martedì 2 febbraio 2021

Per un’Italia più verde, innovativa e inclusiva, Legambiente presenta il suo Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che serve al Paese

Per un’Italia più verde, innovativa e inclusiva, Legambiente presenta il suo Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che serve al Paese

23 priorità di intervento, 63 progetti territoriali da finanziare e 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica e rendere la Penisola più moderna e sostenibile 

Tra i progetti sì a sviluppo di fotovoltaico, eolico, biometano e idrogeno verde, alta velocità nel centro sud e potenziamento delle reti ferroviarie regionali, elettrificazione della mobilità urbana e dei porti, decarbonizzazione delle acciaierie, bonifiche dei siti inquinati, banda ultralarga, ciclovie e turismo di prossimità.

No all’idrogeno da fonti fossili, all’impianto di cattura e stoccaggio CO2 a Ravenna, al Ponte sullo stretto di Messina.

  


 

Un’Italia più verde, più vivibile, innovativa e inclusiva. Così potrà diventare la Penisola da qui al 2030 se saprà utilizzare al meglio le opportunità e le risorse che l’Europa ha messo a disposizione dell’Italia con il Next Generation EU (NGEU). Di ciò ne è convinta Legambiente che, nel giorno in cui viene audita in Parlamento in Commissione Ambiente della Camera dei deputati, per dare una “scossa” alla recente discussione poco centrata sui contenuti presenta il suo Recovery Plan, frutto di un lungo dialogo durato 5 mesi con istituzioni, imprese, associazioni, sindacati, e di una scrittura collettiva e condivisa. Il documento in questione ci proietta verso l’Italia del 2030 e indica, per le 6 missioni indicate dall’Europa, 23 priorità di intervento63 progetti territoriali da realizzare - tra rinnovabili, mobilità sostenibile, economia circolare, adattamento climatico e riduzione del rischio idrogeologico, ciclo delle acque, bonifiche dei siti inquinati, innovazione produttiva, rigenerazione urbana, superamento del digital divide, infrastrutture verdi, turismo, natura e cultura - insieme a 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica del Paese per renderlo più moderno e sostenibile, dando il via ad una nuova stagione della partecipazione e della condivisione territoriale. Il faro che ha guidato Legambiente nella redazione del suo Recovery Plan è la lotta alla crisi climatica che riguarda trasversalmente le 23 priorità nazionali di intervento. Nel documento, inoltre, l’associazione ambientalista descrive, regione per regione, quelle che a suo avviso sono le opere da realizzare e quelle da evitare, indicando in maniera chiara come spendere i quasi 69 miliardi di euro destinati per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e i 32 miliardi destinati alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile”.

 

In Sicilia:

 

I PROGET TI DA FINANZIARE

Rete ecologica siciliana. Concepire una grande infrastruttura verde che connetta gli ambienti naturali, le aree boscate e le zone umide e realizzare la continuità ecologica del territorio proteggendo la diversità biologica e paesaggistica, a partire dai Parchi e Riserve naturali, dei Siti Natura 2000 e dei Geositi. Possono sostenerla progetti di bioeconomia, agroecologia e una serie di attività fortemente radicate nelle vocazioni locali, capaci di assicurare opportunità di lavoro stabili, non assistenziali e continuative, basate sulla valorizzazione e fruizione delle risorse naturali. Puntare su una rete di territori a elevata qualità ambientale quali modelli di riferimento per l’applicazione delle politiche di sostenibilità ambientale e per il loro trasferimento ad altri territori dell’isola.

 

Tutela del territorio. Interventi che contrastino il dissesto idrogeologico, il consumo di suolo, i processi di desertificazione, gli incendi ed i fenomeni di degrado del paesaggio e dello spazio rurale.

