Legambiente Sicilia: una campagna elettorale dove i contenuti hanno avuto poco spazio a dimostrazione, purtroppo, della distanza siderale tra la politica e i cittadini che invece acquisiscono sempre maggiore consapevolezza e sensibilità sui temi legati all'ambiente, senza avere adeguate risposte.
Un solo candidato alla Presidenza della Regione siciliana, Giovanna Marano, ha risposto al documento che Legambiente Sicilia ha sottoposto a tutti i candidati. Questo la dice lunga sull'attenzione che è stata posta alle politiche
che riguardano territorio ed ambiente.
Di seguito il testo inviatoci:
Ecco le domande di Legambiente e le nostre risposte.
Ai candidati alla Presidenza della Regione siciliana
Il dibattito internazionale sul riscaldamento del clima, le assise e i protocolli internazionali volti alla riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e allo sviluppo della produzione energetica rinnovabile dimostrano quanto la questione ambientale sia diventata centrale nel nuovo mil...lennio. Oggi, la politica e l’economia sono costretti a riconoscerlo sotto la spinta della crescente attenzione delle pubbliche opinioni, sempre più coscienti che vivere in un ambiente sano sia un diritto e non un lusso.
Questa consapevolezza ha avuto nel nostro paese una indiscutibile consacrazione con la schiacciante vittoria dei referendum contro la privatizzazione dell’acqua e contro lo sviluppo di una nuova strategia energetica nucleare. Molte delle politiche ambientali sono in Italia demandate alle regioni e per questa ragione riteniamo doveroso dare un contributo concreto alla campagna elettorale per l’elezione del nuovo presidente della regione siciliana proponendo ai candidati alcune questioni dirimenti per valutare i diversi progetti di governo.
Il documento non ha la pretesa di esser esaustivo perché abbiamo preferito fare uno sforzo di sintesi
Acqua e Referendum:- Vi adeguerete all’esito del referendum, obbligo peraltro ribadito da una recente sentenza della Corte Costituzionale? Eventualmente, entro quante settimane proporrete la modifica della normativa regionale?- Nella considerazione che troppo tempo si è finora perso per risolvere il problema della carenza idrica in Sicilia, vi chiediamo quali azioni volete mettere in atto per: ridurre le perdite di rete e i fenomeni di inquinamento delle acque da destinare al consumo umano, stimolare i cittadini a un utilizzo corretto dell'acqua potabile, spingere le amministrazioni locali ad adeguare i regolamenti edilizi ai principi dell’efficienza?.
“Nel nostro programma di governo abbiamo messo nero su bianco che la volontà espressa dai cittadini con il referendum, fino ad oggi rimasta vergognosamente inascoltata, va assolutamente rispettata. Subito. Adotteremo, nei primi cento giorni di governo, il disegno di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico e della società Siciliacque, che oggi funge da venditore di ultima istanza con costi aggiuntivi per l’utenza assolutamente ingiustificati. Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili e costituiscono una risorsa che va salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà.
Pensiamo anche a promuovere Patti per i fiumi, che prevedano la regolamentazione delle possibilità di utilizzo e la programmazione di interventi a tutela e salvaguardia dei corsi d'acqua siciliani, condivisi tra Regione, EE.LL. ed associazioni ambientaliste.
In Sicilia l’acqua, già non abbondante a causa delle condizioni meteoclimatiche, fino ad ora è stata soggetta a una gestione poco razionale, che non concilia caratteristiche di qualità e quantità con gli usi e i consumi per i quali le acque sono destinate. Si sono sommate, da un lato, le carenze gestionali e infrastrutturali nell’adduzione e distribuzione (le perdite elevate riducono notevolmente la quantità disponibile) e, dall’altro, le carenze dei sistemi fognari e depurativi (che ne riducono ulteriormente la quantità a causa dell’inquinamento delle falde e dei corsi d’acqua). Gravi sono ancora le dispersioni di acqua potabile nelle reti comunali: oltre il 35%. Per affrontare tutti questi problemi serviranno interventi specifici.
