e legalità. Coronata una battaglia lunga 24 anni”

A Scala dei Turchi l’ecomostro non c’è più. Questa mattina le ruspe hanno buttato giù lo scheletro di 6 mila metri cubi che da 24 anni deturpava la splendida spiaggia, che potrebbe a questo punto ottenere il riconoscimento dell’Unesco. Legambiente - che denunciò nel 1990 la speculazione edilizia, ottenendo due anni dopo il blocco dei cantieri e il sequestro - e Fai festeggiano insieme questo abbattimento storico, di grande importante per la Sicilia e per l’Italia tutta.

“La vera notizia è l’inversione di tendenza che segna questa demolizione - ha commenta il presidente di Legambiente Sicilia Mimmo Fontana, presente questa mattina alla Scala dei Turchi - Siamo estremamente soddisfatti non solo perché, dopo tanti anni di battaglie, viene restituita tutta la sua bellezza a una spiaggia meravigliosa, ma anche perché quanto accaduto oggi è sintomo di una cultura che, piano piano, sta finalmente cambiando. Sta cambiando l’atteggiamento di alcune Procure, che hanno cominciato a diffidare i comuni che non abbattono le speculazioni edilizie, ed è cambiato quello dell’amministrazione di Realmonte, che finalmente si è mossa per agevolare questa demolizione e far inserire la spiaggia di Scala dei Turchi tra i beni Unesco”.

“Questa giornata ci dà enorme allegria e ci infonde nuova forza per continuare la nostra battaglia per la bellezza, che è la più grande risorsa del nostro Paese, e per il rispetto della legalità - ha aggiunto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e soprattutto lancia un monito ai sindaci e alla classe politica su quale sia la strada giusta da perseguire perché ci dice che solo abbattendo gli abusi questo paese può tornare a far sorridere i suoi territori”.

 “Con grande gioia  abbiamo seguito oggi l’abbattimento dell’ecomostro di Scala dei Turchi - ha dichiarato il Presidente del FAI – Fondo Ambiente Italiano Andrea Carandini - Il FAI è orgoglioso di aver sostenuto con  Legambiente il Comune di Realmonte in provincia di Agrigento  nella battaglia giudiziaria in difesa della legalità e della bellezza. Vogliamo che le ruspe che hanno abbattuto oggi la struttura abusiva possano diventare simbolo della difesa del patrimonio naturale e paesaggistico,  vero motore di sviluppo - se non vilipeso e abbandonato - del nostro Paese, dove ancora troppi scempi deturpano le coste e più in generale il paesaggio. Finalmente un atto concreto di recupero del degrado, in linea con ciò che viene richiesto dalla Convenzione Europea del Paesaggio”.
Cronistoria
La speculazione edilizia che è stata demolita oggi era stata realizzata grazie alle concessioni facili degli anni 80 (autorizzazione per la realizzazione di un complesso turistico alberghiero in località Punta Grande data a Luigi Fretto, amministratore unico della Scatur s.r.l. con sede in Porto Empedocle, in esecuzione al piano di lottizzazione approvato con delibera consigliare n. 78 del 23.02.1983).
La costruzione dell’albergo fu autorizzata con concessione edilizia risalente al 1989. Legambiente fece la denuncia alla Magistratura nel 1990 ottenendo, nel 1992, il blocco dei cantieri e il sequestro. Ma intanto, un primo lotto era già stato realizzato. L’intervento ricadeva in zona B3 (zona omogenea residenziale di completamento) del Programma di fabbricazione del comune di Realmonte, che secondo l’Autorità giudiziaria veniva violato. Successivamente, in detta zona, venivano apposti vincoli paesaggistici.
Nel marzo 2011 la giustizia amministrativa ha dato definitivamente torto ai proprietari riconoscendo come inammissibile la loro proposta di sanatoria (art. 13 della legge 47/85). A ottobre 2012 la magistratura è intervenuta ordinando l’abbattimento dell’ecomostro. A novembre 2012 il comune agrigentino ha notificato ai proprietari dello scheletro l’ordinanza di demolizione entro 90 giorni, che prevedeva anche che se entro il termine la società proprietaria Scatur Srl non avesse ottemperato, il Comune sarebbe intervenuto direttamente, con le spese in danno agli stessi proprietari. La proprietà intraprese alcune iniziative per rallentare l'iter. Il 6 maggio 2013 l’avvio dei lavori di preparazione dell’abbattimento.


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martedì 4 giugno 2013

Gela. Riversamento petrolio. Legambiente chiede al Presidente della Regione di operare attivamente per pretendere che vengano avviate le da troppo tempo attese bonifiche delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Priolo, Gela e Milazzo.

Il guasto ad uno scambiatore dell’impianto Topping della raffineria di Gela, ha determinato stamane la fuoriuscita ed il riversamento nel fiume Gela di una rilevante quantitativo di petrolio grezzo.
Mentre le operazioni di contenimento pare si stiano concludendo (ma bisognerà subito avviare quelle di bonifica), Legambiente desidera richiamare tutti  - Ministero dell’Ambiente, Regione, ARPA, ASP, Comune, Provincia e l’azienda ENI - alle proprie responsabilità.
Se sembra banale dire che questo è l’ennesimo incidente che determina a Gela il grave inquinamento del fiume e del mare, non è però superfluo ricordare che già nel 2003 avemmo a denunciare un avvenimento quasi identico e che nel 2008 la Magistratura pose sotto sequestro i serbatoi “colabrodo”.
Condividiamo con il presidente Crocetta l’opinione che “bisogna organizzare in loco task force specifiche composte da Arpa, Genio civile, Asp e uffici ambientali delle province, per esercitare un'azione continua e costante di controllo. Da tempo, per Gela, sono state concesse le autorizzazioni ambientali, regionali e nazionali, necessarie per rafforzare la sicurezza degli impianti” ma è proprio a lui ed al suo assessore all’ambiente che Legambiente chiede di tradurre le opinioni in fatti concreti, a partire dal rafforzamento sul territorio di quegli enti, come l’ARPA, che hanno il compito di effettuare i controlli ed a cui, invece, con l’ultimo bilancio sono stati più che dimezzati i fondi. E queste task force devono essere costituite e dotate di uomini e mezzi adeguati, soprattutto laddove le situazioni di rischio e di compromissione dell’ambiente e della salute delle popolazioni sono conclamate da decenni.
Occorre poi che l’adeguamento alle prescrizioni AIA (autorizzazione integrata ambientale) delle varie aziende petrolchimiche ed energetiche siciliane sia monitorato accuratamente e vengano sanzionate le omissioni ed i ritardi. Contestualmente, in quegli impianti dove se ne ravvisi l’esigenza, è doveroso rivedere da capo a piedi lo stesso provvedimento AIA.
Per marcare un vero cambio di passo, il presidente Crocetta operi – adesso - attivamente per pretendere che vengano avviate le da troppo tempo attese bonifiche delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale di Priolo, Gela e Milazzo, senza le quali è provocatorio chiedere ai cittadini di consentire la coesistenza di industria / salute / ambiente. Infine, da subito si inizi il procedimento per il recupero del danno ambientale causato dall’Eni.




4 giugno 2013

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