sabato 3 ottobre 2009

Basta con le tragedie annunciate. Si avvii subito la manutenzione del territorio

Legambiente e Ordine dei Geologi chiedono un atto di responsabilità e coerenza alle Istituzione siciliane.

Un grande progetto di “manutenzione straordinaria” del territorio al posto del Piano casa


A poche ore dalla frana che ha travolto alcuni quartieri di
Messina con un pesantissimo bilancio di perdite umane, la
riflessione delle istituzioni è stata unanime: dal
Presidente della Repubblica al ministro dell’Ambiente, dal
presidente Lombardo agli amministratori locali, tutti hanno
parlato di “tragedia annunciata”. Le violenze subite
dal nostro territorio negli ultimi decenni, fatte di incendi
boschivi, abusi edilizi e piani regolatori dissennati che
hanno consentito di edificare in aree a rischio, hanno
creato le condizioni perché si compisse il disastro.
Sperando che queste dichiarazioni non siano state rilasciate
sull’onda dell’emozione, ma siano il segno di una
consapevolezza finalmente acquisita dalla classe dirigente
di questo Paese e di questa Regione, a seguito di questa
ennesima sciagura, è necessario che alle parole seguano
fatti coerenti. Proprio in questi giorni l’Assemblea
regionale sta esaminando il testo del Piano casa siciliano
proposto dal Governo.
Chiediamo un atto di responsabilità e di rispetto per le
vittime: la Sicilia rinunci ad approvare una norma che
prevede un considerevole aumento delle cubature edilizie e
di consumo di suolo in una realtà già pesantemente
pregiudicata, in cui l’80 per cento dei Comuni è a
rischio di dissesto idrogeologico. Nella nostra regione
milioni di persone vivono in condizioni di grave pericolo
per la propria incolumità senza averne la minima
consapevolezza e senza che le istituzioni facciano quanto in
loro potere per garantirla. La Sicilia decida di trasformare
il Piano casa in un grande progetto di riqualificazione del
territorio. Delocalizzando gli edifici e le infrastrutture
dalle aree più vulnerabili, liberando le aste fluviali e
le foci dal troppo cemento che le ha invase, consolidando i
versanti delle montagne e delle colline con interventi di
rinaturazione e rimboschimento. Per il rilancio del settore
edilizio una sfida come questa avrebbe un effetto sul piano
economico ben maggiore del cosiddetto Piano casa,
contribuendo al contempo a sanare le ferite del nostro
territorio, garantendo la riduzione dei rischi e maggiore
sicurezza per i cittadini che lo abitano. Un’importante
stagione di manutenzione straordinaria è la prima vera
“grande opera” di cui la Sicilia ha bisogno.
Se il Governo e tutta la classe politica siciliana sapranno
raccogliere questa sfida, la nostra regione potrebbe
diventare l’avanguardia di una nuova politica di gestione
del territorio nel nostro Paese, trasformandosi da fanalino
di coda nel faro di un moderno e sostenibile modello di
sviluppo.

Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia
Gianvito Graziano, presidente Ordine dei geologi della
Sicilia

venerdì 2 ottobre 2009

Nubifragio a Messina.

Legambiente: il nostro primo pensiero è rivolto alle vittime di questa tragedia.
Necessaria una svolta nella gestione del territorio che rivaluti gli strumenti di pianificazione urbanistica e li impronti a criteri di equilibrio e sostenibilità
ambientale.



"Alle prime piogge autunnali il territorio messinese ha mostrato tutta la sua fragilità con conseguenze pesantissime, stavolta anche in termini di vite umane, e
perciò il nostro primo pensiero è rivolto alle vittime di questa tragedia". Lo dichiara Salvatore Granata - direttore Legambiente Sicilia - che continua: "Negli
ultimi anni quel territorio è stato letteralmente violentato da un'urbanizzazione disordinata e aggressiva che ha stravolto gli equilibri idrogeologici. Non a caso,
numerose inchieste della Magistratura messinese riguardano speculazioni perpetrate in aree torrentizie, favorite da comportamenti collusivi come nella vicenda "Oro grigio". Sono mancate adeguate azioni di tutela del reticolo idrologico e della copertura boschiva devastata dagli incendi, non si è assunta la manutenzione del territorio come la vera opera prioritaria. Piuttosto, in questi anni, il dibattito pubblico è ruotato attorno alla previsione di grandi opere e nuove espansioni edilizie variamente giustificate. E' necessaria - conclude Granata - una
svolta nella gestione del territorio, che rivaluti gli strumenti di pianificazione urbanistica e li impronti a criteri di equilibrio e sostenibilità ambientale, ma anche nelle politiche di protezione civile, che devono intervenire anche nella fase di programmazione degli interventi da parte degli enti territoriali e non solo dopo il verificarsi del danno".