Gli attuali enti consortili, in capo a gestioni commissariali, costano oltre 100 milioni di euro ogni anno, l’80% dei quali destinati al pagamento degli stipendi. I debiti accumulati superano i 70 milioni di euro. Vogliamo approvare una legge di riordino dell’intero governo delle acque che superi l’organizzazione elefantiaca e clientelare nella gestione delle strutture consortili. Occorre una riforma radicale che proceda a investimenti mirati per una moderna distribuzione delle acque, riduca sprechi e proceda all’accorpamento delle strutture di macroaree pianificando l’utilizzo dell’attuale personale. Affermare il principio del pagamento dei servizi in rapporto ai benefici ricevuti, puntando a un sistema agricolo moderno che elimini sistemi di distribuzione a scorrimento su terra battuta ancora esistenti, fonti di sprechi e di inefficienza del sistema. Utilizzare i Fondi comunitari per migliorare l’efficienza della rete di distribuzione irrigua, anche per mezzo di informatizzazione della rete stessa. Le amministrazioni locali dovranno essere adeguatamente stimolate uso corretto ed efficace delle acque e del suolo, sostenibile dal punto di vista ambientale, in grado di contrastare il dissesto idrogeologico e di contribuire allo sviluppo, anche modificando regolamenti urbanistici”.
Economia:
Spesso viene confusa la green economy con la produzione di energia da fonte rinnovabile che, pur essendo parte importante dell’economia verde, ne rappresenta solo un settore.
Per green economy s’intende un vero e proprio cambiamento di paradigma, un nuovo modo di produrre beni e servizi tenendo conto degli effetti non solo in termini di sostenibilità ambientale ma anche sociale ed economica. Questa nuova economia che in Italia interessa circa il 27% delle imprese (il 20% in Sicilia), in ogni settore, dal manifatturiero all’energetico, passando per l’agricolo, è stata capace non solo di resistere bene alla crisi ma addirittura di espandersi sia nel mercato interno che in quello estero.- Ritenete che la green economy, e cioè una radicale modifica della cultura della produzione, sia la migliore risposta per uscire dall’attuale crisi economica?- In Sicilia i due settori più sviluppati della green economy sono quello energetico e quello agricolo, su quali scelte concrete impernierete le vostre politiche? Quali saranno le principali misure dei prossimi PSR e Piano energetico regionale?
Per esempio:
Sceglierete di sostenere la multifunzionalità delle imprese agricole in materia di manutenzione e conservazione del territorio come avviene da tempo in Francia e Gran Bretagna. Vincolerete i sostegni del PSR ad interventi concreti di prevenzione antincendio, difesa idrogeologica, conservazione della biodiversità, ecc..?Supererete gli approcci all’energia rinnovabile degli ultimi due governi (Cuffaro e Lombardo), entrambi sbagliati e dannosi, partendo da quanto prevedono le linee guida nazionali, e cioè l’individuazione delle aree non idonee, a maggiore garanzia sia degli interessi delle comunità locali che delle imprese?- Anche in considerazione del fatto che dopo la crisi ambientale dell’ILVA esplosa a Taranto nulla resterà immutato nelle politiche industriali del nostro Paese, quali scelte v’impegnate a sostenere per imporre la riqualificazione ecologica della produzione nei poli industriali siciliani come è avvenuto per quelli francesi e tedeschi?
Per esempio:Imporrete limiti alle emissioni più rigidi come avviene da anni in Puglia, per spingere le imprese ad accelerare il processo di riqualificazione?Vieterete l’uso dei combustibili maggiormente inquinanti (carbone e petcooke)?
“Riteniamo che la Green economy sia non solo la migliore, ma l'unica vera opportunità di sviluppo per la Sicilia. Per troppo tempo l'economia di questa isola è stata basata sul petrolio ed una radicale modifica della cultura della produzione è ormai improcrastinabile.
Fino ad oggi, la Sicilia ha conosciuto forti investimenti privati nel campo delle energie rinnovabili, pur se orientati quasi esclusivamente verso il settore fotovoltaico ed eolico (le normativa per gli impianti fotovoltaici di medie e grandi dimensioni sono di competenza nazionale). Ma sono ben visibili nella campagna siciliana impianti eolici fermi per indisponibilità della linea a ricevere grandi quantità di energia, a cui lo Stato versa ugualmente gli incentivi ad una produzione che non esiste. E' necessario che questa energia non vada più sprecata.
