Riceviamo e pubblichiamo:
C’è qualcosa che non mi torna a proposito delle manifestazioni popolari: mi offre l’occasione quella del primo marzo contro il MUOS. Mai che i media esprimano il dubbio del perché succeda all'ultimo minuto l'unica cosa che racconteranno con dovizia di particolari.
Un fatto che ha dell'incredibile, ma sul quale nessuno sembra interrogarsi.
Come mai un corteo lungo otto chilometri (la cui testa arriva al punto di arrivo quando ancora la coda sta partendo), colorato, rumoroso, pieno di suoni, di voci, di colori, di cori ironici e commenti goliardici, in una parola un corteo PACIFICO nel quale sfilano fianco a fianco monaci buddisti, striscioni di Pax Christi, bandiere rosse e nere e bianche e arcobaleno, papa boys, boys scout, ragazzi dei centri sociali e tante altre persone di ogni sorta di associazione, mamme e famiglie no muos, i forum per l’acqua pubblica e i comitati di base, scienziati e religiosi e, ancora, gomito a gomito parlamentari e cittadini comuni… Come mai all’improvviso e solo quando sta per sciogliersi, giusto all’ultimo minuto, il corteo diventi inaspettatamente “violento” e senza che nessuno dei presenti se ne sappia spiegare il motivo? E senza che la stragrande maggioranza dei manifestanti si accorga di nulla?
Non è che è tutto preordinato e predisposto?
Non può e non deve passare l’idea di un popolo contro MUOS, mafia e guerra, un popolo che denuncia l’asservimento dei governi all’apparato affaristico-politico-militare internazionale, e allora? Allora meglio provocare un bell’incidente, proprio al termine, proprio quando i riflettori rischiano di illuminare la realtà: e allora ecco pronta la provocazione. Che sia il sasso, che sia il manganello, purché sia. E che sia una provocazione in grado di offuscare tutto il resto. E mai che si abbia pubblica cognizione di chi l’ha davvero innescata…
Consola sapere, toccare con mano, sentire la gente esprimersi, vederla partecipare, avvertire il trucco, smascherare l’inganno. Tutti solleciti nell’indignarsi per una rappresentazione della realtà lontana dalla logica oltre che dalla verità.
E c’è un’altra cosa che non mi torna. A quei passacarte delle questure che scrivono le veline con il numero dei manifestanti cinque o sei volte inferiore al reale, vorrei chiedere: ma davvero vi sembrano poche quattro o cinquemila persone? Un quarto degli abitanti di una cittadina come Niscemi? Ma lo sapete che, in proporzione, corrisponderebbe a un milione in una grande città come Roma? Ma forse lo sapete e non potete scrivere nero su bianco che oltre metà del numero degli abitanti è sceso in strada a manifestare, forse perché il dato vero farebbe tremare le vene ai polsi alle cosiddette autorità di uno stato spergiuro.
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