giovedì 1 ottobre 2009

Rifiuti. No alla dichiarazione di emergenza, si alla tutela degli interessi dei siciliani.

Chiediamo a Lombardo di continuare sulla strada intrapresa e di istituire immediatamente un tavolo di concertazione con tutte le parti per redigere il nuovo Piano.

“Il presidente Lombardo ha ragione quando sostiene di temere che dietro le continue richieste di dichiarazione d’emergenza, ci siano degli interessi precisi. Interessi che secondo noi – dichiara Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia - possono essere individuati nella lobby che da anni lavora nel nostro Paese proponendo la diffusione degli inceneritori come unico strumento per la gestione dei rifiuti. La dichiarazione di emergenza in Sicilia sarebbe una sciagura e servirebbe a far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, come è avvenuto di recente in Campania, dove si è approfittato dell’emergenza per autorizzare ben cinque inceneritori”. Fontana sottolinea, inoltre, che “nella vicenda di Palermo, le cause non sono nella carenza di impianti, ma nella gestione clientelare dell’Amia che ha sperperato una montagna di denaro creando un deficit di decine di milioni di euro. Chiediamo, quindi, a Lombardo di continuare sulla strada intrapresa a tutela degli interessi dei siciliani, ma che faccia in fretta, prima che il precipitare degli eventi possa portare alla dichiarazione di emergenza e che istituisca un tavolo di concertazione. Un tavolo cui invitare tutti quei soggetti (industriali, ambientalisti, sindacati) che possano dare un contributo fattivo alla redazione di un nuovo Piano, nonché alcuni di quegli esperti che gestiscono i rifiuti nelle migliori realtà italiane. Con volontà politica e chiarezza nelle scelte si potrà certamente redigere il Piano entro 60 giorni e provare a farlo andare a regime entro sei mesi. L’unica via per uscire dalla crisi è, infatti, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, la raccolta differenziata, e non gli inceneritori per la cui autorizzazione e realizzazione occorrono almeno cinque anni”.

Nucleare indietro tutta!


11 Regioni impugnano la legge sul nucleare

“Ormai si ha la prova che il nucleare in Italia si può fare solo a parole”



Il nucleare trova un muro quando passa dai proclami al territorio. A seguito dell’appello rivolto l’11 settembre da Greenpeace, Legambiente e WWF, che invocava il ricorso alla Corte Costituzionale per fermare il provvedimento sul nucleare di sostanziale centralizzazione delle procedure e militarizzazione del territorio, si è scatenato in questi giorni un vero e proprio ‘effetto domino’. Dopo i primi no di alcune regioni, a oggi hanno impugnato la legge dimostrando la propria opposizione alla scelta nucleare ben 11 regioni, che rappresentano circa il 56% del territorio italiano, ovvero Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria.

Oltre a queste, Sardegna e Veneto hanno detto no al nucleare sul proprio territorio con ordini del giorno o dichiarazioni del presidente. Tra le regioni che non hanno aderito all’invito delle associazioni a impugnare la legge, la Sicilia aveva manifestato l’intenzione di impugnare comunque la legge, ma non si ha notizia di una delibera in tal senso.


Insomma, le Regioni difendono le proprie competenze e sanno bene che gli elettori non premieranno MAI un governatore (o un candidato governatore) che accettasse una centrale nucleare sul proprio territorio. Per questo le associazioni chiederanno un esplicito pronunciamento a tutti i candidati prima delle prossime elezioni.

“Il Governo deve tener conto di quanto sta succedendo nel Paese - hanno dichiarato le tre associazioni - e fare marcia indietro rispetto a una prospettiva, quella del nucleare, costosa e insicura, oltre che inutile rispetto ai problemi energetici italiani”.