Al governo nazionale intendiamo chiedere un impegno per realizzare in Sicilia, nel breve termine, impianti ad energia solare di medie dimensioni, compatibili con l’agricoltura e paesaggio. Pensiamo di sostenere la tecnologia del solare termodinamico, valorizzando terreni non altrimenti utilizzabili, rivedendo il sistema degli incentivi e prevedendo strumenti di supporto alle imprese e agli investitori. Bisogna puntare inequivocabilmente su una filiera locale che parta dalla ricerca e dello sviluppo nel settore delle energie rinnovabili fino all'installazione e alla manutenzione dei parchi energetici, cosa fino ad oggi mai attivata.
Occorre, poi, puntare su impianti a biomassa legnosa o legno cellulosica, cioè impianti che a partire dal legno di potatura e dagli scarti di falegnameria producono calore e pertanto energia elettrica. Il principale problema su questo versante riguarda il reperimento delle materie prime: la Regione deve incoraggiare la raccolta degli scarti, anche tramite consorzi volontari degli agricoltori.
Vanno garantite agevolazioni fiscali, regionali e locali, per coloro che realizzano piccoli impianti fotovoltaici e per la diffusione del mini-eolico, in modo particolare nelle imprese. Inoltre, si deve Prevedere un meccanismo premiale nei trasferimenti regionali per gli EE.LL. che utilizzano impianti fotovoltaici negli edifici pubblici.
La crisi ambientale esplosa violentemente all'Ilva di Taranto deve essere di esempio per tutti. In Sicilia ci sono troppe cose che bruciano sopra le nostre teste. Abbiamo quattro raffinerie, autorizzazioni per due rigassificatori, due metanodotti che passano sotto la nostra isola e varie altre industrie con una pesante ricaduta ambientale. La riqualificazione ambientale di questi siti deve essere una priorità. Servono investimenti per la sicurezza ed il miglioramento della produzione. Il governo regionale deve sollecitare tutto ciò. Non basta pretendere che le industrie paghino le tasse qui, serve anche che restituiscano investimenti attivi sul territorio. Imporre limiti alle emissioni ed introdurre il divieto all'uso di combustibili maggiormente inquinanti sono misure applicabili”.
Conservazione della natura:
Ancora oggi la politica siciliana pare considerare la conservazione della biodiversità una sorta di capriccio, un vezzo intellettuale che male si sposa con le esigenze dello sviluppo. A dimostrazione di ciò basterebbe fare due esempi: dalla loro istituzione (in media 15 anni) è stata costantemente erosa la limitata disponibilità economica delle 75 riserve naturali; la gestione dei quattro parchi regionali negli anni ha assunto sempre più connotati clientelari che li hanno fatti percepire come carrozzoni inutili e spreconi.
Senza volere in questo contesto entrare nel merito scientifico dell’importanza della conservazione della biodiversità quale unica condizione per la sopravvivenza dell’uomo, sottolineiamo invece come in altre regioni i parchi e le riserve naturali siano diventati uno strumento per lo sviluppo di comunità fisicamente marginali, ma che proprio nella valorizzazione dell’alta naturalità garantita da questa marginalità hanno trovato il modo per frenare lo spopolamento e l’abbandono delle attività economiche tradizionali.
- Quali scelte opererete per costruire una vera politica di conservazione della natura intesa quale precondizione per lo sviluppo economico della Sicilia? Per esempio:• Adeguerete la legge siciliana alla legge quadro nazionale (394/1991) in particolare in ordine alla costituzione degli organi?• Sosterrete convintamene l’istituzione dei quattro parchi nazionali previsti in Sicilia e osteggiati da interessi particolaristici?• Entro quante settimane proporrete l’istituzione del sesto parco regionale, quello dei Peloritani?• Entro quante settimane nominerete i presidenti di tutti i parchi regionali visto che per ragioni clientelari negli ultimi anni sono stati tutti commissariati?Una riflessione ulteriore va riservata al tema della caccia. Da molti anni ormai le associazioni ambientaliste vedono accolti regolarmente i ricorsi presentati contro il calendario venatorio. Ciò perché anche in questo ambito le scelte degli ultimi governi sono state condizionate da una logica clientelare che ha assecondato le pretese di una minoranza delle associazioni venatorie con forzature del tutto illegittime regolarmente censurate dai TAR.- Ritenete di dover modificare questo andazzo sottoponendo il piano e il calendario faunistico venatorio alle valutazioni di sostenibilità e alle norme dei piani di gestione di SIC e ZPS?
