lunedì 1 dicembre 2008

Il commissario dello Stato impugna la legge sulla cave in Sicilia

“Esprimiamo grande soddisfazione – questo il commento di Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, alla notizia che il commissario dello Stato ha impugnato la legge sulle cave in Sicilia – Non avevamo dubbi che la legge fosse incostituzionale Quello di oggi rappresenta un risultato importante di cui rivendichiamo la vittoria. E’ stata proprio Legambiente Sicilia, subito dopo l’approvazione da parte dell’Ars del ddl, a sollevare delle osservazioni al commissario dello Stato”.
“La Legge, infatti, sottraendo l'esercizio dell'attività estrattiva alla procedura VIA prevista dalla Direttiva Europea ed anche al principio di precauzione in materia ambientale – spiega Salvatore Granata, direttore di Legambiente Sicilia - avrebbe comportato una deroga alle norme comunitarie e violato le norme di tutela del paesaggio – Inoltre avrebbe avuto effetti scardinanti e devastanti per il territorio consentendo l'attività estrattiva in regime di proroga legale anche in aree SIC e ZPS, cioè in un sistema non ancora colpevolmente entrato a regime ordinario”.

Secondo il dossier di Legambiente sulle cave in Italia, la Sicilia ha attualmente 580 cave attive e si posiziona al terzo posto tra le regioni italiane per numero di cave. L’isola è invece al primo posto per quantitativo di materiale estratto, pari ad oltre 113 milioni di metri cubi. La provincia che estrae più di tutti è Palermo con oltre 57 milioni di metri cubi.

Per non parlare dei canoni annui che i gestori versano per la concessione ottenuta.
Nella stragrande maggioranza delle Regioni italiane i canoni variano a seconda del materiale estratto e vanno dai 0,10 ai 3,33 euro a metro cubo. In Sicilia bucare una montagna è gratis.
In Sicilia, si opera in modo da “spingere” addirittura il settore con crediti agevolati in favore degli operatori del settore dei materiali lapidei di pregio. I mutui agevolati hanno durata massima di quindici anni con un tasso di interesse del 5% comprensivo di ogni onere e spesa, i finanziamenti sono concessi in una misura compresa tra il 40% e il 50% della quota di investimento globale.

Ma l’aspetto più inquietante riguarda il controllo di Cosa Nostra sul ciclo del cemento che parte proprio dalle cave. I numerosi e recenti sequestri di cave confermano questo sistema criminale. Tanto che i procuratori della Direzione Nazionale Antimafia nella loro relazione annuale scrivevano che “è davvero disarmante la scarsa sensibilità finora dimostrata dal legislatore nazionale e regionale in materia di cave” per quanto riguarda la prevenzione del rischio mafioso, poiché proprio la “fornitura di materiali inerti, estratti dalle cave, costituisce una delle fasi a maggior rischio di penetrazione mafiosa nel sistema dei pubblici appalti”.

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