Gli Uffici Stampa

Greenpeace 348 3988615 vittoria.iacovella@greenpeace.it

Legambiente 06 86268376, 99, 53, m.dominici@legambiente.eu

WWF Italia 06 84497377, 213, 329 8315725 f.mapelli@wwf.it

mercoledì 30 settembre 2009

Fusti radioattivi nella nave dei veleni a Cetraro

A 17 giorni dal ritrovamento della Cunsky, l’allarme cresce ma il Governo non risponde.

Legambiente: “Per abbattere il Muro di gomma serve una forte volontà politica.
Urgente scoprire la verità e informare i cittadini calabresi sui potenziali effetti sulla salute delle scorie affondate”


Sono passati 17 giorni dal ritrovamento della motonave Cunsky sui fondali di fronte a Cetraro. 17 giorni sprecati, evidentemente, dal momento che nessun intervento concreto da parte del Governo si è verificato né per cercare di fare luce sulla vicenda né per rassicurare, o quantomeno informare, i cittadini calabresi sui potenziali effetti sulla salute legati all’affondamento dei rifiuti radioattivi.

“La posta in ballo è enorme – ha dichiarato Nuccio Barillà di Legambiente Calabria – si tratta della salute dei cittadini, della salvaguardia dell’ecosistema marino e del futuro di una regione già duramente colpita da altri scempi ambientali. Ma il muro di gomma sembra non incrinarsi mai, nonostante la conferma che con la Cunsky siano stati affondati numerosi fusti contenenti rifiuti radioattivi”.

“A tutt’oggi – ha sottolineato il vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri – non ci risulta sia stato definito un piano di recupero del contenuto della nave, né che sia stato messo a frutto un progetto per l’individuazione degli altri relitti indicati dal collaboratore di giustizia. Francamente, tutto questo appare quantomeno preoccupante”.
www.legambiente.eu

Legambiente Sicilia su rischio idrogeologico

È ora che le amministrazioni comunali della Sicilia si assumano la responsabilità dei mancati interventi in materia di prevenzione dei rischi e si adoperino per la salvaguardia dei cittadini con opere di intervento sul territorio.

Legambiente plaude all’operato delle forze del’ordine ed alla protezione civile per le azioni di soccorso ed assistenza alle famiglie di via Belmonte Chiavelli. Ma, al contempo, critica fortemente l’Amministrazione Comunale che ha permesso la costruzione di edifici in un luogo ad alto rischio idrogeologico. Dagli eventi franosi che hanno investito il quartiere, infatti, si evince la totale assenza di interventi per prevenire il rischio idrogeologico. Il problema, però, non investe solo Palermo. Legambiente Sicilia, in collaborazione con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile – Regione Siciliana, ha distribuito un questionario sul tema della mitigazione dl rischio idrogeologico alle amministrazioni comunali dell’intero territorio siciliano nelle azioni previste dalla Campagna informativa “Operazione Fiumi Sicilia”. Su un numero di 382 Comuni, hanno aderito e risposto al questionario solo 108 amministrazioni. Il dato negativo non consta solo nell’esiguo numero di partecipanti, ma nella “sordità” degli amministratori che, noncuranti del rischio, continuano a ignorare le direttive regionali e nazionali in materia di prevenzione dei rischi. L’eccezionalità di questi fenomeni non è più una novità. Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio a frane e alluvioni, rientra senza dubbio la conformazione geologica e geomorfologica, ma il rischio idrogeologico è aumentato a dismisura dall’azione dell’uomo. Scelte poco attente nella pianificazione dell’uso del suolo nonché l’abusivismo edilizio nelle aree di espansione naturale dei fiumi, il disboscamento dei versanti, la mancata manutenzione dei corsi d’acqua, la cementificazione dei fiumi, hanno messo in luce la fragilità del territorio e creato condizioni di pericolo per i residenti. È ora che le amministrazioni comunali della Sicilia si assumano la responsabilità dei mancati interventi in materia di prevenzione dei rischi e si adoperino per la salvaguardia dei cittadini con opere di intervento sul territorio.