“La Sicilia ha un patrimonio naturalistico notevole: quattro parchi naturali regionali (Etna, Alcantara, Madonie, Nebrodi) per circa 190 mila ettari; sei aree marine protette nazionali (Egadi, Pelagie, Plemmirio, Capo Gallo, Ustica, Ciclopi) per quasi 80 mila ettari; oltre a circa cento riserve naturali regionali. Un patrimonio soffocato da un’idea di “sviluppo” inaccettabile: il degrado opulento del sovraffollamento, l’inquinamento del mare, un paesaggio spesso deturpato, frane e incendi ricorrenti, addensamento criminale, servizi carenti se non assenti. Ma, soprattutto, politiche di gestione sbagliate che hanno legato i quattro parchi ad una amministrazione clientelare.
Noi vogliamo che la Sicilia, cuore del Mediterraneo, diventi un autentico sistema di parchi, di terra e di mare. E i parchi e le riserve possono diventare un ecosistema siciliano come un’unica grande area protetta del Mediterraneo che chiama in causa l’economia reale, il benessere della persona, la concezione dello sviluppo e del progresso, cioè un’industria della natura come patrimonio e nutrimento messo a disposizione dei cittadini.
Per questo, la regione deve promuovere un regime normativo di gestione esteso all’insieme del territorio, con il concorso della scienza e delle forze sociali, per mezzo di un sistema di vincoli e di incentivi gestito unitariamente dalle comunità locali, in modo non burocratico. Il parco come vera città non-metropolitana e come ecosistema istituzionale.
Nello specifico, vogliamo dare nei tempi più brevi possibili piena attuazione all’istituendo Parco degli Iblei ed avviare il percorso per la creazione del parco dei Peloritani. Intendiamo mettere fine immediatamente alla gestione commissariale dei parchi regionali, servita solo ad alimentare clientele politiche e non a garantire un funzionamento efficiente di queste strutture. Siamo convinti che adeguare la legge siciliana alla legge quadro nazionale sarà utile così come l'istituzione dei quattro parchi nazionali previsti in Sicilia.In merito alla stagione faunistica, il ruolo delle associazioni ambientaliste, fino ad oggi, è stato essenziale per contrastare gli interessi delle associazioni venatorie. Siamo assolutamente in sintonia con l'idea di sottoporre il piano e il calendario faunistico venatorio alle valutazioni di sostenibilità e alle norme dei piani di gestione di SIC e ZPS”.
Difesa del suolo e forestazione:
La straordinaria vulnerabilità del territorio siciliano non è stata minimamente ridotta dalle politiche forestali che pure in questi decenni hanno assorbito una grandissima quantità di risorse. Risorse che non sono servite nemmeno a preservare il patrimonio boschivo dagli incendi.- Intendete riformare profondamente le scellerate politiche del settore? Per esempio:• Intendete prevedere l’impiego degli operai per tutte le attività di spegnimento degli incendi oggi svolte solo da un piccola parte di essi?• Impegnerete gli operai prioritariamente in attività di manutenzione del territorio in zone ad alto rischio di dissesto idrogeologico piuttosto che esclusivamente nelle aree demaniali?• Cancellerete la riforma che ha unificato Azienda Foreste e Corpo forestale, mettendo insieme controllori e controllati?• Sopprimerete il Corpo forestale regionale accorpandolo con il Corpo forestale dello Stato?
"La riforma che ha unificato Azienda Foreste e Corpo forestale va sicuramente modificata, ma nell’immediato è di vitale importanza ridefinire le modalità d’impiego degli operai. La stabilizzazione dei forestali deve avvenire dentro un quadro di pubblica utilità che si richiama a due necessità: il dissesto idrogeologico e il miglioramento del patrimonio boschivo, della prevenzione antincendio. Il servizio antincendio dovrà essere separato dal servizio boschi.
I forestali possono e devono essere centrali in una strategia efficace ed efficiente di contrasto al dissesto idrogeologico del territorio. Non dimentichiamoci che per questo tipo di interventi ci sono notevoli risorse economiche, previste nei programmi europei, così come sottolineò la Commissione europea dopo il disastro di Giampilieri".
Beni Culturali e paesaggio:
Una commissione dell’UNESCO sta valutando la possibilità d’inserire anche l’Etna nella lista dei beni dell’umanità. Nonostante questa straordinaria attenzione riservata al territorio siciliano il sistema dei nostri beni culturali sta vivendo una gravissima crisi: scarsità di risorse investite, caos organizzativo, controllo rigidamente clientelare di ogni ruolo apicale.