 

 

Infrastrutture ferroviarie. La Sicilia ha bisogno di una robusta cura del ferro. In particolare vanno predisposti i collegamenti verso l’alta velocità Palermo-Catania-Messina tra la nuova stazione di Enna ed Enna Bassa, dove si trovano l’università e il polo ospedaliero; il potenziamento, a partire dalla stazione di Xirbi-Caltanissetta, della linea che va a Canicattì fino ad Agrigento; l’elettrificazione della linea che da Canicattì va verso Gela, Comiso, Vittoria e Ragusa. Inoltre va realizzata una nuova linea ferroviaria che colleghi i centri di Agrigento, Realmonte/Siculiana, Montallegro/Cattolica, Ribera, Sciacca e Menfi con Castelvetrano e quindi la città di Trapani, compiendo un percorso costiero e utilizzando, laddove possibile, porzioni d’infrastrutture ferroviarie esistenti, in particolar modo le gallerie, della linea a scartamento ridotto in funzione fino al 1985 e definitivamente abbandonata nel 2004.  

 

Economia circolare. In Sicilia sono ancora troppi i tasselli che mancano per completare la rete impiantistica. Le raccolte differenziate sono partite in molti comuni, alcuni anche di grandi dimensioni (si pensi ai capoluoghi Agrigento e Ragusa che superano abbondantemente la percentuale del 65%), mentre le più gravi lacune sono quelle relative alle tre città più grandi - Palermo, Catania e Messina - che tengono sotto scacco il panorama regionale. C’è anche una drammatica carenza di impianti per trattare l’organico differenziato in digestori anaerobici con cui produrre biometano e compost di qualità (ogni provincia deve dotarsi di questa tecnologia per rendersi autosufficiente). Questa tecnologia va spinta anche nel settore agricolo regionale che deve realizzare impianti di questo tipo per gestire gli scarti agricoli, i sottoprodotti agroalimentari, i reflui zootecnici e per produrre biocarburante a km zero per decarbonizzare anche le lavorazioni in campo (con i nuovi trattori a biometano) e i trasporti verso i luoghi di vendita (con i Tir a biometano liquefatto).

 

Elettrificazione dei tre porti di Palermo, Catania e Messina. Avrebbe un forte impatto sull’abbattimento dei livelli d’inquinamento nelle città e di emissioni di CO2 .  

 

Piano per le Isole Minori Sostenibili. Finanziare progetti di decarbonizzazione riguardanti le isole minori siciliane, dalle con nessioni via cavo sottomarino alla terraferma all’utilizzo delle energie rinnovabili, all’efficientamento energetico degli edifici pubblici per renderle indipendenti. Devono essere estesi a tutte le isole minori siciliane la raccolta porta a porta dei rifiuti domestici e la gestione in loco della frazione organica dei rifiuti per la produzione di compost per le campagne.

 

I PROGET TI DA NON FINANZIARE O NON REALIZZARE

Tra i progetti presentati dalla Regione Siciliana per il PNRR non sono da finanziare le seguenti opere:

- il Ponte sullo Stretto di Messina e qualsiasi altra forma di collegamento stabile tra le due sponde;

- l’aeroporto hub del Mediterraneo da posizionarsi tra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo;

- il porto hub del Mediterraneo da realizzarsi a Marsala;

- la funivia di collegamento tra il versante Etna Nord ed il fiume Alcantara;

- la pedemontana di Palermo; - la strada intervalliva Tirreno - Ionio.

 

I PROGETTI DELLA REGIONE SICILIANA

Il pacchetto di proposte presentato dalla Regione Siciliana è privo di visione strategica e del tutto incoerente con le linee guida UE e con gli obiettivi nazionali del PNRR. Oltre il 60% della dotazione finanziaria verrebbe destinata ad opere pubbliche tradizionali, con un residuo del 16% di risorse economiche da attribuire alle opere e ai programmi per la transizione ecologica. Inoltre, manca un’analisi delle condizioni economiche, ambientali e sociali della Sicilia su cui si intende intervenire per rilanciare la Sicilia nel post pandemia nell’ottica della transizione ecologica dei processi economici.

 

 

2 febbraio 2021

 

L’ufficio stampa 

Teresa Campagna 338 2116468