Gli enti del terzo settore di rilevanza nazionale con rappresentanza a Piazza Armerina, Legambiente, Italia Nostra con Giuseppe Maria Anzaldi, Club per l’UNESCO con Anna Maria Di Rosa, Gruppi archeologici d’Italia con Roberto Scollo e F.A.I. con Luca Vitali, scrivono all’arch. Liborio Calascibetta, direttore del Parco Archeologico di Morgantina e della Villa del Casale, rivendicano il loro ruolo di “portatori di interesse” e di soggetti attivi e propositivi per il territorio, e chiedono l’immediata attuazione del Piano di gestione UNESCO della Villa del Casale tramite, in particolare, l’istituzione della Conferenza degli Stakeholder.
Paola
Di Vita, presidente del circolo piazzese di Legambiente e responsabile
regionale per i beni culturali, dichiara:
“il
piano di gestione è un documento obbligatorio per il mantenimento del
riconoscimento UNESCO e la sua redazione deve essere il risultato di un
processo partecipato. Il 6 dicembre 2022, in occasione del 25esimo anniversario
del riconoscimento UNESCO della Villa, il piano è stato presentato. Ad oggi,
non risulta essere disponibile sul sito internet della Villa ma, cosa ancor più
grave, non si può dire che sia il risultato di un vero processo di
partecipazione. A onor del vero è giusto dire che, ad inizio 2020, la società
civile è stata chiamata a formulare osservazioni e proposte su un documento che
era presentato come bozza del piano di gestione ma che in effetti non era altro
che un abstract seriale valevole sia per la Villa che per le 8 città del Val di
Noto che per Siracusa e Pantalica. La redazione del nostro piano di gestione faceva
parte, infatti, di un unico progetto che comprendeva anche questi altri 2 siti
UNESCO. Ma l’insorgere della pandemia ha bruscamente interrotto questo processo
partecipativo in nuce che si è tradotto, quindi, in una mera proposizione di
documenti cui non sono seguiti tavoli tematici di confronto. Nonostante ciò, e
le numerose richieste di confronto avanzate da Legambiente Sicilia, i redattori
del piano, Civita Sicilia, sono andati avanti e hanno dato alle stampe i 3
piani di gestione. A Piazza Armerina siamo reduci da un’esperienza
assolutamente negativa in fatto di piano di gestione perché il precedente,
redatto nel 2012, non è mai stato attuato nonostante le numerose
sollecitazioni. Ed è anche per questo che esprimiamo la forte preoccupazione
che, anche questo aggiornamento datato 2020, possa seguire la stessa sorte e
rimanere solo un documento nel cassetto, buono per l’UNESCO ma non per il
territorio. Ma la Villa del Casale è
patrimonio dell’umanità, quindi non è solo cosa di proprietà dei suoi vertici
di governance, e infatti l’UNESCO a proposito
dell’obbligo di un management plan fa riferimento a “appropriato piano di gestione o un altro documentato sistema di
gestione che dovrebbe specificare come il valore universale eccezionale del
sito sarà mantenuto, possibilmente attraverso processi partecipativi”. E tutto ciò risulta in linea con gli
enunciati della Convenzione di Faro che promuove una più ampia comprensione del
patrimonio e delle sue relazioni con le comunità e la società e incoraggia i
cittadini a riconoscere l’importanza di oggetti e siti del patrimonio culturale
attraverso i significati e i valori che questi elementi rappresentano per loro,
ma anche con il principio di “co-programmazione e co-progettazione”
che individua e stabilisce modalità di
relazione tra Enti pubblici e Terzo settore ispirate al principio di
collaborazione, oggi ampiamente applicato in Italia, anche alla luce del vigente
Codice del Terzo Settore. Il piano di gestione oggi è una realtà e
prevede esplicitamente il coinvolgimento del territorio ed è per questo che
abbiamo chiesto al direttore Calascibetta di mettere in atto i meccanismi
partecipativi previsti dallo stesso. Che sia una Conferenza, un Osservatorio,
un Forum o altra denominazione che si voglia individuare e che dovrebbe
comunque esistere a prescindere dal piano di gestione. La società civile di
questa città ha avuto un ruolo importante e determinante nel processo di
costruzione del parco archeologico, probabilmente più della politica, e oggi,
come sempre, è pronta e disponibile a interpretare il proprio ruolo propositivo
con l’unico scopo di difesa del bene comune. Non è possibile pensare un parco
archeologico fossilizzato in un castello di vetro che non dialoga con il
territorio. Ci auguriamo pertanto che il direttore Calascibetta scelga di
intraprendere un nuovo corso nella gestione della Villa, prima che del Parco,
nel rispetto di quando detto sopra, perché solamente azioni concertate e
condivise contribuiranno a far crescere, in questo territorio, quello spirito
di appartenenza e di consapevolezza che fanno di un bene culturale un sito
patrimonio dell’umanità”.
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