Questo contesto ha prodotto lo stato di abbandono in cui versano molti siti archeologici e soprattutto i tanti siti UNESCO, ma anche la mancata entrata a regime della gran parte dei piani paesaggistici. Sono costati molti milioni di fondi europei e sono ancora in gran parte bloccati dagli interessi particolaristici degli speculatori edilizi e dallo scarso interesse della politica regionale.- Intendete puntare sulla tutela del paesaggio anche per riqualificare l’offerta turistica siciliana? Eventualmente, entro quanti mesi v’impegnate a completare l’approvazione di tutti i piani paesaggistici?- Intendete concretamente realizzare un parco geo-minerario regionale per valorizzare il diffuso patrimonio di archeologia industriale mineraria legata alle attività estrattive dello zolfo e del sale, come già fatto in altre regioni d'Italia?
“In Sicilia è concentrato il 10% del patrimonio culturale italiano, il 30% dei beni archeologici, il 28% dei musei del Mezzogiorno. Eppure, questo patrimonio immenso è afflitto da un lungo elenco di deficienze. Negli ultimi tre anni i siti culturali siciliani hanno perso un milione e mezzo di visitatori (da 4,5 a 3 milioni) e due milioni di incasso, da 14 a 12 milioni di euro. Le presenze si concentrano solo in 8 siti che attraggono il 75% dei visitatori, mentre gli altri 55 siti hanno visite insignificanti. Nessun museo dispone di un budget complessivo per la gestione, tutto finisce nel calderone del bilancio regionale e non esiste alcuna programmazione. Manca una legislazione regionale sui musei locali, sprovvisti di uno specifico statuto e di personale scientifico adeguato. Una politica dolosamente clientelare ha demotivato, delegittimato e, di conseguenza, dequalificato il personale tecnico-scientifico che opera in tutto il settore culturale. Nell’ultimo bilancio regionale, a fronte di 2 milioni di euro per iniziative direttamente promosse dall’assessore, non è stato previsto neppure un euro per la manutenzione di tutti i beni culturali siciliani. Allo stato dei fatti, l’assessorato regionale è un erogatore di contributi; non esercita alcun indirizzo culturale, né artistico nei vari settori; non è in grado di tutelare i propri beni, né il territorio; partecipa il meno possibile all’attuazione delle attività istituzionali degli enti di riferimento; impiega la gran parte del proprio bilancio per erogare stipendi; non incentiva l’impresa privata se non riservando a pochi eletti, in una logica clientelare, i pochi appalti che si rivelano quasi sempre inutili e sovrastimati.
Tutto questo dovrà cambiare. Priorità, nei primi 100 giorni di governo, sarà data alla discussione e all’approvazione di un nuovo modello di gestione dei Beni Culturali. Così come si intende dare immediatamente piena attuazione, in tutte le nove province siciliane, ai piani paesaggistici.
Vogliamo adottare un modello di gestione dei beni culturali improntato al project financing (applicato con successo dallo stato francese, Délégation de service pubblique). Modificare radicalmente il rapporto tra le istituzioni e le imprese private o i singoli operatori dei rispettivi settori. Utilizzare la forza lavoro e soprattutto la competenza dei dipendenti pubblici in modo da ridurre “naturalmente” la spesa istituzionale e, contestualmente, impostare con trasparenza e meritocrazia, una vera collaborazione imprenditoriale con i privati che operano a diverso titolo nei settori artistici, archeologici, teatrali, cinematografica. Realizzare la più importante e fruttuosa delle sinergie, facendo coincidere la produzione culturale locale con la valorizzazione del patrimonio artistico, connettendo la tutela di questo patrimonio con il turismo, lo spettacolo, l’arte contemporanea.
