lunedì 5 dicembre 2011

Manovra e ambiente. Legambiente: “Bene la conferma del 55%, ma la montagna ha partorito un topolino. Si poteva fare di più”

“Da un governo di tecnici ci saremmo aspettati molto più spirito e capacità di innovazione e invece è come se la montagna avesse partorito un topolino”.
Così presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, commenta la manovra del Governo in merito alle misure prese in campo ambientale.

“Alcune buone cose ci sono – prosegue Cogliati Dezza – come il mantenimento degli incentivi per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, il trasferimento di fondi alle Regioni per il trasporto ferroviario dei pendolari e più tasse sulle auto di grossa cilindrata, ma niente di veramente innovativo. Anzi, se non fosse stato per il ministro Clini, probabilmente anche l’incentivo del 55% sarebbe stato cancellato. Ma soprattutto in questa manovra non c’è nulla per fare della risposta alla crisi climatica l'asse dell'innovazione, per fare della green economy il volano e il traino per recuperare occupazione e rilanciare il sistema produttivo italiano nell'economia globale”.

Uscire dalla crisi è possibile attraverso una ‘ricetta verde’, già presentata da Legambiente nel corso del suo IX congresso nazionale, con una serie di misure per recuperare oltre 21 miliardi di euro, incentivando la sostenibilità ambientale e disincentivando le pratiche più inquinanti, realizzando allo stesso tempo una conversione ecologica di alcuni settori.
Tra le proposte dell’associazione, l’aumento dei canoni di concessione per il prelievo di materiali edili dalle cave e per quello di acque minerali, che avrebbe fruttato quasi 350 milioni di euro e avrebbe incentivato il recupero di materiali edili e l’ammodernamento impiantistico del servizio idrico integrato. E ancora, una maggiore tassazione per lo smaltimento dei rifiuti in discarica avrebbe fatto entrare nelle casse delle Regioni circa 750 milioni di euro da reinvestire in politiche di prevenzione e riciclaggio. Ma soprattutto il taglio di costi di grandi opere infrastrutturali, non necessarie, come il ponte sullo Stretto di Messina e le nuove autostrade nella pianura padana, avrebbe sottratto una spesa di 12.730 milioni di euro. Da bandire, per Legambiente, anche i 400 milioni di euro annui d’incentivi al trasporto su gomma e le spese miliari per nuovi programmi d'arma: cancellando i finanziamenti per cacciabombardieri (spesa complessiva di circa 16 miliardi di euro), sommergibili, radar e corsi sulle forze armate si potrebbero recuperare, nel 2012, ben 791,5 milioni di euro. Infine, secondo Legambiente si sarebbe potuto intervenire sulle spese per i ritardi accumulati e per far fronte alle emergenze. Colmare il ritardo nell'attuazione degli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto, ad esempio, avrebbe permesso di risparmiare circa 800 milioni di euro mentre realizzare un piano di messa in sicurezza del territorio per mitigare il rischio idrogeologico avrebbe consentito di risparmiare i circa 875mila euro che spendiamo ogni giorno solo per far fronte ai danni provocati da frane e alluvioni. Insieme a queste proposte Legambiente ha elencato anche una serie di voci, dove si poteva intervenire per coadiuvare questi risparmi: arrestare il consumo di suolo per facilitare la mitigazione del dissesto idrogeologico e la valorizzazione del paesaggio, combattere l'illegalità ambientale, che si stima fatturi circa 20 miliardi di euro l’anno.
“Insomma – ha concluso Cogliati Dezza – in questa manovra non ci sono misure strutturali per invertire la rotta e spostare il prelievo fiscale sulle risorse ambientali, nessun intervento sul precariato, sulla scuola e la ricerca. Niente che parli al futuro. Anche questa volta si è persa l’occasione di guardare all’ambiente come un volano di sviluppo”.

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