Correva
l’anno 2012 e nelle sale di palazzo Trigona si presentava il piano di gestione
Unesco della Villa del Casale, strumento obbligatorio richiesto dall’Unesco
stesso a tutti i siti patrimonio dell’umanità, il cui percorso era iniziato già
nel 2006.
Un
piano di gestione realizzato in virtù dei finanziamenti previsti dalla L.
77/2006 per i siti Unesco, con la cura scientifica del prof. Giovanni Campeol
dell’Università di Venezia
Si
legge nell’introduzione: “Il Piano di
Gestione dei siti UNESCO rappresenta un indispensabile strumento per la
gestione, la tutela e la valorizzazione del Patrimonio. Il Piano di Gestione
permette di pianificare, in una visione strategica, le azioni e le attività da
porre in essere affinchè il Sito, riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità,
possa avere garantita la sua conservazione a testimonianza della Storia della
Civiltà e diventare luogo di incontro e di scambio di conoscenze, nella vasta
rete dei Siti mondiali”
Il
piano di gestione – dichiarano gli ambientalisti - è uno strumento di
pianificazione e di programmazione che affonda le sue radici in logiche
partecipative, come del resto sancito dall’Unesco stesso che, a proposito
dell’obbligo di un management plan fa
riferimento a “appropriato piano di
gestione o un altro documentato sistema di gestione che dovrebbe specificare
come il valore universale eccezionale del sito sarà mantenuto, possibilmente
attraverso processi partecipativi”.
Dal
2012 ad oggi, essendo fra l’altro citati tra gli stakeholder del territorio in
virtù delle storiche battaglie per la Villa del Casale e palazzo Trigona,
abbiamo chiesto più volte l’attuazione del piano di gestione ma senza alcun
esito.
Da
qualche mese a questa parte si è avuta notizia dell’avvio di un vecchio
progetto, finanziato nel 2010 sempre con i fondi della L.77/2006, realizzato in
rete con le 8 città Unesco del val di Noto (Caltagirone, Militello Val di
Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli ) e
Siracusa-Pantalica (con Cassaro, Ferla e Sortino) che prevede, la revisione dei
piani di gestione Unesco, tra cui quello della nostra Villa.
Che ben venga! I sistemi di gestione devono essere
dinamici e devono prevedere strategie innovative per la gestione del sito, ma
che lo si faccia in modo partecipato e condiviso come richiesto dall’Unesco.
E’
per questo- continuano gli ambientalisti – che con una lettera aperta inviata
al direttore del parco archeologico e per conoscenza al sindaco, abbiamo
chiesto formalmente l’istituzione del tavolo degli stakeholder, propedeutico
alla revisione del piano, perché lo stesso non si trasformi in un mero esercizio
di stile finalizzato alla rendicontazione di un progetto, ma possa essere
veramente uno strumento utile per la gestione del sito nelle mani del direttore
del parco.
Oggi
un piano di gestione deve necessariamente tenere conto del territorio perché deve
comprendere un’approfondita analisi, l’individuazione dei punti di forza e di
criticità e l’individuazione di possibili soluzioni, e tutto ciò non può essere
fatto senza il coinvolgimento attivo del territorio.
Oggi
un Piano di gestione deve necessariamente dialogare con una rinnovata idea di
città e di territorio, un territorio allargato che comprende comunità e realtà
che lavorano alla costruzione di un rinnovato concetto di bene comune.
E
in tutto ciò deve trovare una collocazione adeguata palazzo Trigona, il museo
della città e del territorio che aspettiamo da oltre 60 anni.
L'Ufficio Stampa Piazzambiente