In particolare, pensiamo di:
Rendere attivi e operativi tutti e 14 i teatri antichi, creando un circuito classico estivo, da maggio a settembre. Favorire i progetti ideati e realizzati in collaborazione con compagnie o artisti che operano sul territorio. Realizzare un circuito teatrale regionale, al fine di incrementare la produzione locale e la sua diffusione nazionale. Creare un logo per ciascun museo siciliano, depositato dalla Regione e con cui caratterizzare il merchandising, con uno specifico design definito tramite concorso di giovani designer siciliani. Defiscalizzare le aliquote regionali per gli investimenti nella cultura, misura applicata sia alle imprese sia ai singoli cittadini. Piano tariffario che favorisca il fruitore di eventi culturali. Ad esempio, abbattimento del costo dei trasporti per chi si sposta per un evento culturale, realizzabile attraverso le biglietterie on line. Affitti calmierati al basso per chi apre gallerie d’arte, atelier, librerie, caffè letterari con programmazione culturale e cineforum.Wi-Fi gratuito e senza password in tutti i luoghi di aggregazione. Infrastruttura telematica. Raggiungere i luoghi privi di infrastrutture culturali attraverso il collegamento telematico nei luoghi pubblici, che permetta la fruizione in diretta di manifestazioni culturali che si svolgono anche a distanza. Finalizzare gli “investimenti” della Film Commission alla creazione di una industria cinematografica siciliana. Da una parte favorendo la produzione locale, dall’altra interpretando la collaborazione con produzioni nazionali e internazionali come l’occasione per incrementare ulteriormente l’indotto e il lavoro sul territorio. Sarà inserita nel nostro programma di governo anche la realizzazione di un parco geo-minerario con l'obiettivo di valorizzare il patrimonio di archeologia industriale legata alle attività estrattive dello zolfo e del sale”.
Pianificazione territoriale:La nostra regione è l’unica a non aver aggiornato la propria normativa urbanistica negli ultimi trentacinque anni. Non serviva perché molte modifiche estemporanee, e quindi peggiorative, sono state apportate inserendo surrettiziamente norme urbanistiche all’interno di leggi finanziarie o leggi omnibus. Come è evidente l’idea predatoria, di trasformare il territorio attraverso continue varianti, non ha certamente portato ad uno sviluppo equilibrato, ma all’abbandono della gran parte dei nostri centri storici e alla crescita di orrende periferie prive di qualsivoglia qualità. La stessa idea ha causato la devastazione di una parte importante delle nostre coste, sottraendole alla possibilità di un’offerta turistica di qualità, e ha portato l’ultimo governo a valutare incredibilmente la possibilità di accettare una proposta di concessione cinquantennale di tutto il demanio costiero per la realizzazione di una gigantesca opera di cementificazione. Tutto questo mentre, sia a livello internazionale che nazionale, è ormai maturata la convinzione che siano necessarie modifiche normative finalizzate a ridurre il consumo di suolo, per ragioni ambientali ma anche economiche.- Intendete adeguare la normativa urbanistica siciliana ai nuovi indirizzi che scaturiscono dal dibattito culturale in corso: blocco di nuovo consumo di suolo agricolo e rigenerazione urbana finalizzata al recupero dei centri storici, oltre ché all’adeguamento del patrimonio edilizio esistente ai principi dell’efficienza energetica?
“Riteniamo che la logica del consumo del territorio abbia dominato i decenni passati producendo l’arricchimento di pochi e procurando condizioni di disordine urbanistico e dissesto idrogeologico della Sicilia. I condoni, ad ogni livello istituzionale, hanno favorito l’abusivismo edilizio. Il mercato immobiliare privato è oggi in picchiata. Esistono invece moltissime cooperative edilizie che hanno già ottenuto il contributo regionale e che attendono l’assegnazione delle aree.
Nella nostra Regione vige, in questa materia, la famigerata Legge Fleres. Essa prevede che una cooperativa edilizia, finanziata dalla Regione e che abbia fatto richiesta ad un qualsiasi comune siciliano per l’assegnazione dell’area edificabile, possa trasferire la costruzione sul terreno agricolo di un comune limitrofo quando nel comune a cui è stata fatta la richiesta iniziale non abbia individuato per tempo le aree! Il risultato è che, da anni, la Legge Fleres sta producendo una costante distruzione di aree agricole, trasformandole immediatamente in aree edificabili. Il primo provvedimento urgente per far ripartire l’edilizia privata convenzionata e sovvenzionata, salvaguardando il patrimonio territoriale siciliano, è abrogare la Legge Fleres. Contestualmente i comuni siciliani ancora privi di Piano Regolatore Generale dovranno individuare – entro un mese di tempo, oltre il quale è previsto l’intervento sostitutivo della Regione – le aree destinate all’edilizia convenzionata e sovvenzionata. Tali aree verranno successivamente inserite nei rispettivi Piani Regolatori Generali dei singoli comuni. Nelle more della stesura dei Piani, verrà consentita l’assegnazione delle aree alle cooperative edilizie. Prioritario sarà l'aggiornamento dei PRG, con nuovi elaborati che prevedano la dettagliata definizione del rischio idraulico e di quello idrogeologico. Nei piani triennali delle opere pubbliche si dovranno prevedere interventi di sistemazione territoriale. Pensiamo a sgravi fiscali, regionali e locali, per la ristrutturazione di immobili privati per la riduzione del rischio sismico.
