Abusivismo. Legambiente: “In forza di una giurisprudenza
della Consulta, della Cassazione Penale
e del Consiglio di Stato, di segno opposto rispetto alle conclusioni a cui
perviene il CGA, impugneremo in ogni sede qualunque atto dovesse maturare in
coerenza con il parere del Consiglio. Sostegno a ogni iniziativa, come quella
del presidente della IV Commissione Trizzino, volta a chiarire – anche in sede legislativa - che la Sicilia non è la
repubblica delle banane e che gli abusivi
siciliani non hanno maggiori tutele rispetto a quelli di qualunque altra
regione d’Italia”.
L’attivismo di alcune Procure
siciliane che hanno diffidato nell’ultimo anno e mezzo le amministrazioni comunali perché applicassero
la legge, con l’acquisizione e la demolizione
degli abusi non sanati, ha prodotto il disorientamento e la resistenza di chi
aveva trovato finora tutti gli alibi possibili per evitare un atto obbligatorio
ma che veniva considerato impopolare.
“Da qualche mese a
questa parte – dice Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia
- si sono potuti apprezzare i primi positivi effetti con demolizioni importanti
come quella di Scala dei Turchi, ma non sono mancate reazioni di senso
contrario”.
Solo per fare qualche esempio si può ricordare: il governo Lombardo
che tentò di bloccare le demolizioni ordinate dal sindaco di Marsala - si
arrivò al paradosso di chiedere la VAS per l’attività di ripristino ambientale
(mentre gli stessi uffici concedevano la deroga a questo obbligo per i piani
più impattanti) -, il sindaco di Licata che voleva vendere le case agli abusivi
per regolarizzare la loro posizione, l’ANCI che ha recentemente inviato
un’accorata lettera al governo Crocetta con la quale si chiede di concordare
una soluzione.
“In questo quadro un
po’ paradossale – continua Fontana - in
cui diverse istituzioni si scontrano sull’applicazione di una norma
dall’importante rilievo penale oltre che amministrativo, si inserisce
inevitabilmente anche la riapertura del dibattito circa l’ammissibilità
all’ultimo condono degli immobili ricadenti in aree di “vincolo relativo” a
seguito di un parere del CGA. Si tratta di una circostanza che desta molte
perplessità, ma soprattutto una domanda. Come mai questa lettura secondo la
quale il recepimento della sanatoria edilizia 2003 sarebbe avvenuto solo
parzialmente – escludendo i limiti imposti dalla norma nazionale – arriva a ben
undici anni di distanza dall’approvazione della norma? Eppure sono stati anni
in cui il contenzioso sul tema è stato sostenuto: più regioni hanno adito la
Corte Costituzionale e anche in Sicilia non sono certamente mancati i ricorsi
degli abusivi che si vedevano rigettate le istanze di sanatoria ai sensi del
comma 27 dell’art.32 della L.326/2003 che li escludeva esplicitamente”.
Il fatto che
l’interpretazione più restrittiva della norma abbia retto a qualunque verifica,
ha provocato in questi anni i reiterati tentativi di riaprire il condono
motivati dall’asserzione che escludere gli abusivi che ricadevano in zone di
“vincolo relativo” fosse discriminatorio rispetto agli altri abusivi. Ben
ventuno tentativi andati a vuoto non per un caso, ma grazie alla sempre
maggiore consapevolezza di quanto incalcolabili siano i danni prodotti al
nostro Paese dall’abusivismo e al rafforzarsi di una giurisprudenza che ha
ribadito sempre più decisamente il dettato dell’art.9 della Costituzione che
impone a tutti gli organi dello stato la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico della Nazione. Ed è proprio a partire dall’elusione di
questo principio fondamentale della Costituzione che non appare condivisibile
il parere del CGA. Non minori dubbi suscita il mancato riconoscimento della
L.326/2003 quale legge di grande riforma economico sociale, ma soprattutto la
constatazione che la diversa interpretazione andrebbe a incidere sulla
punibilità penale del reato. Ci si potrebbe trovare nella paradossale
situazione di un immobile sanato in via amministrativa per cui, però, la
demolizione verrebbe imposta ugualmente da una sentenza penale di condanna.
“Per questi e per altri
profili – continua Fontana - ma soprattutto in forza di una giurisprudenza
della Consulta, della Cassazione Penale
e del Consiglio di Stato, di segno opposto rispetto alle conclusioni a cui
perviene il CGA, impugneremo in ogni sede qualunque atto dovesse maturare in
coerenza con il parere del Consiglio. Contestualmente facciamo appello alle
Procure perché incentivino ulteriormente il loro impegno nel fare rispettare anche in Sicilia
la legge che si applica in tutto il resto d’Italia. Ai partiti presenti all’ARS –
conclude - chiediamo invece un sussulto d’amore per il nostro territorio e, in applicazione dell’art.9 della
Costituzione, il sostegno a ogni iniziativa come quella del presidente della IV
Commissione Trizzino volta a chiarire – anche in sede legislativa - che la Sicilia non è la
repubblica delle banane e che gli abusivi siciliani non hanno maggiori tutele rispetto a
quelli di qualunque altra regione d’Italia”.
Palermo 10 febbraio 2014
L’Ufficio stampa Teresa Campagna 338 2116468
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