Vogliamo misure per gli EE.LL. volte alla dotazione di un parco progetti cantierabili per gli interventi di salvaguardia e messa in sicurezza dei territori e degli edifici pubblici (con un fondo di rotazione per la progettazione).
Prevediamo il finanziamento iniziale per gli interventi di sicurezza dal rischio sismico ed idrogeologico stornando gli investimenti previsti per il Ponte sullo Stretto. Il rigetto totale e definitivo di future sanatorie edilizie è ovvio. Così come deve essere bloccato il mega progetto che prevede la concessione cinquantennale del demanio costiero che nasconde soltanto un affare per chi intende cementificare ulteriormente il nostro territorio. Puntiamo al recupero dei patrimoni edilizi dismessi o abbandonati. Prima di nuova cementicazione occorre recuperare tutto quanto è stato abbandonato. E se non si trova il proprietario, esproprio e rassegnazione a chi vuole qualificare. Ogni Comune, prima di avviare varianti al P.R.G. per espansione di aree da edilizie o stesura dello stesso P.R.G. è obbligato a determinare il fabbisogno abitativo e a tenere conto, per la determinazione dello stesso, del censimento del patrimonio abitativo non utilizzato”.
Rifiuti
Pochi esempi virtuosi hanno dimostrato come anche in Sicilia, se solo la politica avesse spinto nella giusta direzione, sarebbe stato possibile organizzare una efficiente raccolta differenziata e gestire i rifiuti secondo il dettato delle normative europee e nazionali. Normative che si fondano sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul recupero di materia.
Nonostante il disastro creato dai tredici anni di gestione commissariale quasi ininterrotta, oggi la Sicilia ha un piano dei rifiuti utile per cambiare registro.- Darete applicazione a quanto prevede il piano che punta sul recupero di materia o lo metterete in discussione per riaprire il dibattito sugli inceneritori?- Darete attuazione alla riforma del sistema rifiuti approvata nel 2010 e rimasta inapplicata per oltre due anni?
“Il dibattito sui termovalorizzatori per noi è definitivamente chiuso. La soluzione alternativa c’è già ed è utilizzare i rifiuti come risorse: puntando sulla raccolta differenziata. Per rompere i meccanismi che legano il malaffare a un servizio essenziale pensiamo di abrogare il piano rifiuti di emergenza adottato da Lombardo. Intendo approvare al più presto, invece, un Piano di gestione 'ordinario', come previsto dall’articolo 9 della legge 9 del 2010, che dà questa facoltà al presidente della Regione, prerogativa di cui non si è avvalso Lombardo, che ha preferito genuflettersi ai poteri romani che hanno imposto ancora una volta la ricetta inceneritori e discariche per l’approvazione del piano d’emergenza.
Il nuovo piano avrà come obiettivo il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata in tre anni, per puntare poi alla strategia 'rifiuti zero' entro il 2020. Per fare ciò è necessario costruire, utilizzando i fondi strutturali, una rete regionale di impianti di compostaggio e selezione (circa 80 impianti) che verranno alimentati dal porta a porta, e che attiveranno la filiera industriale della raccolta/selezione/riciclo. All’interno di tale scenario si tratterà di riqualificare il personale ai nuovi servizi, ricollocarlo in nuove attività nell’ambito dei rifiuti (porta a porta) e del decoro urbano (pulizia spiagge, giardini, mercati ecc.). Infine, bisognerà far rientrare il personale degli enti locali che attualmente si trova negli ATO in posizione di comando.
Con la differenziata e la valorizzazione dei rifiuti comuni e cittadini possono e devono ottenere risparmi, favorendo la nascita di un’economia sana. Saranno aziende speciali consortili a gestire il sistema integrato dei rifiuti nel territorio di riferimento, come del resto è già previsto dalla nuova legge. Queste società saranno di proprietà dei comuni e gli utili di esercizio saranno destinati a loro”.
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